Rimane ancora problematico l’accesso alla procreazione medicalmente assistita (Pma) attraverso i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea): lo ha rilevato l’Associazione Hera Aps (Associazione di Promozione Sociale), che da quasi trent’anni opera al fianco dei pazienti con problemi riproduttivi.
A fronte della massiccia richiesta di chiarimenti avanzati dagli interessati, Hera ha creato uno sportello di counselling telematico, tramite chat whatsapp al numero 3286173782, che consente alle coppie interessate di porre i propri quesiti, dubbi, preoccupazioni, e ricevere adeguate risposte in tempo reale sullo stato di avanzamento della normativa statale e regionale per l’accesso alle cure.
Il presidente di Hera, Giacomo D’Amico: «Gli ultimi tempi, e in particolare, le ultime settimane, sono stati caratterizzati dal succedersi di notizie confuse e contradditorie, al punto che la vicenda dell’erogazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) di alcune prestazioni connesse alle tecniche di Pma ha assunto i contorni di uno di quei giochi che allietano le serate natalizie. Solo che qui a essere in gioco non sono pochi spiccioli o premi simbolici, bensì le più delicate tra le scelte di ciascuna persona, quelle di tentare di mettere al mondo dei figli».
Cosa è successo nel 2017
Nel 2017, con l’approvazione dei nuovi Lea alcuni (non tutti) dei trattamenti necessari per procedere alle tecniche di Riproduzione assistita sono stati ricompresi nei trattamenti a carico del Ssn. Ciò vuol dire che, trattandosi di prestazioni essenziali, i costi della loro erogazione devono essere garantiti dallo Stato, anche se non può escludersi una compartecipazione del cittadino. Fino a giugno 2023, però, mancava il cosiddetto decreto tariffe, ovvero un provvedimento del ministero della Salute con il quale erano determinati i costi di ciascuna prestazione. Stabilire la tariffa di un esame o di un prelievo o di un trasferimento di embrioni ha portato a un tira e molla. Lo Stato, infatti, tendeva a sottostimare questi costi, al fine di trasferire minori risorse alle Regioni, che poi in concreto devono erogare queste prestazioni, mentre le Regioni miravano a sovrastimarle per ottenere maggiori risorse.
Dopo due rinvii, quindi, il decreto è stato emanato il 25 novembre 2024 ed è stata prevista la sua entrata in vigore il 30 dicembre 2024. A questo punto, le singole Regioni si sono attrezzate per recepire questa grande novità, per quanto riguarda la PMA e le relative prestazioni ed esami, il cui costo finora è stato a carico esclusivo dell’utente.
«Ma un cospicuo numero di laboratori privati, che hanno subito una decurtazione delle risorse a loro disposizione per poter coprire il costo dei nuovi Lea, ha fatto ricorso al TAR del Lazio, il quale, proprio il 30 dicembre 2024, ha inizialmente sospeso l’efficacia del decreto tariffe, salvo poi, il giorno dopo, revocare questo provvedimento», ha dichiarato D’Amico.
Al momento, dunque, il decreto tariffe è pienamente efficace e applicabile, ma pende sulla sua testa il ricorso di questi laboratori che sarà discusso il 28 gennaio 2025. “C’è da attendersi – scrive l’associazione – che questa ennesima vicenda giudiziaria durerà a lungo”. La situazione, peraltro, è ancora più grave in quelle regioni sottoposte alla disciplina dei piani di rientro – Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia – in cui il significativo deficit della spesa sanitaria impedisce di supplire con risorse proprie alla mancata attivazione dei Lea, come invece accaduto in alcune regioni del centro e nord Italia.