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ESG Life Science Forum: Rossana Berardi, l’approccio One Health per la salute globale

Perché ne stiamo parlando
All’ESG Life Science Forum, Rossana Berardi, ordinaria di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche e direttrice della Clinica Oncologica AOU Marche, discuterà l’importanza di un approccio integrato alla salute umana, animale e ambientale e illustrerà il progetto One Healthon.

ESG Life Science Forum: Rossana Berardi, l’approccio One Health per la salute globale
Rossana Berardi, Direttrice, Clinica Oncologica AOU Marche

One Health. Una salute. Ormai è chiaro che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate. Indissolubilmente. E che lo sfruttamento degli ecosistemi, la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico stanno aumentando il rischio di zoonosi, di malattie trasmesse dagli animali a noi esseri umani. Ma non solo. L’inquinamento ambientale è un fattore di rischio per l’insorgenza dei tumori. Ne parliamo con Rossana Berardi, Direttrice della Clinica oncologica AOU Marche, ordinaria di oncologia all’Università Politecnica delle Marche e presidente di One Health Foundation, che il 29 ottobre parteciperà all’ESG Life Science Forum, in Senato, con una lecture sulla relazione tra ambiente e salute.

Favorire un approccio integrato alla salute, quindi ragionare in termini interrelati quando parliamo di salute umana, animale e ambientale, ormai è un imperativo, una lezione che abbiamo appreso con il Covid. Ma, dalla teoria alla pratica, a che punto siamo?

«Sicuramente stiamo sempre più promuovendo una cultura in questo senso. One Health ormai è un claim internazionale, riconosciuto e declinato dall’OMS, dall’Istituto Superiore di Sanità e da noi professionisti della salute. Lo stesso G7 Salute che si è da poco tenuto ad Ancona aveva tra i suoi obiettivi porre all’attenzione della delegazione ministeriale questa tematica. Oggi l’approccio One Health è al centro dei lavori di tavoli interdisciplinari, a testimonianza dei progressi compiuti per aumentare la consapevolezza e la cultura su questo argomento. Tuttavia, c’è ancora molto da fare per trasformare questo dialogo in azioni concrete e non legate soltanto a situazioni di emergenza. Servono interventi strategici e programmatici».

A proposito di azioni strategiche, quali strumenti, competenze e conoscenze servono per rendere possibile questa convergenza e favorire un approccio integrato alla salute?

«A livello nazionale, stiamo portando avanti il progetto One Healthon che ha promosso la costituzione di un forum composto da una faculty di circa 90 professionisti di diversi settori. L’obiettivo è di proporre, tra le altre iniziative, la costituzione di una task force nazionale e di reti regionali sulla One Health, per riprodurre quanto fatto in ambito oncologico senologico, dove l’approccio multidisciplinare ha migliorato le cure e aumentato l’aspettativa di vita dei pazienti. Questo è stato possibile passando da una visione centrata su un solo specialista a una visione multidisciplinare, con la costituzione delle Breast Unit, che hanno avuto un impatto positivo sui pazienti e sulle pazienti. Mettendo infatti attorno a un tavolo diversi specialisti siamo riusciti a erogare le migliori terapie possibili, con una stima di aspettativa di sopravvivenza aumentata fino al 18%.

È il momento di fare questo salto anche in ottica One Health, coinvolgendo sistematicamente attorno allo stesso tavolo medici, scienziati dell’ambiente, veterinari, agronomi, ecc.. Per questo, come One Health Foundation stiamo promuovendo la costituzione di una cabina di regia nazionale e reti regionali, in modo da identificare le priorità e poter rispondere alle diverse esigenze territoriali. Per esempio, proprio adesso alcune regioni stanno affrontando l’infezione da Dengue: un tavolo stabile potrebbe intercettare i bisogni e di conseguenza identificare tempestivamente le azioni da mettere a compimento per prevenire e gestire al meglio queste emergenze, ma non solo. La prevenzione è un elemento chiave dell’approccio One Health».

Secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’approccio One Health è strategico per raggiungere la salute globale. Proprio a proposito di prevenzione, per una buona ed efficace prevenzione in ambito oncologico non si può non prendere in considerazione l’ambiente in cui si vive.

«Sicuramente. Si pensi alla prevenzione primaria, per esempio, quindi alla riduzione o eliminazione dei fattori di rischio modificabili. Una parte di questi fattori sono legati agli stili di vita, ma sappiamo bene che gli stili di vita dipendono anche dallo status socioeconomico e dall’ambiente in cui viviamo. Sappiamo per esempio che l’inquinamento da polveri sottili è correlato a tumori ai polmoni e altre sedi, non legati al fumo di sigarette. E sappiamo che alcune attività lavorative espongono le persone ad agenti cancerogeni. Per cui l’oncologia è un settore che può rappresentare un driver e un campo di analisi e riflessione importante per mettere a terra l’approccio One Health».

Professoressa, lei è la responsabile scientifica e la coordinatrice del progetto One Healthon. Quando è nato e perchè?

