Iniziative a favore della parità di genere, dell’inclusione e della sostenibilità sono doverose per un’azienda: sono un segnale di responsabilità, ma hanno un riscontro anche nel business. Ne è convinta Tiziana Mele, AD di Lundbeck Italia, affiliata dell’azienda multinazionale danese che da oltre 70 anni si dedica alla salute del cervello e sviluppa terapie per i disturbi psichiatrici e neurologici.
«Ci impegniamo quotidianamente per portare innovazione tangibile nel campo delle neuroscienze, sviluppando nuove molecole e opportunità terapeutiche riconosciute dalle autorità competenti. Ma il nostro obiettivo è anche sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salute del cervello, per superare lo stigma e migliorare la vita delle persone che convivono con disturbi psichiatrici e neurologici e dei loro caregiver».
Tiziana Mele, il 29 ottobre, sarà speaker all’ESG Life Science Forum a Roma: occasione di incontro e confronto per condividere buone pratiche e analizzare i benefici che derivano dall’integrazione dei principi ESG per un ecosistema dell’innovazione nelle scienze della vita più sostenibile, equo e inclusivo.
«L’attenzione verso i principi ESG (Environmental, Social, Governance) oggi è un elemento centrale per la sostenibilità e il successo delle aziende. E in questo contesto, Lundbeck si impegna a integrare i principi ESG nella propria strategia aziendale con iniziative che spaziano dalle azioni per il clima alla promozione della salute mentale delle persone che lavorano in azienda».
Come?
«Partendo dalla policy della casa madre, quale cornice di riferimento a livello global, in Italia implementiamo numerose iniziative. Nel 2020 Lundbeck ha delineato i pilastri della propria strategia di sostenibilità, sulla base degli obiettivi ESG delle Nazioni Unite, evidenziando un impatto significativo e tangibile su almeno 7 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. L’obiettivo numero 3, “Salute e benessere”, è particolarmente rilevante per noi, poiché come azienda farmaceutica ci dedichiamo a salvaguardare e promuovere la salute del cervello. In Italia, per noi è importante anche il concetto di “One Health”, operando in un sistema con una governance ben definita, che analizza gli impatti sociali e ambientali delle nostre attività».
In tema di sostenibilità ambientale, quali sono le vostre “azioni per il clima”?
«Nel 2009, Lundbeck ha aderito al Patto Mondiale delle Nazioni Unite con obiettivi chiari: risparmiare energia e ridurre le emissioni di CO2. Questi obiettivi sono sempre stati strategici per il gruppo, che negli ultimi 15 anni ha raggiunto risultati significativi, e punta continuamente a migliorare la propria performance, ad alzare l’asticella. Già nel 2007, prima della firma dell’accordo, avevamo sviluppato una strategia per il clima, impegnandoci a minimizzare le emissioni di CO2.
E nel 2019, Lundbeck ha deciso di accelerare il proprio impegno, partecipando all’iniziativa globale “Business Ambition for 1.5°C”, che coinvolge aziende che hanno aderito agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Ci siamo quindi posti l’obiettivo di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050, con traguardi intermedi: entro il 2034, puntiamo a ridurre del 63% le emissioni derivanti dalla produzione e dalla flotta aziendale, e del 40% quelle legate alla catena del valore rispetto al 2019».
Anche la parità di genere è un tema centrale nelle pratiche ESG. E integrare politiche per la parità di genere nelle strategie ESG è non solo un obbligo etico, ma anche vantaggioso per la sostenibilità e il successo a lungo termine di qualsiasi organizzazione. Eppure c’è ancora molto da fare.
«È vero, c’è ancora tanto da fare per valorizzare di più e meglio tutti i talenti. Lundbeck Italia alla fine dello scorso anno ha ottenuto la certificazione per la parità di genere. E posso dire che la certificazione ha formalizzato le azioni che portiamo avanti da tempo, perché crediamo fermamente che il contributo dei singoli individui sia essenziale per il successo aziendale.
Se consideriamo la struttura manageriale di Lundbeck Italia, su sette direttori, cinque sono donne. E in generale, nella nostra realtà, il 53% del personale è costituito da donne, con la percentuale che aumenta nei ruoli apicali. A orientare tutto questo è l’impegno costante e la volontà di voler valorizzare le competenze, tutte, affinché ogni persona possa dare il proprio meglio, senza discriminazioni di sorta».
Qual è la vostra policy in materia di Diversity & Inclusion?
