Tavolo Sanità: di che si tratta?
«Nato tre mesi fa, nasce dall’esigenza di andare più nello specifico nel momento in cui proponiamo emendamenti al governo» spiega Mancini. «Inclusione Donna raccoglie circa 60mila persone, una forza incredibile, ma ciò rende importante la categorizzazione per tipologia. La categoria, o il tavolo, sanità è una di queste. È composta da 7 associazioni dedicate al mondo della sanità che si riuniscono ciclicamente per discutere di come migliorare le normative e quali proporre affinché temi come quello di genere o del digitale possano essere regolamentati al meglio. Si è da poco istituito un comitato internazionale formato da donne con l’obiettivo di fare il punto della situazione dell’aspetto digitale in sanità, con un particolare focus sulla telemedicina. Ma il Tavolo Sanità è attivo su più fronti, come la medicina di genere, con tutte le declinazioni legate alla sperimentazione del farmaco, attualmente rivolta al maschio bianco, inglobando non solo un tema di genere ma anche di etnia. C’è anche tutta la questione delle donne STEM all’interno della sanità digitale: fra le associazioni è presente anche quella delle donne chirurghe, perché oggi la facoltà di medicina è considerata materia STEM. Relativamente a questo, le donne STEM in sanità è un tema che assume un significato profondo: le donne che fanno tecnologia sviluppando sistemi di sanità, avendo per loro natura la capacità di curare gli altri e di preoccuparsi degli altri, cercano di fare dei sistemi inclusivi veramente. Il sistema digitale pensato, analizzato e realizzato da gruppi femminili è quello più attento, inglobante. La donna che pensa e studia il sistema si mette nei panni di chi lo deve utilizzare e quindi anche la mappatura per creare l’interfaccia diventa inclusiva».
In che modo si lega il digitale con il numero di anziani in aumento?
«È uno dei più all’attenzione del mercato. La vita si è allungata, ma con essa anche la malattia. Il digitale è la salvezza. Gli anziani aumentano, incluso il numero di chi fra loro è affetto da più patologie, mentre medici e infermieri sono meno. Il problema è come far sì che la sanità pubblica monitori questo alto numero di pazienti anziani dislocati sul territorio nazionale. Il digitale aiuta perché si tratta di una piattaforma in grado di fare televisita, telemonitoraggio, teleconsulto, teleriabilitazione e tante altre tele che permettono al paziente di rimanere a casa propria. Si parla di persone non in fin di vita, ma comunque anziane, comunque malate, in grado però di gestirsi più o meno in autonomia con l’aiuto di un caregiver. Il medico, o il gruppo di medici, da remoto sono in grado di gestire un enorme bacino di pazienti in questo modo. Il loro è un monitoraggio intelligente con degli allarmi, quindi se il paziente a casa non prende il farmaco o non si misura la pressione o se ha la glicemia fuori la soglia, al computer del centro di controllo suonano gli allarmi e i medici intervengono in maniera più mirata e controllata. Il digitale riesce, con una o due persone da remoto, a monitorare mille o duemila pazienti a casa: si controlla cosa non funziona e si effettua una verifica mirata di tutti gli altri pazienti che hanno un’app sul telefono. Al centro di controllo arrivano tutte le misurazioni dei parametri vitali, quindi la pressione, l’elettrocardiogramma, la spirometria, la glicemia, la temperatura. A seconda della patologia che il paziente ha gli si chiede misurare certi parametri e, grazie all’app, arriva la notifica di quando prendere il farmaco con il relativo dosaggio».
Anziani digitalizzati?
«Dobbiamo partire con questa progettualità. Noi saremo gli anziani di domani e siamo digitali. È vero che gli anziani di oggi sono meno agevolati. Lì bisogna affidarsi a realtà di caregiver o di altre come nipote in affitto, iniziativa nata da poco. L’anziano solo può affittare il nipote o il caregiver. Si tratta di universitari che fanno il servizio civile. Vanno a casa degli anziani ad aiutarli a gestire il loro percorso clinico-sanitario con queste nuove piattaforme. D’altra parte, di fronte a una necessità il mercato reagisce con una risposta».
Le associazioni che siedono al tavolo
Al Tavolo Sanità, la cui portavoce è Carola Salvato, partecipano Donne leader in Sanità (Patrizia Ravaioli), Donne protagoniste in Sanità (Monica Calamai), Fondazione Donna a Milano (Maria Rita Gismondo), GWPR (Carola Salvato), W4Oncology (Rossana Berardi), Women in Surgery (Elisabetta Pennacchioli), WeWomEngineers (Manuela Appendino), Aisis – sistemi informativi in Sanità (Debora Angeletti).
L’Italia invecchia – i numeri
Secondo il CERGAS (Centro Ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e Sociale), nel 2019 un anziano su due era affetto da una o più patologie croniche, per un totale di circa 7 milioni di persone. Nel 2021, secondo l’Istat, su 100 anziani con più di 75 anni non autosufficienti, le RSA erano in grado di accoglierne solo il 9,6%, mentre su 100 anziani con più di 65 anni non autosufficienti, il servizio ADI (Assistenza Domiciliare con OSS) era in grado di seguirne solo il 22%. Sempre secondo i dati Istat, nel 2023 gli over 65 anni erano 14 milioni, ovvero il 24,1% della popolazione totale; gli over 80 anni oltre 4 milioni.
Rispetto al numero di anziani che aumenta, quello del personale medico è in continua decrescita: negli ultimi 20 anni, circa 180mila, tra medici e infermieri, sono ‘fuggiti’ all’estero. Nel 2023 mancavano 30 mila medici ospedalieri, 70 mila infermieri e 100 mila posti letto. Relativamente ai caregiver nel 2023, su oltre 8 milioni e mezzo di caregiver, solo 900mila lo fanno di mestiere. Di questi, la maggioranza è costituita da donne, il 60% delle quali ha lasciato il lavoro.