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Tiziana Musacchio: «Gli esempi contano di più di qualunque corso di leadership»

Perché ne stiamo parlando
Tiziana Musacchio, AbbVie, è una Inspiring Fifty. «In questo premio ho visto me stessa e chi con fatica e passione è riuscita a unire ambizione e volontà di mettersi a disposizione degli altri».

Tiziana Musacchio: «Gli esempi contano di più di qualunque corso di leadership»
Tiziana Musacchio, Medical Director Neuroscience, Global Medical Affairs, AbbVie

«Inspiring Fifty è per me una grande soddisfazione perché ho avuto la fortuna di avere nella mia vita persone che mi hanno ispirata, da cui ho imparato tanto, anche in termini di sana ambizione, intendendo con ciò la volontà di voler crescere, imparare e fare di più, senza mai dimenticare il rispetto degli altri e di se stessi. Ricevere questo premio ha significato essere riconosciuta tra le inspiring 50; ha rappresentato la concretezza di un valore, quello di lead by examples. La possibilità di poter restituire ciò che ho avuto in passato è per me un punto di partenza fondamentale». Sono le parole di Tiziana Musacchio, Medical Director Neuroscience, Global Medical Affairs in AbbVie, azienda biofarmaceutica globale, che Innlifes ha intervistato.

Chi sono stati i suoi esempi?

«Due in particolare: un professore che ho avuto quando sono stata negli Stati Uniti e una donna manager, una volta rientrata in Italia. Entrambi sono stati importanti perché mi hanno insegnato ad approcciare le situazioni in maniera attenta e critica. Il primo ora ha quasi 80 anni. Una volta mi disse io non posso credere in te più di quanto tu non creda in te stessa.

Ad esempio, mi chiedeva come pensavo che una certa cosa potesse essere migliorata oppure come potevo procedere con determinati risultati. Mi motivava. Il secondo esempio è stata una donna, all’epoca direttore medico di un’importante multinazionale. Aveva la capacità di accogliere e di dare la libertà di potermi esprimere. Nei momenti cruciali in cui bisognava analizzare e ragionare, c’era questo approccio di coaching grazie al quale i punti di forza venivano fuori».

Rientrando in Italia che differenze ha riscontrato?

«Avevo un’età diversa, un’esperienza diversa, con una fiducia in se stessa diversa. Al di là della seconda ispiratrice, ho visto due mondi diversi. La differenza era nell’atteggiamento culturale soprattutto perché era di vecchio stampo. La discrepanza tra le molte donne che studiano discipline STEM e le poche che poi effettivamente emergono in ruoli apicali, deriva per conto mio da una questione culturale perché sorprende ancora. C’è un gap che va colmato.

È quello che con Inspiring Fifty si cerca di fare, ovvero ispirare le ragazze a intraprendere un percorso che, per via di molti bias, si pensa non si possa fare. È questo un aspetto che va affrontato e risolto già nel momento della scelta universitaria, e lo si può fare con degli esempi, appunto».

Originaria di Matera, ha studiato Chimica e Tecnologie Farmaceutiche a Bari. Differenze tra Nord e Sud?

«Si dice che le ragazze che si dedicano a materie STEM siano più a Nord che non a Sud. Io credo che anche qui ci sia un bias. Il punto è voler provare nuove esperienze, a mettersi in discussione e alla prova. Nel complesso, credo che ci sia ancora molto da fare, anche se le cose sono certamente migliorate. Occorre un cambio generazionale, gli incarichi ai vertici sono generalmente ancora ricoperti da persone di una certa età, che hanno iniziato a rivestire questi ruoli vent’anni fa, quando la situazione era diversa».

Leadership femminile: può essere insegnata?

«Non credo. Penso sia più importante avere degli esempi. Occorre pensare a dei workshop, a degli incontri che facciano in modo di creare quella cultura per la quale, date le potenzialità, in quale direzione è meglio convogliarle. Bisogna far sì che le ragazze abbiano la consapevolezza che tutto è già nelle loro mani e che, in primo luogo, debbono partire da loro stesse. Non è una questione di corso di leadership. Anzi, mi farebbe un po’ paura perché implica la presunzione di insegnare anziché di fare in modo che le persone possano tirare fuori da loro stesse gli strumenti a mo’ di maieutica.

È un percorso non lineare. Anche io ho avuto le mie difficoltà, ho avuto i miei no, ho dovuto ricostruirmi sui miei no. Faccio mentoring da molti anni per diverse associazioni di empowerment al femminile. Finora ho avuto ragazze diverse tra loro, che lavorano in aziende diverse. L’ho chiesto io, proprio per non avere un bias nel momento in cui si condividono gli esempi. La parte più difficile è fornire una risposta che sia una domanda che porti a seguire la strada più affine ma con intelligenza».

Keypoints

  • Tiziana Musacchio è AbbVie
  • “ La possibilità di poter restituire ciò che ho avuto in passato è per me un punto di partenza fondamentale”
  • La discrepanza tra le molte donne che studiano discipline STEM e le poche che poi emergono in ruoli apicali deriva da una questione culturale perché sorprende ancora
  • Occorre un cambio generazionale

 

 

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