“Nessuna paziente resti indietro”. È l’ambiziosa mission di una delle ricercatrici italiane più apprezzate a livello internazionale, che con il suo lavoro ha contribuito in modo significativo a migliorare il trattamento delle donne con il tumore al seno. Si tratta di Lucia Del Mastro, Professoressa ordinaria dell’Università di Genova e Direttorice della Clinica di Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino. “Il mio sogno? È quello di completare tutti i miei progetti di ricerca in corso che hanno l’obiettivo di offrire opzioni terapeutiche efficaci alle donne con tumore al seno, a prescindere dallo specifico sottotipo”.
In che modo è cambiata la sopravvivenza e la qualità della vita negli ultimi 20 anni?
“I dati sono molto eloquenti. La probabilità di guarigione definitiva da un tumore del seno supera attualmente il 60% e ancora più alta è la percentuale di sopravvivenza a 5 anni. Ma questo non basta. Dobbiamo sempre di più porci l’obiettivo di preservare il benessere psico-fisico delle nostre pazienti anche dopo la somministrazione di cure spesso ancora invasive. Venti anni fa quasi nessuna donna con un passato di tumore al seno e chemioterapia concepiva un bambino, sia a causa degli effetti dei trattamenti che per la paura che la gravidanza potesse causare una recidiva. Oggi, invece, il desiderio di maternità è una opzione che l’oncologia moderna è in grado di soddisfare e l’Unità di Oncofertilità della Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, la prima istituita in Italia nel 2001, è un’eccellenza a livello internazionale. Nel centro genovese, infatti, alle pazienti under 40 vengono garantiti percorsi assistenziali dedicati con particolare attenzione alla preservazione della fertilità, grazie ai quali una donna su dieci riesce ad avere un figlio dopo la diagnosi di tumore al seno, un dato doppio rispetto alla media nazionale che colloca l’IRCCS genovese ai primi posti in Europa”.
Di oncofertilità si è discusso di recente al San Antonio Breast Cancer Symposium, quali le novità più rilevanti?
“In occasione dell’evento è stato presentato un approfondimento dello studio internazionale POSITIVE. I dati dimostrano che l’utilizzo di tecniche di procreazione medicalmente assistita è sicuro e non aumenta il rischio di recidiva del cancro mammario. Questo vale per le pazienti con carcinoma mammario positivo ai recettori ormonali che hanno sospeso temporaneamente la terapia endocrina per cercare volutamente una gravidanza. Un ulteriore studio sul tema dell’oncofertilità è stato condotto su donne con un tumore del seno ereditario per la presenza della mutazione dei ‘geni Jolie’, BRCA1 e BRCA2. Dopo aver completato le cure oncologiche e un corretto periodo di osservazione, una donna su cinque è riuscita ad avere una gravidanza. Inoltre, avere una gravidanza dopo la diagnosi di tumore al seno in donne BRCA mutate, sottoposte a precedente chemioterapia, è risultato sicuro sia per le mamme che per i loro bambini”.
In che modo si preserva la fertilità di una donna?
“Si può mettere in pausa l’attività ovarica con uno specifico farmaco, preservando quindi la fertilità dai danni che potrebbero provocare i trattamenti. E attraverso la procedura di congelamento degli ovociti e del tessuto ovarico è possibile garantire in una percentuale importante di casi la possibilità di diventare madri anche dopo una malattia oncologica come il tumore alla mammella”.
Qual è stato il motore di questo progresso?
“Solo uno: la ricerca. Abbiamo capito che il tumore della mammella non è uno solo, ma ce ne sono almeno 3-4 tipi diversi, che devono essere trattati con approcci terapeutici diversi, personalizzati. Un ruolo importante lo ha giocato sicuramente la prevenzione con gli screening, che consentono di fare diagnosi precoce che, a loro volta, aumentano le probabilità di successo dei trattamenti. Ma certamente l’innovazione più importante arriva dei trattamenti, sempre più efficaci, mirati e aggressivi contro le cellule del tumore”.
Quali sono ancora i quesiti irrisolti?
“I quesiti irrisolti sono numerosi e mi piacerebbe riuscire a fare chiarezza almeno su qualcuno. Sto lavorando a diversi progetti che vorrei portare a compimento proprio per avere un impatto concreto sulla vita delle donne. Stiamo ad esempio valutando la possibilità di somministrare la chemioterapia e la terapia ormonale insieme, cercando di capire se questa modalità di trattamento è più efficace rispetto a quanto avviene adesso, con la somministrazione separata e in sequenza delle due terapie. Inoltre, stiamo studiando la biologia dei tumori tripli negativi, i più aggressivi, ma che già oggi stanno iniziando a fare meno paura, Infine, ci sono progetti in corso sui tumori rari della mammella, che si comportano in maniera diversa dai più comuni, e per questo è più difficile trattarli. Insomma, il mio obiettivo è quello di fare il possibile affinché a ogni donna, a prescindere dallo specifico tumore, possano essere offerte le migliori chance di trattamento”.