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Le nuove frontiere della fertilità, tra nutraceutica e ovuli “artificiali”

Perché ne stiamo parlando
Siamo vicini a una nuova rivoluzione per la cura della fertilità. Sono infatti in via di sviluppo tecnologie che potrebbero trasformare i trattamenti, mentre sono già in uso strategie d’intervento in grado di aiutare a preservare la fertilità maschile e femminile.

Le nuove frontiere della fertilità, tra nutraceutica e ovuli “artificiali”

Nonostante l’infertilità rappresenti un problema molto diffuso, dall’invenzione rivoluzionaria della fecondazione in vitro negli anni ‘70, sono state poche le innovazioni in questo campo. Per svariati motivi: in primis, a causa dei complessi percorsi biologici difficili da modulare, poi anche per via delle restrizioni normative, legali ed etiche sulla ricerca, lo sviluppo e la commercializzazione. Tuttavia, dalla ricerca scientifica arrivano piccoli “aiuti” che possono già oggi dare una mano alle coppie che hanno difficoltà a realizzare il sogno di diventare genitori. E ci sono in vista diversi sviluppi potenzialmente rivoluzionari che potrebbero trasformare la vita di molte coppie e della società in generale. “Nel breve termine, forse 10 anni o poco più, verranno compiuti ulteriori passi avanti: protocolli di fecondazione in vitro ottimizzati, trattamenti personalizzati e migliori strumenti diagnostici”, spiega la ginecologa Maria Giuseppina Picconeri, membro del Direttivo Nazionale della Società Italiana della Riproduzione Umana e Fondatrice del NIKE Medical Center di Roma. “In questo lasso di tempo, ad esempio, saremo in grado di utilizzare questi progressi per valutare la qualità dell’ovulo, dello spermatozoo, dell’embrione e dell’utero ricevente e determinare il momento migliore per il trasferimento dell’embrione. Una migliore comprensione dell’impianto e dello sviluppo degli embrioni – continua – sosterrà anche lo sviluppo di una migliore diagnostica e lo sviluppo di nuovi farmaci per aumentare i tassi di successo della procreazione medicalmente assistita”.

Dalla nutraceutica un aiuto per preservare la fertilità

Di questi progressi ce ne è urgente bisogno. Oggi infatti si stima che ci siano più donne in età riproduttiva a soffrire di infertilità che di cancro, diabete o ipertensione. In particolare, si calcola che una coppia su otto abbia difficoltà a concepire, con oltre 100 milioni di persone nel mondo che soffrono di infertilità. “È noto che l’infertilità è strettamente correlata all’età e, in questo, l’Italia ha un primato triste: le mamme e i papà italiani sono tra i più vecchi al mondo”, sottolinea Picconeri. “Diventano cioè genitori per la prima volta in età troppo avanzata: secondo i dati Istat 32,2 anni le donne e 35,79 gli uomini. Ma a influenzare negativamente la fertilità sono anche fattori biologici, come la crescente prevalenza dell’obesità, legata a problemi di ovulazione e a una bassa conta spermatica”, aggiunge. Il desiderio di preservare quanto più possibile la fertilità di donne e uomini ha spinto ad esempio Sabrina Fiorentino, Fondatrice (insieme ad altre 3 donne) e CEO della startup pugliese Sestre, a puntare sulla nutraceutica. “Ispirati dagli ingredienti tipici della dieta mediterranea, sui quali ci sono numerosi studi scientifici che ne hanno dimostrato gli effetti benefici sulla salute, realizziamo integratori naturali che possono aiutare a preservare la fertilità”, racconta Fiorentino. “I nostri prodotti sono a base di estratti di uva, broccoli, carciofi, finocchio, pomodoro, arancia, ecc. Ogni nostro integratore viene studiato in laboratorio e autorizzato dal Ministero della Salute. Monitoriamo i loro effetti – continua – insieme a collaborazioni che abbiamo con università e ospedale”. I nutraceutici di Sestre mirano a migliorare numerose problematiche femminile: certamente la fertilità, ma anche l’endometriosi, la vulvodinia, ecc. “La nostra non è una cura per l’infertilità, ma un ‘aiuto’ a preservarla nel tempo”, spiega Fiorentino, che il 18 marzo, in occasione dell’apertura della campagna di fundraising, sarà presente all’evento Empowering the future of FemTech, organizzato da Doorway, dedicato ai temi del benessere ed empowerment femminile.

