Il Fondo Filantropico Italiano è una Fondazione ETS che si occupa di aumentare la filantropia in Italia, attraverso il sostegno di uno staff che accompagna i donatori lungo tutte le fasi del progetto. Tra le diverse progettualità ad oggi attive, ce n’è una dedicata al finanziamento di progetti rivolti a donne che vivono condizioni di fragilità e marginalità a causa delle violenze subite. Il Fondo, chiamato Women For Women, è nato dall’idea di undici fondatrici che hanno scelto di sostenere altre donne. Simonetta Schillaci, Vicepresidente del Fondo Filantropico Italiano, ci parla in questa intervista delle attività della Fondazione e dei progetti che contraddistinguono il Fondo Women For Women.
Dott.ssa Schillaci, qual è la mission del Fondo Filantropico Italiano?
«Il Fondo Filantropico Italiano è una Fondazione ETS che nasce con una missione specifica, quella di aumentare la filantropia e far donare di più in Italia. Purtroppo, infatti, l’Italia non è il Paese generoso che ci piace immaginare, lo dicono i numeri delle donazioni e soprattutto la proporzione tra la ricchezza esistente nel nostro Paese e il numero delle donazioni. Per aumentare la filantropia in Italia siamo convinti che sia necessario semplificare le procedure e aiutare chi vuole donare a farlo in modo più semplice, più efficace e più veloce. Siamo esperti di progetti perché il nostro staff è composto da persone che lavorano da tantissimi anni nel terzo settore e che hanno sviluppato diversi progetti filantropici, accompagnando donatori sia corporate che privati. Per raggiungere questo obiettivo mettiamo a disposizione uno strumento nato negli Stati Uniti – dove è anche molto diffuso, così nel resto dell’Europa – che si chiama Donor-Advised Fund (DAF)».
Quali sono le caratteristiche del DAF e perché è uno strumento che semplifica la donazione?
«Il DAF è uno strumento che surroga la costituzione di una Fondazione propria e agisce in tutto come una Fondazione. Ha una sua identità, ad esempio in termini di nome e di logo; ha una sua governance, come anche un comitato di gestione che ne indirizza le linee strategiche. Ha una sua mission precisa e un regolamento interno ed è uno strumento estremamente flessibile perché veloce, in quanto nasce senza bisogno della procedura di costituzione del patrimonio minimo o di registrazione al RUNTS, come accade per le Fondazioni, e allo stesso modo può essere estinto altrettanto velocemente. Il DAF può essere temporaneo, nel caso una o più persone vogliano portare avanti un progetto che dura due anni, e quindi estremamente flessibile, perché può avere la durata desiderata, il patrimonio che si vuole, può avere uno o più istitutori, ed è uno strumento più economico della Fondazione perché non richiede un suo staff che ne curi le procedure. Il DAF viene infatti istituito attraverso una donazione modale, cioè una donazione vincolata a un modo, e può contare su una Fondazione superiore -nel nostro caso il Fondo Filantropico Italiano- che lavora come una Fondazione ombrello, che agisce prestando il proprio staff. Tramite strumenti come il DAF, il Fondo Filantropico Italiano ha l’obiettivo di aumentare le donazioni in Italia».
Come agisce nel concreto Il Fondo Filantropico Italiano e il suo staff?
«Oltre all’istituzione del DAF accompagniamo il donatore lungo tutto il percorso filantropico. In pratica, si presenta da noi un donatore con un’idea di progetto, che va valutata nella sua fattibilità non solo per l’istitutore, ma anche per il territorio coinvolto. Ad esempio, se un donatore vuole costruire un asilo, è necessario innanzitutto studiare il territorio di riferimento, capire quali servizi ci sono e quali sono i bisogni. Una volta accertato che questa è effettivamente un’esigenza e un bisogno sociale per quella comunità, allora si procede con la selezione delle organizzazioni di terzo settore che possono essere adatte allo scopo e che possono sviluppare il progetto, con un’attività di due diligence sulle organizzazioni che ci sembrano più adatte. Presentiamo l’analisi al donatore e implementiamo lo sviluppo del progetto con un’attività di monitoraggio e di reporting. Ecco che torniamo a quello che dicevo prima: semplifichiamo mettendo a disposizione uno strumento, il DAF, e poi seguiamo il progetto accompagnando il donatore per tutta la sua durata».
In particolare, uno dei tanti DAF istituiti dal Fondo Filantropico Italiano ha attirato la nostra attenzione: il Fondo Women for Women. Quando è nato e con quale obiettivo?
«Il Fondo Women For Women è un esempio di Fondo che nasce dalla partecipazione di più soggetti, non è istituito da un donatore singolo, ma è partecipato ed è aperto a possibili nuovi donatori. È stato istituito due anni fa da undici fondatrici, undici donne che hanno scelto di aiutare altre donne. Come prima cosa abbiamo chiesto alle donatrici quale fosse il loro obiettivo e dove volessero posizionarsi come intervento lungo la linea di un progetto di sostegno alle donne e le undici fondatrici hanno scelto di sostenere progetti di inserimento o reinserimento socio-lavorativo di donne in situazione di fragilità, in percorsi di uscita da situazioni di violenza, che sia essa fisica, economica, psicologica. Una volta scelto l’indirizzo, hanno organizzato il progetto e si sono fatte accompagnare da noi, attraverso un comitato di gestione che valuta i nuovi progetti e ne monitora l’andamento. L’obiettivo è quello di aiutare donne in condizioni di fragilità e di marginalità, in particolare a causa di una situazione di violenza subita».
Quali sono i progetti che il Fondo ha finanziato?
«Abbiamo sostenuto Lo Spazio donna di Brescia con We World, con un intervento destinato a più di 150 donne, ma anche ai loro bambini che venivano accolti nello spazio. Successivamente abbiamo assunto un impegno pluriennale verso il progetto DOTS di Fondazione Adecco – “Dots” è un acronimo che sta per Donne, Orientamento, Training e Skills – rivolto a donne che escono da una situazione (o ci si trovano ancora) di grandissima fragilità e desiderano costruirsi un futuro. Abbiamo iniziato con un primo progetto che prevedeva un numero di dieci donne da sostenere e abbiamo successivamente assunto un impegno maggiore per raggiungere un numero di beneficiarie di quaranta, con una focalizzazione in quest’ultima tranche su donne che hanno subito violenza. L’obiettivo è garantire un percorso di autonomia a donne in condizione di fragilità perché possano inserirsi socialmente e ricominciare a vivere».
Quali sono gli obiettivi per il futuro del Fondo Women for Women e del Fondo Filantropico Italiano in questo ambito?
«L’impegno delle fondatrici di Women for Women è un pluriennale e procederemo su questa linea per il futuro mantenendo l’approccio illustrato. Stiamo valutando ora un progetto rivolto a donne che subiscono molestie sul lavoro. L’obiettivo del Fondo Filantropico è un obiettivo di crescita: la mission è quella di impegnarsi affinché siano sempre di più le donatrici e i donatori del nostro Paese».