Lo smaltimento dei rifiuti costituisce per tutto il settore healthcare un ambito cruciale ai fini della tutela dell’ambiente. L’importanza delle pratiche connesse è, se possibile, maggiore sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo per quanto riguarda, in particolare, gli ambienti ospedalieri. Perché se si parla di sanità sostenibile, non è possibile prescindere dagli aspetti di sostenibilità ambientale.
I dispositivi contaminati da materiale biologico (garze, guanti, cannule, cateteri, mascherine) vengono in generale definiti ROT (Rifiuti Ospedalieri Trattati) e classificati come pericolosi e a rischio infettivo. Il loro smaltimento prevede, a seconda della tipologia di rifiuto, la sterilizzazione o l’incenerimento e ha un impatto sull’ambiente che varia in funzione del processo impiegato. Ad esempio, le conseguenze sono peggiori se le procedure di eliminazione si basano sull’utilizzo di fonti non rinnovabili. Le cose si complicano se sono presenti residui chimici potenzialmente pericolosi per le falde acquifere e il suolo.
In generale, inoltre, per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri è richiesta una quantità importante di acqua. Individuare processi che permettono di limitare questo consumo potrebbe portare allo sviluppo di soluzioni meno impattanti.
Curare inquina, e parecchio
La diffusione della pandemia ha inasprito la criticità, aumentando a dismisura il volume dei dispositivi utilizzati e creando non poche preoccupazioni per il loro smaltimento. Tanto che nel 2021 uno studio pubblicato da HealthCare Without Harm (HCWH), un network internazionale composto da operatori e strutture sanitarie finalizzato a diffondere la cultura di una sanità sostenibile, lanciò un allarme. Curare il mondo, si leggeva nel report, significa inquinare come più di 500 centrali a carbone. La ricerca metteva in evidenza gli aspetti critici per l’ambiente affermando che, se il settore sanitario globale fosse stata una nazione, sarebbe stato il quinto paese più inquinante della Terra. Stime che risalgono al 2019 quantificano un’impronta ecologica di 2 gigatonnellate di CO2 equivalente, cioè quanto emesso, appunto, in un anno da 514 centrali a carbone e il 4,4% dell’impronta ecologica globale.
I ROT possono danneggiare l’ambiente e la salute delle popolazioni in modi diversi. Innanzitutto, a causa delle emissioni correlate al loro corretto smaltimento. Ma anche, non dobbiamo dimenticarlo, ai rischi connessi allo smaltimento non conforme agli standard previsti. In questi casi, infatti, i rifiuti possono causare inquinamento degli ecosistemi. Senza trascurare il rischio biologico: aghi e siringhe vengono gettati in modo errato possono pungere persone o animali e trasmettere malattie, costituendo un problema significativo di salute pubblica.
La progressiva deospedalizzazione delle cure, con conseguente decentramento della sanità sul territorio e nelle case dei cittadini, impone di alzare ulteriormente i livelli di attenzione. In particolare, diventa urgente predisporre iniziative di formazione sulle procedure di smaltimento che possano arrivare al grande pubblico. Da questo punto di vista, l’NHS britannico è stato il primo servizio sanitario a darsi l’ambizioso obiettivo del net zero entro il 2045. Nel corso della COP26, altri 13 sistemi sanitari nazionali si sono impegnati fissando date per l’azzeramento netto.
Impianti per il trattamento dei rifiuti ospedalieri: come funzionano
Proprio in occasione della Giornata Mondiale del Riciclo, che si è celebrata il 18 marzo scorso, il Gruppo MultiMedica ha annunciato di aver installato, per primo in Lombardia, due impianti innovativi per il trattamento dei ROT.
Questi impianti permettono la triturazione dei ROT, riducendone significativamente il volume senza produrre emissioni nocive nell’acqua o nell’atmosfera né residui chimici e limitando il dispendio energetico e il consumo di risorse idriche. Le alte temperature sviluppate dal processo consentono la sterilizzazione del materiale trattato, che può essere eliminato come normale rifiuto urbano indifferenziato. L’acqua di condensa che si raccoglie può essere scaricata nella rete fognaria senza pericolo di contaminazione. Ad oggi, ad esempio, i due impianti installati da MultiMedica permettono di trattare rispettivamente 15 e 100 kg di rifiuti all’ora risparmiando circa 130.000 kg di emissioni di CO2 e 470.000 MJ di energia.
L’utilizzo di contenitori in plastica lavabili e quindi riutilizzabili, in sostituzione di quelli tradizionali in cartone, per lo stoccaggio e la movimentazione dei rifiuti sanitari pericolosi all’interno dell’ospedale consente di contenere meglio il rischio biologico e di ridurre il volume dei rifiuti.