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Ancora poche le donne ai vertici in sanità

Perché ne stiamo parlando
È ancora lunga la strada per la parità nel settore sanitario. Lo rivela l’Osservatorio sull’equità di genere della leadership nel settore sanitario istituito dalla Luiss Business School insieme all’associazione Leads – Donne Leader in Sanità con lo scopo di mappare la presenza delle donne nelle posizioni apicali delle organizzazioni sanitarie pubbliche e private. Nel pubblico c’è una forte sottorappresentanza femminile nelle posizioni di leadership, con un trend che porterebbe all’equa rappresentanza tra 150 anni.

Sanità: è ancora lontana l’equa-rappresentanza nelle posizioni apicali. È quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Osservatorio sull’equità di genere della leadership nel settore sanitario, frutto della collaborazione tra Luiss Business School e l’associazione Leads – Donne Leader in Sanità.

Il rapporto, presentato ieri a Roma, offre una fotografia del settore sanitario pubblico e privato (aziende farmaceutiche e aziende produttrici di dispositivi medici).

“Le donne ai vertici della sanità continuano a essere fortemente sottodimensionate, soprattutto nel pubblico” ha commentato Marina D’Artibale, condirettrice dell’Osservatorio e socia fondatrice di Leads. Infatti, chi entra, oggi, nel settore pubblico incontra 7 dirigenti uomini ogni 100 impiegati e meno di 2 donne. “C’è dunque ancora tanto lavoro da fare” ha puntualizzato D’Artibale nell’illustrare i dati.

Che cos’è il Gender Leader Index in Health

Il lavoro dell’Osservatorio ruota attorno all’indice di equa rappresentanza. Attraverso il Gender Leader Index in Health (GLIH), l’Osservatorio sull’equità di genere della leadership in sanità misura il rapporto tra la distribuzione di genere nelle posizioni apicali e la distribuzione di genere sull’occupazione totale in ambito sanitario. L’indicatore si muove in un intervallo fra 0 (nessuna rappresentanza di uno dei due generi) e 1 (totale rappresentanza di un solo genere). Se l’indicatore è inferiore a 0,5 significa che le donne sono sottorappresentate nella leadership rispetto agli uomini. Se, invece, è superiore a 0,5 le donne sono sovrarappresentate.

Il GLIH è un indicatore, dunque, che va oltre la mera ricognizione del numero delle donne leader nel settore rispetto ai colleghi uomini. Se, infatti, ci fosse il 50% di leader donna e il 50% di leader uomo, non sarebbe comunque raggiunta equità nella rappresentanza se gli occupati fossero in prevalenza donne (o una sproporzione di occupati uomini).

I dati dell’Osservatorio rilevano nel settore pubblico un indice di equità pari a 0,2, nel settore dei dispositivi medici l’indice è pari a 0,3, mentre nel farma l’indice è 0,51. Ma senza includere anche i quadri tra le posizioni di leadership l’indice si abbassa a 0,41.

Sottorappresentate le donne leader nella filiera sanitaria

Nel settore pubblico la sottorappresentanza nelle posizioni di leadership delle donne è tale, secondo i dati che emergono, che stando al trend attuale solo tra 150 anni si raggiungerebbe un’equa rappresentanza. Eppure, storicamente le donne occupate nel settore sanitario sono la maggioranza. La partecipazione nel mercato del lavoro non corrisponde però a un maggior numero di donne nei ruoli apicali. Il report evidenzia del resto significative differenze nella progressione di carriera: nel 2020 negli ospedali è affidata a una donna il 25% delle direzioni di struttura semplice e solo il 19% di quella complessa.

Un po’ meglio nel settore privato

Un miglior bilanciamento fra uomini e donne nella forza lavoro si riscontra invece nel settore privato, nel comparto farmaceutico: nel 2011 il 41,8% degli occupati erano donne, nel 2021 il 43,9%. E a livello di leadership, includendo sia quadri che dirigenti, l’indice GLIH per le aziende del farma sale da 0,50 nel 2020 a 0,51 nel 2021. Come dicevamo, però, l’indice scende a 0,41, la leadership cioè è ancora prevalentemente maschile, escludendo il livello manageriale intermedio (quadri). Le coordinatrici dell’Osservatorio hanno evidenziato in proposito che l’Indice sta comunque convergendo verso l’equa rappresentanza e potrebbe raggiungerla nei prossimi 5 anni.

La leadership è ancora maschile invece nella maggior parte delle aziende produttrici di dispositivi medici: nell’ultimo anno di rilevazione, ha ruoli di leadership il 18% degli uomini contro l’8% delle donne. Anche se nel 2021, per il primo anno, il Gender Leader Index in Healt (GLIH) si sta muovendo verso una maggiore equità nella leadership, passando da 0,29 nel 2020 a 0,30.

Alessandra Perri, Associate Dean for Faculty della Luiss Business School

“Le questioni legate alla valorizzazione della leadership femminile sono per un’istituzione come la nostra, che per missione si pone l’obiettivo di creare i leader per un mondo migliore, sono un atto di responsabilità” ha affermato Alessandra Perri, Associate Dean for Faculty della Luiss Business School, in apertura dell’incontro.