«Il progetto è nato a marzo 2023, quando l’abbiamo presentato al Ministero della Salute. Inizialmente si parlava di One Health soprattutto tra i colleghi infettivologi, noi abbiamo voluto estendere questo approccio all’oncologia. Il progetto promuove l’integrazione di competenze tra professionisti della salute, scienziati dell’ambiente, veterinari, esperti in comunicazione, coinvolgendo anche testimonial del mondo dello sport e delle imprese impegnati in azioni ecosostenibili. Abbiamo avviato il progetto con una survey condotta a livello nazionale, tra associazioni di pazienti e volontariato, cittadini e giovani medici, per capire quali fossero i bisogni di salute insoddisfatti e accogliere proposte in merito a progetti a beneficio dei pazienti. Ebbene, è emerso fortemente il bisogno di poter accedere in modo gratuito e sul territorio a prestazioni di prevenzione. Per questo abbiamo portato l’ospedale fuori dall’ospedale, vicino alla casa delle persone, creando i “villaggi della salute”: abbiamo erogato così circa 6000 visite gratuite in diverse regioni. Da allora il progetto è cresciuto, fino alla costituzione del forum One Health che presenterà un documento programmatico in occasione del prossimo One Health Day».

Nel cercare di mettere a terra l’approccio One Health, nel cercare quindi un equilibrio tra salute umana e salute animale e ambientale, qual è il ruolo della ricerca scientifica e dell’innovazione in campo biomedico, penso per esempio alle biotecnologie che possono contribuire a portare terapie innovative ai pazienti ma anche ridurre il nostro impatto ambientale?

«Il ruolo della ricerca scientifica è determinante in un settore, come quello della salute, in cui l’innovazione è protagonista. E l’innovazione nel campo della salute è determinante sia in fase di prevenzione sia in quella terapeutica. Le nuove tecnologie, quali le tecniche di biologia molecolare, ma anche l’Intelligenza Artificiale, possono aiutarci in tanti modi. Con il mio gruppo, per esempio, abbiamo studiato lo stato di nutrizione dei pazienti con tumore del polmone sottoposti a immunoterapia, e abbiamo analizzato questi dati con l’AI collaborando con colleghe di ingegneria, per individuare quei sottogruppi di pazienti che possano beneficiare maggiormente di una dieta ricca di fibre, correlata a una maggiore sopravvivenza durante il trattamento. Questo è solo un esempio di come l’integrazione di diverse discipline sia fondamentale per massimizzare i benefici per i pazienti. Sviluppare dunque nuove conoscenze, nuove tecnologie sanitarie e soluzioni innovative è fondamentale per prevenire, diagnosticare, monitorare e curare. Con la consapevolezza che la salute umana, animale e dell’ecosistema in cui viviamo sono fortemente legate, interagiscono tra di loro. E per ridurre l’impatto delle malattie non trasmissibili vanno tutelate e protette tutte e tre con appositi provvedimenti. Si consideri che solo nel nostro Paese i tumori causano più di 100mila morti l’anno. Promuovere quindi abitudini salutari e migliorare la qualità dell’aria è fondamentale, così come è fondamentale la ricerca scientifica per mettere a disposizione dei pazienti nuove e mirate opportunità terapeutiche e diagnostiche».

Tutto questo però richiede risorse. E allora come si coniuga con l’ormai cronica carenza di risorse che sta mettendo sempre più a rischio la tenuta del nostro sistema sanitario universalistico?

«Per promuovere e mettere a terra l’approccio One Health servono sicuramente risorse, ma anche linee guida condivise: serve una cabina di regia nazionale e delle reti One Health regionali. Ho citato prima le Breast Unit: ebbene la rivoluzione delle Breast Unit è stata innescata dal fare un percorso diagnostico terapeutico assistenziale in un contesto interdisciplinare. Ora, lo stesso schema va pensato in un’ottica di One Health, per creare delle riflessioni comuni e delle raccomandazioni condivise, a livello locale, nazionale e internazionale.
Per fare tutto questo, per creare le necessarie interconnessioni e collaborazioni globali, servono risorse sia economiche, al fine di promuovere le opportune progettualità, sia umane. Queste ultime sono ancora più preziose e carenti in questo periodo storico. La collaborazione tra pubblico e privato allora è fondamentale: può ridurre gli sprechi e reinvestire le risorse risparmiate. Ma anche i bandi di ricerca, a livello europeo e ministeriale, dovrebbero orientarsi maggiormente verso l’approccio One Health e l’interdisciplinarità».

La partecipazione a ESG Life Science Forum è libera, previa registrazione qui.

Keypoints

  • One Health è un approccio imprescindibile per tutelare salute umana, animale e ambientale
  • Il progetto One Healthon, avviato nel 2023, ha costituito una rete tra professionisti e professioniste di diverse discipline per promuovere una cultura della salute
  • Sono necessarie una cabina di regia nazionale e reti regionali per coordinare le iniziative in un’ottica One Health
  • Rossana Berardi, direttrice della Clinica oncologica AOU Marche, docente di oncologia all’Università Politecnica delle Marche e presidente di One Health Foundation, ne discuterà il 29 ottobre all’ESG Life Science Forum

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