Un robot umanoide si aggira tra i corridoi di una clinica. Fantascienza? Non proprio. Da oggi sarà possibile incrociarlo, perlomeno se ci troviamo tra le stanze del Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute (VBRRII), centro d’eccellenza per la neuroriabilitazione della provincia di Lecco, che ha “assunto” Robee (costo circa 120mila euro), robot umanoide di origini brianzole progettato dalla startup Oversonic Robotics da Paolo Denti e Fabio Puglia per supportare sia l’oberato personale sanitario, a partire dagli infermieri, sia i pazienti nei percorsi di recupero motorio e cognitivo, «garantendo continuità terapeutica e interazioni cognitive forti», spiega in conferenza stampa Franco Molteni, Direttore Scientifico del VBRRII.
Si tratta di un nuovo accordo, per Oversonic, che sta già testando il robot tra gli altri nella Fondazione Santa Lucia, a Roma, sui pazienti colpiti da ictus, e sta stipulando accordi con alcune Rsa.
Alto 175 cm, per 80 kg di massa, RoBee è un robot umanoide dotato di telecamere e sistemi di intelligenza artificiale (Ai) che gli consentono di immagazzinare le informazioni raccolte nei corridoi ospedalieri e migliorare, di volta in volta, l’interazione con le persone attorno a lui.
Supporto a pazienti e personale sanitario
Il progetto, in fase sperimentale, sarà sviluppato a Lecco, e prevede l’ingresso di RoBee all’interno di un laboratorio di ricerca congiunto tra il VBRRII e il Politecnico di Milano e si pone tre principali obiettivi strategici.
Dal punto di vista del paziente punta a valutare come l’interazione con RoBee possa influenzare l’adesione alle terapie riabilitative e il benessere psicologico. In pratica il robot, con le sue funzioni motorie e sensoriali, potrà assistere i pazienti nei movimenti e negli esercizi di deambulazione e attraverso l’interazione verbale e visiva, “stimolerà anche le capacità cognitive con esercizi collaborativi e monitorerà in tempo reale i progressi del paziente”, spiega un comunicato.
Per il personale sanitario, invece, il focus è sulla integrazione del robot nelle attivitÃ
di assistenza quotidiane, con l’obiettivo di ridurre il carico di lavoro e ottimizzare l’organizzazione del
reparto. Infine, il progetto esplorerà anche la percezione dei caregiver, analizzando l’impatto di
RoBee sul supporto all’assistito e sull’interazione con il personale medico.
Il robot svolgerà un ruolo di supporto logistico per il personale sanitario, contribuendo alla gestione delle forniture ospedaliere, al monitoraggio dei parametri vitali e all’organizzazione delle attività quotidiane dei pazienti, migliorando così l’efficienza operativa della struttura.
«La fase sperimentale inizierà da subito – spiega Molteni – e si concentrerà particolarmente sulla capacità di interazione cognitiva tra il robot e i pazienti, su quanto questo possa migliorare il percorso di cura, e tra il robot e il personale sanitario. L’aspettativa è di avere i primi risultati entro 12 mesi». I pazienti coinvolti saranno scelti sulla base del tipo di difficoltà motoria. «C’è molto da fare perché è tutto nuovo, ma lavoreremo su un’introduzione del robot ai pazienti in modo costante, per verificare le possibilità di applicazione», spiega Molteni.