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Medicina predittiva, genetica, stili di vita: quale è la ricetta per la longevità?

La longevità è ormai uno dei temi più trattati e studiati dalla scienza moderna. Ma esiste una ricetta per vivere in salute e a lungo? Se lo sono chiesti da MetLife, assicurazione specializzata in polizze sulla vita e su infortuni e salute che durante l’incontro MetLife Human Health Summit ha posto l’accento su alcuni aspetti principali come la genetica e la medicina predittiva, ma anche l’importanza di uno stile di vita sano.

Sul fronte genetico, oggi prevedere l’insorgenza di una malattia sta diventando più accessibile, i costi dei test genetici sono passati in appena dieci anni da 200mila a 200 euro e consentono di anticipare la comparsa di patologie come il cancro o le malattie cardiovascolari.

Poi c’è la medicina personalizzata. Dal 2001, quando venne annunciata pubblicamente la scoperta clamorosa della sequenza di un genoma umano, ha sottolineato durante l’incontro il direttore del Laboratorio Genetica Medica al Policlinico Tor Vergata Giuseppe Novelli, «tutti noi abbiamo in mano il libro della vita. Non esiste un DNA perfetto e mai esisterà. Ognuno ha almeno 100-200 mutazioni quindi chiunque è un potenziale futuro paziente.

I test ci aiutano allora a capire quale strategia attuare in maniera mirata e personale: per esempio, se viene diagnosticato un tumore alla prostata, un test prognostico ci suggerisce se è il caso di operare subito o se le probabilità che la malattia degeneri nei prossimi 10 anni sia pari a zero».

La ricerca genetica al servizio della prevenzione cardiovascolare

«La ricerca genetica – ha spiegato José Pablo Werba, responsabile Unità di Ricerca e Prevenzione dell’aterosclerosi del Centro Cardiologico Monzino IRCC – ha rivoluzionato la diagnosi e la prevenzione delle cardiopatie ereditarie. L’integrazione dei test genetici nella pratica clinica sta permettendo di identificare pazienti a rischio, salvando vite grazie a strategie di monitoraggio e di intervento personalizzate.

Ogni anno in Italia circa 1.000 giovani sotto i 35 anni muoiono per cause cardiache ereditarie, spesso senza alcun sintomo premonitore. Grazie ai test genetici, oggi è possibile identificare le varianti genetiche responsabili con un semplice prelievo di sangue, consentendo interventi tempestivi attraverso terapie profilattiche e monitoraggi attivi.

L’identificazione delle mutazioni genetiche alla base delle malattie cardiache ereditarie è fondamentale per tre motivi principali: aiuta a sapere con certezza la causa genetica e permette una diagnosi più precisa; consente ai medici di personalizzare il trattamento per ogni paziente; individua i soggetti a rischio all’interno della famiglia, anche se non hanno ancora sviluppato la patologia».

Per esempio, il colesterolo alto può essere causato da una serie di fattori come una disfunzione tiroidea, un malfunzionamento di un rene, e ovviamente un’alimentazione scorretta. «Nel caso dell’ipercolesterolemia familiare – continua il medico – parliamo invece di malattia genetica. Solo 10 anni fa, nel 2015, per studiare questa patologia si conosceva un gene solo. Oggi se ne conoscono ben 5 e ciascuno può arrivare ad avere anche 100 mutazioni».

Italiani e salute

Secondo l’Ipsos World Mental Health Day Report 2024, presentato durante l’incontro, l’84% degli italiani sente il bisogno di fare di più per la propria salute fisica, e il 78% per il benessere mentale. La stragrande maggioranza degli italiani riconosce l’importanza di un’alimentazione sana (89%) e dell’attività fisica (85%), tuttavia, i comportamenti non sempre riflettono questa consapevolezza: solo il 59% segue realmente una dieta equilibrata e il 52% fa movimento con regolarità.

Non a caso l’obesità è in aumento, soprattutto al Nord: dal 7% nel 1994 all’11% attuale. Tra i giovani, 1 su 4 salta la colazione e consuma dolci ogni giorno. Anche il consumo di alcol preoccupa: nella fascia 15-34 anni, la percentuale di bevitori abituali è passata dal 7% all’11%, con un aumento significativo tra le donne.

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