Medicina di genere: la scienza può fare la differenza

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Anita Fiaschetti

Perché ne stiamo parlando
Per anni la salute è stata declinata solo al maschile. Di strada per ammettere che in medicina l’approccio alla differenza di genere sia fondamentale ne è stata fatta tanta, ma non basta.

Che le donne e gli uomini non siano uguali è cosa nota. Non lo sono a livello biologico, culturale, sociale, economico e ambientale. La differenza si fa ancora più importante se consideriamo la medicina ovvero i sintomi, la diagnosi, la cura di una malattia, ma anche la prevenzione. Questo il tema dell’evento “La scienza per la differenza. La via multidisciplinare alla medicina di genere” tenutosi a Roma e promosso da Farmindustria, con il patrocinio del Ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.

Perché parlare di differenza di genere

«L’intento è quello di andare oltre il perimetro specifico delle nostre competenze, indirizzando gli obiettivi di genere all’originalità di ciascuna persona, alle differenze da considerare per conquistare uguaglianza sostanzialeha affermato Enrica Giorgetti, Direttore Generale di Farmindustria.

Un percorso inaugurato proprio dalla medicina di genere per considerare poi la crisi demografica e l’invecchiamento della popolazione, il ruolo della donna come fondamentale caregiver della famiglia, la conciliazione tra natalità, cura dei figli e carriera attraverso il nostro primario modello di welfare, fino all’infertilità maschile, frequente causa della impossibilità di avere figli. Questo evento torna al tema della prima edizione, la medicina di genere, per valutare i progressi fatti dal punto di vista della cultura scientifica e all’interno della società».

Medicina di genere e industria farmaceutica

«Nel mondo sono 1.200, secondo l’OMS, i farmaci in sviluppo clinico per le donne: 95 per patologie ginecologiche, 190 per tumore all’utero, 83 per tumore alle tube di Falloppio, 558 per tumore al seno, 251 per tumore alle ovaie, 22 per condizioni legate a gravidanza e parto».

Sono questi alcuni dei dati presentati da Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria. Un impegno quello dell’industria farmaceutica nella medicina di genere che si fa via via più crescente. «Le imprese auspicano un maggior numero di donne arruolate negli studi per ridurre il gap che oggi esiste. In Italia malgrado 9 studi clinici su 10 siano aperti sia a uomini che a donne, in alcune aree terapeutiche la presenza femminile è significativamente inferiore a quella maschile» continua Cattani.

E allora, cosa fare? «Per facilitare la partecipazione delle donne andrebbero implementati il più possibile strumenti come gli studi clinici decentralizzati che permettono di prendere parte alle sperimentazioni restando a casa, grazie a servizi come la consegna e la somministrazione del farmaco a domicilio, il telemonitoraggio da remoto dei parametri, le televisite di controllo, che riducono gli spostamenti verso i centri» ha concluso Cattani.

Verso la medicina del terzo millennio

Negli ultimi anni a migliorare la diagnosi, il trattamento, la personalizzazione della ricerca, anche nella medicina genere specifica, hanno contribuito l’intelligenza artificiale, lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione dei dati sanitari. Eppure la strada è ancora lunga, come ha affermato il Ministro della Salute Orazio Schillaci: «Assumere e consolidare una prospettiva di genere in sanità è indispensabile soprattutto per contrastare le diseguaglianze e garantire una maggiore equità e una maggiore appropriatezza nella prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.

Quando pensiamo alla medicina del terzo millennio, alla medicina personalizzata, non possiamo non tenere conto di questo panorama così complesso. Dobbiamo riconoscere le specificità biologiche, culturali, sociali e ambientali della donna e dell’uomo. È essenziale per orientare la pratica sanitaria centrata sulla persona, per rafforzare la personalizzazione delle terapie e prevedere un approccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche».

Di differenza ha parlato anche la Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella: «Il neutro non esiste. Benché negli anni sia cresciuta la consapevolezza della differenza di genere, non c’è ancora un welfare dedicato. Per questo dobbiamo darci da fare, non solo come Governo, ma come aziende, istituzioni, enti di ricerca e società civile. Perché è possibile. Lo dimostrano il numero di aziende, nell’ordine delle 6.000, che nel nostro Ministero hanno ricevuto la Certificazione della Parità di Genere».

Welfare e aziende farmaceutiche

Secondo i dati presentati da Farmindustria, il 71% delle imprese ha acquisito la Certificazione della Parità di Genere. Il 22% hanno iniziato l’iter o lo inizieranno a breve. Il 91% delle aziende ha sistemi di gestione delle risorse umane per allineare aspettative individuali con quelle organizzative. Oltre il 60% delle aziende ha attuato iniziative in tema di violenza di genere.

Per quanto riguarda il welfare e wellbeing, sono il 79% le imprese in cui è stato sottoscritto un contratto aziendale e 94% i lavoratori coperti da un contratto aziendale. Rispetto a prevenzione, natalità, famiglia e work life balance, il 91% delle aziende prevede flessibilità oraria; il 58% asili nido, rimborsi spese per istruzione e assistenza domestica; il 55% la medicina preventiva e il 47% congedi e aspettative per maternità/paternità più estesi rispetto a legge e CCNL.

Keypoints

  • In medicina la differenza di genere è importante se consideriamo i sintomi, la diagnosi, la cura di una malattia, ma anche la prevenzione
  • Assumere e consolidare una prospettiva di genere in sanità è indispensabile per contrastare le diseguaglianze e garantire una maggiore equità e una maggiore appropriatezza nella prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione
  • Nel mondo sono 1.200, secondo l’OMS, i farmaci in sviluppo clinico per le donne
  • Le imprese auspicano un maggior numero di donne arruolate negli studi per ridurre il gap che oggi esiste
  • Per facilitare la partecipazione delle donne andrebbero implementati il più possibile strumenti come gli studi clinici decentralizzati, il telemonitoraggio da remoto dei parametri, le televisite di controllo

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