Ovuli e spermatozoi dalle cellule della pelle “riprogrammate”

Nonostante i piccoli progressi nella preservazione della fertilità, ad avere un impatto sempre maggiore è e sarà la fecondazione in vitro. Si stima che, fino ad oggi, nel mondo siano nate 8 milioni di persone concepite “in provetta”. Sfortunatamente, ad oggi i tassi di successo della fecondazione in vitro sono ancora bassi. “In media, solo il 30% circa in tutte le fasce d’età, e le percentuali di successo diminuiscono con l’età, dal 55% per le donne sotto i 35 anni a solo il 4% per quelle sopra i 43 anni”, spiega Picconeri. I trattamenti di fecondazione in vitro quindi non possono affrontare molte delle cause di infertilità legate all’età e di altro tipo. Ma nuovi progressi, si spera, miglioreranno i tassi di successo. Ci sono diversi sviluppi interessanti attualmente in fase iniziale che affrontano alcune delle principali sfide oggi aperte. “È probabile che molte di queste scoperte richiedano tempo prima di raggiungere la pratica clinica, sia a causa di ostacoli tecnici che di ostacoli normativi ed etici”, precisa Picconeri. Alcuni progressi consentiranno una fornitura illimitata e indipendente dall’età di spermatozoi e ovuli. Presto potremmo essere in grado di produrre spermatozoi e ovuli dalla pelle dei pazienti o da altre cellule somatiche (non riproduttive), riprogrammandoli in cellule staminali e poi in ovuli e spermatozoi. Questa tecnica è chiamata gametogenesi in vitro e ha già avuto successo nei topi ed è in fase di test su cellule umane in laboratorio. Sarebbe una svolta per le persone che non possono produrre ovociti o spermatozoi a causa di fattori genetici o di cure contro il cancro, o per le donne anziane. Se messa in pratica, questa tecnica permetterà alle donne di diventare madri in età molto più avanzata e potrebbe consentire alle coppie dello stesso sesso di avere figli geneticamente imparentati. Diverse startup hanno iniziato a lavorare su questo fronte, ma ci sono ancora molte sfide legate al passaggio dai topi agli esseri umani, inclusa un’attenta valutazione che non vengano generate anomalie durante il processo.

La maturazione degli ovuli in vitro potrebbe consentire una fertilità “permanente”

Un’altra tecnologia che sarebbe meno controversa e potrebbe affrontare il problema del numero limitato di ovuli di una donna, è la maturazione in vitro di ovuli immaturi. “Attualmente, i pazienti ricevono un trattamento ormonale per far maturare gli ovuli, in modo che possano essere raccolti per la fecondazione in vitro”, spiega Picconeri. “Con la maturazione in vitro potrebbe essere possibile aggirare questo processo stressante e costoso. L’impatto più significativo, tuttavia, sarebbe quello di consentire una fertilità permanente effettuando una biopsia ovarica con follicoli in giovane età, congelandoli e facendoli maturare per la fecondazione in vitro in seguito”, aggiunge. Un’altra strada potrebbe essere quella dello sviluppo di ovaie artificiali per la produzione di ovociti, per i quali gruppi di ricerca hanno già pubblicato modelli preliminari negli studi sui topi, ma sono ancora lontani dall’uso negli esseri umani. La maturazione in vitro degli ovuli e le ovaie artificiali potrebbero anche affrontare l’infertilità prematura causata dai trattamenti contro il cancro. Per queste pazienti, la fertilità potrebbe essere preservata isolando i follicoli dal tessuto ovarico prima del trattamento contro il cancro. “In realtà, anche oggi la preservazione della fertilità avviene nelle pazienti oncologiche”, precisa Picconeri. “Ci sono centri, anche pubblici, che si occupano di oncofertilità con il congelamento degli ovociti e con il congelamento del parenchima ovarico”, aggiunge.