“Le diseguaglianze di genere non pesano esclusivamente sulle condizioni individuali della donna, nonché questo non sia sufficientemente grave, ma hanno un impatto negativo anche sulla performance dei sistemi produttivi e in generale del sistema paese. Per cui, la rimozione di tutti gli ostacoli alle pari opportunità è essenziale per andare nella direzione di un’economia non solo più equa ma anche più florida e più produttiva”.

E al fine di perseguire questo obiettivo, Perri ha ricordato alcune iniziative della Luiss Business School. “Il progetto GROW – Generating Real Opportunities for Women è attivo già da diversi anni nella nostra scuola e si pone come obiettivo stimolare lo sviluppo personale e professionale delle nostre studentesse, fornendo loro diversi strumenti e competenze. Abbiamo attivato inoltre anche laboratori trasversali di women empowerment che mirano a stimolare l’imprenditoria femminile”.

Patrizia Ravaioli, Presidente Leads – Donne Leader in Sanità

“Alcuni miglioramenti rispetto allo scorso anno ci sono stati” ha osservato Patrizia Ravaioli, Presidente dell’associazione Leads – Donne Leader in Sanità. “Sono migliorati i dati dell’occupazione femminile nel settore. Nel 2022 sono entrate nel sistema sanitario nazionale 46 mila donne in più, ma qui finiscono le buone notizie. Perché quando si arriva alle posizioni di leadership e dirigenza non è cambiato molto. Anche nel contesto della professione medica, dove la maggioranza dei medici è donna (53%), i responsabili di struttura complessa sono il 19% donne e sono il 25% di struttura semplice”.

E inquadrando questi dati in un contesto nazionale e internazionale, Ravaioli ha ricordato che l’Italia è peggiorata nel ranking del Global Gender Gap del World Economic Forum: passando dal 63esimo nel 2022 al 79esimo nel 2023 su 146 paesi. “Questo ci deve preoccupare, perché anche se si parla moltissimo di equità di genere, il nostro Paese ha perso qualche colpo e dobbiamo chiederci perché. Sul tema della leadership e dell’esercizio della leadership è importante sensibilizzare, fare formazione e promuovere l’autodeterminazione”.

E non bisogna sottovalutare il tema culturale, ha ribadito Ravaioli: “I padri, i maestri del nostro pensiero avevano un pregiudizio misogino molto forte. Aristotele, per esempio, diceva: l’uomo è per sua natura superiore, la donna inferiore; il primo comanda; l’altro obbedisce. Noi siamo frutto di quella cultura. C’è tanto da lavorare”.

Che cos’è l’Osservatorio sull’equità di genere della leadership nel settore sanitario

L’Osservatorio sull’equità di genere della leadership nel settore sanitario è un osservatorio permanente istituito nel 2022 che ogni anno mappa l’equità di genere nei ruoli apicali del settore sanitario. È dunque uno strumento che permette di monitorare l’andamento del fenomeno nel tempo. I dati prodotti vogliono essere uno strumento di consapevolezza a disposizione delle amministrazioni di ASL, ospedali, aziende farmaceutiche e di dispositivi, per incoraggiare a orientare azioni e strategie a favore di una maggiore parità nelle opportunità di carriera. E, attraverso un confronto tra pubblico e privato, basato sui numeri e sulle evidenze della ricerca, vuole promuovere la contaminazione di buone pratiche.

“Le buone pratiche riguardano innanzitutto la trasparenza dei dati e degli obiettivi. Altre buone pratiche raccolte riguardano il quadro normativo e istituzionale, per esempio la UNI 125 con le indicazioni sul bilancio di genere e la certificazione; le politiche per favorire l’equilibrio tra lavoro e vita familiare e proporre role model” ha puntualizzato la condirettrice dell’Osservatorio Maria Isabella Leone.

Che cos’è Leads – Donne Leader in Sanità

Leads – Donne Leader in Sanità è un’associazione che si propone di promuovere la leadership femminile nel settore della sanità e delle scienze della vita e di favorire il superamento delle disuguaglianze, in particolare perseguendo la parità di genere all’accesso ai più elevati gradi delle carriere e la presenza paritaria nelle organizzazioni pubbliche e private, cariche societarie e comitati e/o task-force.

Keypoints

  • È stata presentata a Roma la seconda edizione del Rapporto annuale dell’Osservatorio sull’equità di genere della leadership nel settore sanitario
  • L’Osservatorio è nato nel 2022 dalla partnership tra l’associazione Leads – Donne leader in sanità e la Luiss Business School
  • L’Osservatorio mappa la presenza delle donne nelle posizioni apicali delle organizzazioni pubbliche e private del settore sanitario
  • L’Osservatorio elabora il Gender Leader Index in Health, che misura il rapporto tra la distribuzione di genere nelle posizioni apicali e la distribuzione di genere sull’occupazione totale in ambito sanitario
  • Nel settore pubblico si riscontrano 7 dirigenti uomini ogni 100 impiegati e meno di 2 donne

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