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Cattani (Farmindustria): “L’industria farmaceutica italiana è protagonista in Europa e sfida l’innovazione globale”

Perché ne stiamo parlando
Il settore farma è ormai strategico, grazie alla sua capacità di contribuire alla crescita economica e alla salute delle persone. Tuttavia, ci sono sfide ancora da vincere come l’indipendenza per le materie prime, finanziamenti adeguati e una riforma AIFA all’altezza delle aspettative.

"L'industria farmaceutica italiana è protagonista in Europa e sfida l'innovazione globale"
Immagine generata utilizzando l'intelligenza artificiale

Più di 40 minuti di discorso inframezzato da applausi spontanei della platea, una atmosfera di attesa positiva e una parola ricorrente: innovazione. E con un incipit pieno di orgoglio: ‘L’Italia è protagonista in Europa anche con l’industria farmaceutica’. È il sentiment che ha percorso il discorso di apertura di Marcello Cattani (Mister President, come lo chiamano alcuni) all’Assemblea annuale di Farmindustria, alla presenza di 820 stakeholders e più di 40 giornalisti.

L’evento si è tenuto presso l’Auditorium della Conciliazione, a Roma, blindato per la presenza di ben quattro Ministri della Repubblica: in prima fila infatti Raffaele Fitto (affari europei, le politiche di coesione e il PNRR), Adolfo Urso (imprese e del made in Italy) , Annamaria Bernini (Università e ricerca) e non ultimo, Orazio Schillaci alla guida del dicastero della Salute.

Il settore farmaceutico come asset strategico del paese

L’industria del farmaco si trova in una fase nuova, determinata anche dalla pandemia e le sue conseguenze, una fase che l’ha messa tra le industrie maggiormente strategiche grazie alla capacità di contribuire alla crescita del PIL, di generare salute e benessere per la popolazione ma anche sviluppo sociale. Ma risponde anche a esigenze di salute, crescita, sicurezza nazionale ed efficienza della spesa pubblica, contenendo i costi e aumentando il valore.

“Lo dimostrano i numeri: 49 miliardi di euro di produzione nel 2022, di cui 47,6 miliardi di export, boom a cui ha contribuito l’esportazione di farmaci e vaccini contro il Covid-19” cita Cattani.

E poi 3,3 miliardi investiti in produzione e ricerca & sviluppo con un incremento del 22% in 5 anni, pari al 6,8% di tutta l’economia.
L’industria farmaceutica contribuisce a circa il 2% del PIL e con misure a favore degli investimenti, nei prossimi 5 anni si potrà contribuire ad un ulteriore incremento dell’ 1%, con un aumento di 20.000 addetti diretti e indiretti. Industria citata anche dall’UE come ‘centrale’ per le prossime strategie economiche comunitarie.

Obbiettivo del settore: alzare il livello dell’innovazione

Obiettivo primario per Farmindustria è ‘alzare l’asticella dell’innovazione’, ma anche produrre in maniera più efficiente utilizzando energie da fonti alternative per contribuire all’abbattimento delle emissioni ed essere sostenibili.

“Una sfida non semplice se pensiamo che stiamo vivendo una trasformazione epocale dovuta a contingenze geopolitiche e demografiche, alla competizione con player internazionali, all’innovazione veloce e all’utilizzo di tecnologie come big data e intelligenza artificiale” – spiega Cattani – “gli assetti geopolitici internazionali devono essere monitorati attentamente: l’Europa deve invertire la tendenza che da 20 anni la vede perdere quote di investimento rispetto agli Stati Uniti e alla Cina ed oggi rispetto a paesi emergenti molto agguerriti come Arabia Saudita, Emirati Arabi virgola e Singapore”.

Occorre diventare indipendenti sulle materie prime

In particolare, stiamo osservando una minore disponibilità di materie prime che aumentano la dipendenza delle aziende italiane ed europee da principi attivi ed intermedi dal mercato estero e che in parte si è già evidenziata con il problema delle carenze.