Ad oggi sono stati effettuati circa 90 trapianti di utero nel mondo

Un’altra importante popolazione di pazienti per la quale fino ad oggi non è stata trovata alcuna soluzione sono le pazienti che non hanno un utero funzionante. “Nel 2021, tuttavia, due centri medici negli Stati Uniti, il Baylor University Medical Center e l’Università dell’Alabama a Birmingham, hanno iniziato a offrire trapianti di utero”, spiega Picconeri. “Ad oggi, a livello internazionale, il trapianto di utero è un programma condotto in numerosi paesi, tra cui anche l’Italia. Fino ad oggi sono stati riportati circa 90 trapianti di utero, la maggior parte dei quali – continua la ginecologa – da donatore vivente, con 31 bambini nati”. Lo sviluppo di questa tecnologia è avvenuto in modo estremamente rapido, negli USA in meno di 25 anni: dai modelli murini agli studi clinici sull’uomo in 10 anni e dagli studi clinici ai pazienti del mondo reale entro un altro decennio. Ci sono alcune controversie, come i rischi che comporta per i donatori viventi: i farmaci immunosoppressori che i pazienti devono assumere e i potenziali rischi sono ancora poco chiari. Attualmente, l’utero trapiantato deve essere rimosso dopo uno o due parti, per consentire alle pazienti di sospendere l’assunzione dei farmaci immunosoppressori. Per affrontare alcune di queste preoccupazioni, i ricercatori stanno lavorando a nuove tecniche di bioingegneria che potrebbero rendere possibile trapianti di utero in laboratorio, utilizzando le cellule della paziente ed evitando così la necessità di farmaci immunosoppressori. Questa è un’impresa complessa. I ricercatori prevedono che probabilmente ci vorranno ancora più di 20 anni per trovare una soluzione praticabile.

Fra decenni possibili gravidanze in vitro con uteri “esogeni”

Guardando ancora più lontano nel futuro, le donne senza un utero funzionante potrebbero “partorire” attraverso uteri “esogeni”, una vera e propria gravidanza in vitro. Ciò consentirebbe anche agli uomini single e alle coppie composte da due uomini di diventare genitori senza ricorrere a una madre surrogata. Non si tratta di una procedura affatto semplice, poiché l’utero bioingegnerizzato dovrebbe essere sostenuto per molti mesi e ricevere la giusta quantità di sangue, ossigeno, sostanze nutritive e ormoni durante tutta la gravidanza. Ma l’impatto sociale sarebbe enorme, trasformerebbe completamente la gravidanza, con ampie discussioni etiche prima che venga accettato. Probabilmente passeranno diversi decenni prima che questa tecnologia possa essere utilizzata. “Sebbene ci siano molte discussioni etiche da svolgere, è emozionante vedere che questi progressi rivoluzionari nella cura della fertilità stanno diventando sempre meno utopici”, commenta Picconeri. “Tutte queste ricerche sono sicuramente interessanti e rendono l’aspetto della prosecuzione ricerca della gravidanza anche in età non fertile più probabile. Non è più fantascienza, ma c’è ancora tanto da fare”, conclude.

Keypoints

  • Dall’invenzione rivoluzionaria della fecondazione in vitro negli anni ‘70, sono state poche le innovazioni in questo campo
  • Tra 10 anni o poco più attese tecnologie rivoluzionarie nel trattamento della fertilità
  • Si stima che una coppia su otto abbia difficoltà a concepire, con oltre 100 milioni di persone nel mondo che soffrono di infertilità
  • Le mamme e i papà italiani sono tra i più vecchi al mondo
  • La startup Sestre produce integratori, ispirati alla dieta mediterranea, che aiutano a preservare la fertilità
  • Si stima che, fino ad oggi, nel mondo siano nate 8 milioni di persone concepite “in provetta”
  • Presto potremmo essere in grado di produrre spermatozoi e ovuli dalla pelle dei pazienti o da altre cellule somatiche
  • Con la maturazione di ovuli in vitro possibile una fertilità potenzialmente permanente
  • Ad oggi il trapianto di utero è un programma condotto in numerosi paesi, tra cui anche l’Italia
  • In futuro le donne senza un utero funzionante potrebbero “partorire” attraverso uteri “esogeni”, una vera e propria gravidanza in vitro

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