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Cancro e invecchiamento: come l’innovazione, soprattutto quella italiana, può salvare dalla carenza di assistenza oncologica

Perché ne stiamo parlando
Le diagnosi di cancro sono destinate ad aumentare, nonostante i progressi della ricerca e dell’innovazione. Le statistiche però dicono che il numero di medici e infermieri non sarà sufficiente per assistere questi pazienti. Che cosa fare? Una ricerca prova ad offrire soluzioni, citando l’innovazione italiana.

Cancro e invecchiamento: come l'innovazione, soprattutto quella italiana, può salvare dalla carenza di assistenza oncologica

In Europa si prevede un significativo aumento della popolazione anziana, e questo invecchiamento è associato ad un aumento delle diagnosi di cancro, stimato al 21% entro il 2040. Mentre la WHO stima una carenza di 10 milioni di operatori sanitari nel mondo entro il 2030, in Europa se ne prevede una carenza di oltre 4 milioni, con una “fuga di cervelli” verso paesi con migliori condizioni lavorative. L’EFPIA (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations) ha lanciato un allarme sulla futura carenza di personale sanitario dedicato ai pazienti oncologici e ha commissionato un rapporto con l’obiettivo di affrontare l’emergenza attraverso progetti innovativi. Dei quattro progetti selezionati come più promettenti, due sono italiani (uno è tedesco e il quarto è inglese). In Italia si è sviluppato anche un protocollo sulla prevenzione del cancro, che potrebbe aiutare ad invertire tali previsioni.

Dalla WHO al mondo accademico e medico, a quello della farmaceutica: allarme unanime sulla carenza di personale per le cure oncologiche

Secondo i dati Eurostat nell’UE27 la percentuale della popolazione di oltre 80 anni aumenterà dal 6,1% nel 2020 al 9,4% nel 2040 e al 12,5% nel 2060. Le valutazioni effettuate dallo European Cancer Information System rivelano che l’invecchiamento della popolazione porterà a un aumento del 21% nelle diagnosi di cancro e un aumento del 32% nel numero di persone che moriranno a causa del cancro entro il 2040 nei paesi dell’Unione Europea e dell’Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA), rispetto al 2020.

Secondo i dati del Joint Research Center della UE, il tasso di crescita previsto della popolazione complessiva entro il 2040 (di tre milioni, o dello 0,6% rispetto al 2020) è notevolmente più lento dell’incremento dei casi di cancro e dei decessi. Ciò suggerisce che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, il peso del cancro sui pazienti, sulle famiglie e sulla società nel complesso aumenterà nei prossimi anni.

Già nel 2017, uno studio americano intitolato Global Health Workforce Labor Market Projections for 2030 aveva utilizzato il mercato del lavoro per prevedere la futura domanda di operatori sanitari attraverso un modello economico basato su dati sulla forza lavoro sanitaria raccolti in un periodo di 20 anni (1990-2013) per 165 paesi. Gli autori avevano confrontato le previsioni della domanda con la crescita proiettata dell’offerta di operatori sanitari. Sulla base dei risultati, i ricercatori avevano previsto che entro il 2030 ci sarebbe stato un aumento della domanda globale di operatori sanitari (fino a 80 milioni).

In un recente report della sua High-Level Commission on Health Employment and Economic Growth, la WHO stima che potrebbe esserci una carenza di 10 milioni di operatori sanitari in tutto il mondo entro il 2030.

E per quanto riguarda l’Europa, prima di lasciare lo scorso anno il suo ruolo di Direttore della Commissione Europea per i Sistemi Sanitari, i Prodotti Medici e l’Innovazione, Andrzej Rys aveva dichiarato: “si stima che in Europa ci sia una carenza di quasi 1 milione di operatori sanitari. C’è anche una “fuga di cervelli” di medici e infermieri che si trasferiscono in paesi con migliori condizioni di lavoro e stipendi, lasciando altri paesi con carenze”.