«Uno dei nostri claim per promuovere un ambiente inclusivo è “Every brain in the game”. Crediamo sia fondamentale incoraggiare il contributo e il coinvolgimento di tutti i dipendenti per massimizzare il senso di appartenenza. Per questo ci impegniamo a creare un ambiente lavorativo inclusivo, dove ciascuno possa esprimere il proprio talento. Questo è fondamentale affinché un’organizzazione possa beneficiare del contributo di ciascuno e ciascuno possa sentirsi libero di esprimersi al meglio».
Invece come si concretizza il vostro impegno sul fronte del Corporate Social Responsibility?
«Abbiamo realizzato diverse iniziative in questi anni. Dal 2019 promuoviamo il concorso “People in Mind”, nato per abbattere lo stigma sulla salute mentale e permettere ai pazienti con disturbi neurologici o psichiatrici, ai loro caregiver e ai centri specializzati, di esprimere tramite l’arte cosa significhi convivere con questi disturbi. Un progetto che ha dato origine a un circolo virtuoso, perché le migliori opere realizzate sono state battute all’asta e il ricavato usato per finanziare progetti del terzo settore a beneficio delle persone con malattie del cervello.
Partendo dal post-Covid e dalla fragilità di moltissimi ragazzi e ragazze, abbiamo inoltre collaborato con il Giffoni Film Festival per realizzare il cortometraggio “Mi vedete?”, che è disponibile su RaiPlay, e che ci ha permesso di portare nelle scuole la delicata tematica della salute mentale e della vulnerabilità. Un’altra iniziativa di responsabilità sociale è “Coloriamo i luoghi della salute mentale”, che mira a rendere più accoglienti gli spazi dedicati alla cura delle malattie mentali. Abbiamo iniziato con il “restyling” del centro di salute mentale di Viale Puglie a Milano.
Abbiamo anche organizzato la rassegna cinematografica “Cinema e Cervello”, accompagnando la proiezione di film cult su patologie inerenti il cervello con dibattiti con psichiatri, psichiatre, neurologhe e neurologi, per sensibilizzare il pubblico. E di recente, abbiamo iniziato a collaborare con il duo comico “Ale e Franz” per parlare di salute mentale oltre lo stigma a teatro, coniugando l’ironia degli attori con il sapere scientifico di esperti. Il 21 e il 22 ottobre, inoltre, saremo al teatro Parioli di Roma con una rivisitazione di Pinocchio messa in scena dal Teatro Patologico, realtà che nasce a Roma dalla collaborazione con l’Università Tor Vergata. Crediamo che il linguaggio universale dell’arte possa essere d’aiuto nell’affrontare temi complessi e contrastare lo stigma sulla salute mentale».
Ma come Lundbeck Italia avete anche promosso il progetto “CEOforLife Lundbeck Awards” per promuovere la salute mentale nei contesti lavorativi?
«Esattamente: abbiamo lanciato questa iniziativa in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale due anni fa, per promuovere buone pratiche aziendali in materia di salute mentale sui luoghi di lavoro. Dopo la pandemia, la sensibilità verso questo tema è aumentata e molte aziende stanno introducendo strumenti per tutelare la salute mentale dei dipendenti. Come azienda impegnata in questo ambito non solo non possiamo non mettere in pratica buone prassi, ma abbiamo voluto creare anche un contest affinché altre aziende che si stanno impegnando su questo fronte potessero condividere la loro esperienza. In occasione del CEOforLife Lundbeck Awards abbiamo premiato 33 aziende. Dal canto nostro, giorno dopo giorno, ci impegniamo per tutelare la salute e il benessere mentale nel luogo di lavoro. Tra le iniziative messe in campo: il counseling psicologico gratuito per i nostri dipendenti, servizi di self-coaching per gestire al meglio l’equilibrio tra vita privata e professionale, e adottiamo un modello di lavoro flessibile per conciliare meglio le esigenze personali con quelle lavorative. Ascoltiamo cioè le esigenze delle persone e sulla base dei loro bisogni programmiamo le attività in sede e da remoto».
Martedì 29 ottobre sarà a Roma, all’ESG Life Science Forum. Aspettative?
«Alte. Perché gli eventi di confronto sono fondamentali. Consentono di riflettere e condividere iniziative vincenti sviluppate in determinati contesti, e di trasferirle anche in altri. Nella consapevolezza che le aziende attente ai temi ESG tendono a essere più attrattive e altrettanto attente alle proprie risorse umane. La condivisione delle best practice è fondamentale per fare sistema».
La partecipazione a ESG Life Science Forum è libera, previa registrazione qui.