Al momento – ha ricordato Cattani – dipendiamo dall’Asia: arrivano da lì, infatti, il 75% delle materie prime: “È necessario intervenire urgentemente sulla proposta di revisione della legislazione farmaceutica europea presentata dalla Commissione Ue che rischia di indebolire la proprietà intellettuale e quindi la competitività delle aziende, con rischi anche per la salute dei cittadini. La diminuzione della data Protection da 8 a sei anni e la riduzione dell’esclusiva di mercato per i farmaci orfani da 10 a 9 rappresenta una mancanza di rispetto del principio di proprietà intellettuale e un attacco diretto al patent”.

Le industrie italiane hanno 1000 trial clinici in corso ogni anno, con oltre 700 milioni di euro investiti e pipeline di migliaia di molecole. Di queste, arrivano al mercato meno di un centinaio di farmaci ogni anno, con investimenti milionari che devono essere attrattivi: diminuire i tempi di sfruttamento della proprietà, significa per l’industria scoraggiare gli investimenti e diminuire la propria competitività sul mercato mondiale.

Il payback non è un problema solo per i dispostivi medici

A questo si aggiunge il problema della gestione della spesa: l’attrattività degli investimenti è messa a ferro e fuoco da livelli insostenibili di payback che rappresentano una quota del 15% di chi lo sostiene (1,5 miliardi per il 2023 e 1,8 per il 2024). Servono regole nuove che non penalizzino i produttori così come sarebbe opportuno che le agenzie regolatorie europee viaggino sullo stesso binario e con gli stessi tempi. La proposta di Cattani? “Dividere i paesi in due soli cluster, quelli con le economie più sviluppate e quelli meno avanti.

Dobbiamo smettere di pensare alla farmaceutica come una spesa, e ragionare in termini di investimento e valore: gli studi di farmacoeconomia ci hanno dimostrato che ogni euro investito dalle imprese ne genera 3 in termini di benefici per il SSN (fonte Altems) e ogni euro speso in vaccinazioni produce benefici per 54 euro sia in termini di spese sanitarie che sociali” continua il Presidente “dobbiamo andare verso un adeguamento del finanziamento alla domanda di salute, superare le differenze tra Regioni che oggi vedono un turismo sanitario anche tra regioni del Nord. Rimodulare i tetti di spesa è una priorità, includendo i farmaci ad innovatività condizionata nel fondo innovazione, aumentando le risorse e limando le differenze sui territori.

Infine, è necessario completare rapidamente la riforma dell’AIFA in modo da modernizzare le valutazioni sulle terapie innovative, aumentarne la disponibilità e gestire la spesa in maniera adeguata e compatibile anche per l’industria”.

L’industria farmaceutica italiana si alza in piedi e si proclama protagonista indiscussa in Europa. Tuttavia, le sfide non mancano: dalla dipendenza dalle materie prime estere alla necessità di regole e finanziamenti adeguati. È chiaro che l’industria farmaceutica italiana non intende arrendersi, ma si impegna a sfidare l’innovazione globale, a garantire una produzione efficiente e sostenibile e a difendere la propria competitività sul mercato mondiale. In un settore in continua evoluzione, l’Italia si proietta verso il futuro con determinazione, puntando ad affermarsi come leader indiscusso nel panorama farmaceutico europeo.

Keypoints

  • Grazie alla sua capacità di contribuire alla crescita del PIL, alla salute della popolazione e allo sviluppo sociale, l’industria farmaceutica si posiziona tra le più strategiche del paese
  • L’export di farmaci e vaccini contro la Covid-19 ha contribuito in modo significativo al boom dell’industria farmaceutica italiana, con una produzione di 49 miliardi di euro nel 2022, di cui 47,6 miliardi provenienti dall’export
  • L’innovazione rappresenta una sfida primaria per l’industria farmaceutica italiana, che mira a migliorare i processi di produzione, utilizzando energie da fonti alternative e riducendo le emissioni, al fine di garantire la sostenibilità
  • Tuttavia, permangono sfide come la dipendenza dalle materie prime estere e la necessità di regole e finanziamenti adeguati per sostenere l’innovazione e la competitività sul mercato globale
  • Gli investimenti nel settore non devono essere considerati come spese, ma come opportunità di generare valore e benefici per il sistema sanitario e la società nel suo complesso

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