Nel Regno Unito già i primi segnali della tendenza

La  carenza europea di operatori sanitari prevista entro il 2030 metterebbe una notevole pressione sulle cure oncologiche e sul personale, con conseguenti diagnosi ritardate e risultati di salute meno favorevoli per i pazienti.

Nel Regno Unito, la carenza di radiologi sta già influenzando l’assistenza ai pazienti. Ad esempio, il Royal College of Radiologists ha segnalato ritardi nell’inizio della chemioterapia o della radioterapia in circa la metà dei centri di cura del cancro del paese. E per quanto riguarda gli oncologi clinici, nel Regno Unito c’è una carenza del 15%; entro il 2027, è previsto che aumenterà al 25%.

La situazione in Italia

Un recente studio pubblicato su La radiologia medica, e condotto da alcuni ricercatori dell’Unità di Ricerca Operativa in Radioterapia della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, della Divisione di Laboratorio Medico Clinico dell’Ospedale di Garbagnate Milanese, e della Scuola di Medicina dell’Università San Raffaele di Milano, presenta un quadro preoccupante anche per l’Italia.

Lo studio approfondisce la considerevole diminuzione del numero di posizioni di specializzazione disponibili in radioterapia e un’analisi dei dati del concorso del 2022 dipinge un quadro cupo dello stato delle scuole di specializzazione in questa specialità. Su un totale di 150 borse di studio, ben 119 (il 79,3%) erano o non assegnate o abbandonate. Tra queste, 109 posizioni (il 72,7%) sono rimaste non occupate, mentre 10 posizioni (il 6,6%) sono state purtroppo abbandonate solo pochi mesi dopo l’inizio della specializzazione.

Il rapporto dell’EFPIA: molti più casi di cancro ma la forza lavoro crescerà solo del 5%

Un allarme che è stato lanciato anche dall’EFPIA, la federazione europea che rappresenta l’industria farmaceutica e le associazioni di aziende farmaceutiche in Europa.

L’associazione ha commissionato e finanziato un rapporto pubblicato da poco, dal titolo “Affrontare le carenze urgenti di personale. Innovazione per la cura sostenibile del cancro”.

La ricerca ha avuto il sostegno di EIT Health, la comunità di innovazione della conoscenza dedicata al mondo della salute dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT), uno dei bracci operativi della Commissione europea, del Netherlands Cancer Institute, di associazioni di professionisti sanitari e di pazienti per un totale di 14 organizzazioni coinvolte.

Secondo i dati riportati dalla EFPIA la crescita complessiva della forza lavoro nel settore sanitario è stimata essere solamente del 5%. Questo disallineamento potrebbe tradursi in una carenza di 4,1 milioni di operatori sanitari in Europa entro il 2030.

Viene inoltre sottolineato il ruolo avuto dalla pandemia da COVID-19 che ha amplificato questi problemi, trasformando la mancanza di professionisti sanitari nell’ambito dell’assistenza oncologica in Europa in una sfida di rilevanza.

Quali le soluzioni?

Nel rapporto si punta all’applicazione di progetti innovativi per creare un sistema sanitario accessibile, economicamente sostenibile e nel contempo in grado di ridurre l’onere sul personale sanitario pur rimanendo in linea con i progressi scientifici.

I ricercatori hanno individuato cinque aree di innovazione che possono aiutare a sopperire la carenza di personale: fornitura delle cure, ossia innovazioni che mirino a migliorare la fornitura dei servizi sanitari, utilizzando tecnologia e dati per supportare le decisioni cliniche, offrendo terapie tramite piattaforme digitali, migliorando lo scambio di dati sanitari tramite Registri Sanitari Elettronici (EMR) e abilitando la telemedicina e il monitoraggio remoto per migliorare l’accesso alle cure; terapie, cioè lo sviluppo di trattamenti e terapie avanzate per le malattie, compresa la modifica del DNA a scopi terapeutici, e l’esplorazione di terapie biologiche derivate da organismi viventi, come i vaccini contro il cancro; innovazioni nello screening e nella diagnosi, per migliorare l’accuratezza e l’efficienza delle procedure, inclusi avanzamenti nelle tecniche di imaging, biopsie personalizzate basate sulle caratteristiche genetiche e molecolari; benessere e prevenzione delle malattie: queste innovazioni promuovono uno stile di vita sano e cercano di prevenire le malattie attraverso piattaforme digitali per il benessere. Infine, Ricerca e Sviluppo, ossia il miglioramento del processo di scoperta e sviluppo di nuovi trattamenti, coinvolgendo i pazienti nella ricerca, utilizzando l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico per accelerare la scoperta di farmaci, conducendo studi clinici remoti e facilitando la collaborazione tra università, ospedali e medici per accelerare l’innovazione nel settore sanitario.

