Con un comunicato stampa del 24 maggio il Consiglio dell’Unione Europea – che insieme con il Parlamento Europeo detiene il potere legislativo – ha informato di aver adottato il testo definitivo della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD). Dopo diversi rinvii e bocciature, finalmente l’Unione Europea ha una legge sulla sostenibilità delle catene del valore. La norma si inserisce nel più ampio pacchetto della legislazione europea dedicato alla sostenibilità, che comprende anche la Sustainable Financial Disclosure Regulation (SFDR) e la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), ovviamente in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. La CSDDD impone nuovi obblighi alle grandi aziende rispetto al monitoraggio del loro impatto sull’ambiente e sui diritti umani, ma coinvolge anche altre imprese a prescindere dalle loro dimensioni e fatturato. La norma, infatti, è conosciuta anche come “Supply Chain Act”, in quanto interessa anche le imprese collegate all’interno di una filiera e i partner commerciali delle grandi aziende quotate.
Un altro tassello per la sostenibilità in Unione Europea
Dopo l’approvazione del Parlamento Europeo arrivata a fine aprile, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato il testo della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), aggiungendo un ulteriore tassello al pacchetto normativo che, durante l’ultima legislatura, ha contribuito a definire le regole e la tassonomia che riguardano l’integrazione della sostenibilità all’interno del modello di business aziendale. Con quest’ultima norma, però, l’Unione Europea fa un passo in avanti, in quanto arriva ad ampliare la platea delle imprese interessate. Infatti, da un lato il principio che ha guidato l’UE nel definire una cornice normativa sul tema della sostenibilità rimane il medesimo anche per la CSDDD: sono le grandi aziende quotate a doversi prendere le maggiori responsabilità verso la transizione ad un’economia sostenibile. Dall’altro, però, con quest’ultima norma vengono coinvolte anche le imprese che intrattengono rapporti commerciali con queste grandi aziende, a prescindere dalle loro dimensioni, nell’ottica di creare un sistema virtuoso all’interno del quale sono i rapporti e le relazioni tra imprese a creare il vero cambiamento sostenibile. In poche parole: se una grande azienda dimostra di rispettare i parametri di sostenibilità stabiliti dall’UE, anche le imprese con le quali essa intrattiene rapporti dovranno farlo. Per questo la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) è chiamata anche “Supply Chain Act”, perché per la prima volta si tenta di avere uno sguardo ampio e globale su tutto il sistema delle imprese europee e sui rapporti che intercorrono tra di esse.
A chi è rivolta, nello specifico, la CSDDD?
Come detto, si parte dalla rendicontazione di sostenibilità delle grandi aziende per poi passare al monitoraggio delle imprese affiliate, ma che cosa si intende in questa norma per “grandi aziende”? La direttiva riguarderà le imprese con oltre 1.000 dipendenti e oltre 450 milioni di euro di fatturato e le loro attività, da quelle di produzione di beni o fornitura di servizi a quelle di distribuzione, trasporto o immagazzinamento di prodotti. La prima bocciatura della Legge era arrivata proprio sulla dimensione delle aziende interessate dal provvedimento, in quanto la Commissione aveva previsto un perimetro della norma ancor più ampio, individuando le aziende con più di 500 dipendenti e 150 milioni di fatturato come target minimo. L’accordo si è poi trovato sulle cifre indicate in precedenza: le imprese interessate dovranno attuare un sistema basato sul rischio per monitorare, prevenire o riparare le violazioni dei diritti umani o i danni ambientali individuati dalla direttiva.
La responsabilità civile dell’impresa
Infatti, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive impone alle imprese di garantire il rispetto dei diritti umani e degli obblighi in materia di ambiente lungo tutta la catena di attività e, nel caso in cui sia individuata una violazione di tali obblighi, esse dovranno intervenire per arrestare o minimizzare gli impatti negativi. Un punto importante della norma è proprio questo: le imprese potranno essere ritenute responsabili dei danni causati e di conseguenza essere sanzionate, con multe che potranno arrivare fino al 5% del fatturato globale dell’azienda. In seguito all’approvazione della direttiva, infatti, il Vice Primo Ministro e Ministro dell’Economia e del Lavoro belga Pierre-Yves Dermagne ha così commentato: “La Direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità ci permetterà di sanzionare chi viola i propri obblighi. Si tratta di un passo concreto e significativo verso un ambiente in cui vivere migliore per tutti”. In sostanza, si tratta di rafforzare la responsabilità civile delle imprese relativa all’impatto negativo nei confronti della società e dell’ambiente che deriva dalle proprie attività. Alle aziende non basterà più monitorare solo il proprio impatto diretto, ma servirà controllare anche tutta la propria catena del valore.
I contenuti della CSDDD
Come anticipato, saranno applicate sanzioni a quelle aziende che non rispetteranno gli obblighi di monitoraggio e d’impegno ad arrestare o minimizzare eventuali impatti negativi emersi nella catena del valore. Oltre alla già citata necessità da parte delle imprese di attuare un piano per rendere conto e prevenire i danni esterni derivanti dagli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente, le aziende dovranno anche prevedere un modello di business che sia compatibile con la transizione a un’economia sostenibile e con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 ºC in conformità degli Accordi di Parigi. Gli obiettivi della direttiva, con l’introduzione di questi due obblighi, sono molteplici: integrare meglio nelle strategie aziendali i processi di gestione e attenuazione dei rischi e degli impatti sui diritti umani e l’ambiente, evitare la frammentazione degli obblighi di diligenza nel mercato unico europeo, aumentare la responsabilità delle società sui propri impatti negativi e migliorare l’accesso ai mezzi di ricorso per i soggetti interessati rispetto alla condotta delle imprese.
L’entrata in vigore della direttiva: i prossimi passi
Dopo diversi rinvii, modifiche e ripensamenti, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive è stata approvata dal Parlamento Europeo e adottata come legge dal Consiglio dell’Unione Europea. Dopo le firme dei Presidenti delle due Istituzioni, la legge verrà pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore venti giorni dopo. Gli Stati Membri avranno due anni di tempo per attuarla e fornire alle imprese del proprio territorio le indicazioni e gli obblighi di legge derivanti dalla normativa. Infine, la CSDDD sarà applicata in diversi scaglioni temporali, per permettere alle aziende di prepararsi a questo cambiamento: 3 anni dall’entrata in vigore della direttiva per imprese con oltre 5000 dipendenti e 1500 milioni di euro di fatturato; 4 anni dall’entrata in vigore della direttiva per imprese con oltre 3.000 dipendenti e 900 milioni di euro di fatturato; 5 anni dall’entrata in vigore della direttiva per imprese con oltre 1.000 dipendenti e 450 milioni di euro di fatturato.