I progetti di innovazione per invertire le previsioni: due sono italiani

I ricercatori hanno poi individuato dieci programmi innovativi in tutta l’Unione Europea che potrebbero portare ad un risparmio di risorse, al miglioramento nei risultati per i pazienti e ad un uso più efficiente dei professionisti dell’assistenza oncologica. In particolare, ha evidenziato i quattro casi più promettenti, di cui due sono italiani.

Il primo esempio riguarda l’uso dell’intelligenza artificiale nell’analisi delle immagini di Tomografia Computerizzata a bassa dose per la diagnosi precoce del cancro del polmone: la piattaforma sviluppata dalla startup italian Qure.AI, che si basa sulla IA e sulla tecnologia di apprendimento profondo per la lettura di immagini diagnostiche, permetterebbe di migliorare notevolmente l’efficienza della diagnosi, con una stima del 17% di tempo risparmiato per i radiologi nell’analizzare i risultati. Inoltre, l’algoritmo di Qure.AI sarebbe in grado di prevedere il cancro ai polmoni con ben 6 anni di anticipo.

L’altro esempio è quello del Policlinico Umberto I di Roma per l’ottimizzazione del percorso di cura in ematologia: i medici specialisti hanno sviluppato un protocollo che permette la continuità dell’assistenza tra l’ospedale e la casa del paziente. Questa innovazione sta riducendo il carico di lavoro del personale ospedaliero spostando la fornitura di cure presso le case dei pazienti.

 

Le innovazioni che aumentano l’efficienza nell’assistenza andrebbero dunque implementate su larga scala per alleviare la pressione sui sistemi sanitari. Ciò significherebbe che le autorità sanitarie regionali e nazionali, gli ospedali e altre parti interessate dovrebbero agire a livello locale.

L’Italia in questo ambito sembra avere diverse potenzialità: oltre agli esempi citati nel report di EFPIA, è di recente presentazione il protocollo denominato Helixafe, un innovativo approccio alla prevenzione attiva del cancro, già considerato dalla comunità scientifica internazionale il migliore al mondo. Helixafe, sviluppato da uno spin-off dell’Università Tor Vergata, si concentra sulla modifica di condizioni fisiologiche nel corpo che possono diventare promotori dello sviluppo del tumore, noti come “cancer driven“. Questi fattori possono essere individuati attraverso test che analizzano l’instabilità genomica, il controllo dell’infiammazione cronica, lo squilibrio del sistema immunitario e della flora batterica intestinale. Questo nuovo approccio basato su algoritmi, che prevede il rischio di sviluppo di cancro e suggerisce stili di vita da adottare, potrebbe aiutare a cambiare le previsioni fatte oggi sul futuro dell’assistenza oncologica.

Keypoints

  • L’Europa sta affrontando un aumento previsto delle diagnosi di cancro del 21% entro il 2040
  • Si stima una carenza di 10 milioni di operatori sanitari in tutto il mondo entro il 2030, con una carenza prevista di oltre 4 milioni in Europa
  • L’EFPIA ha lanciato l’allarme sul personale sanitario dedicato ai pazienti oncologici e ha commissionato un rapporto con soluzioni innovative
  • Due dei quattro progetti più promettenti identificati dall’EFPIA per affrontare la carenza di personale sono italiani, uno è tedesco e uno inglese
  • In Italia è stato sviluppato un protocollo sulla prevenzione del cancro che potrebbe aiutare a invertire le previsioni negative

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