La spesa in sanità digitale nel nostro Paese ha fatto registrare un incremento del 22% durante il 2023 rispetto all’anno precedente, e continua a crescere anche l’interesse sia da parte dei professionisti sanitari sia dei cittadini rispetto a questo tema. Ciò che però ancora manca è, da un lato la diffusione di una cultura digitale consapevole, dall’altro modelli organizzativi che mettano al centro del sistema la persona, con i suoi bisogni e le sue relazioni. L’applicazione di strumenti come la Cartella Clinica Elettronica, la Telemedicina o l’Intelligenza Artificiale generativa non può rappresentare il fine al quale il nostro Sistema Sanitario deve ambire, bensì il mezzo attraverso il quale raggiungere una vera e propria rivoluzione della cura di prossimità. È questo il principale messaggio lanciato durante l’evento di presentazione della ricerca “Sanità digitale: trasformare il presente per un futuro sostenibile” realizzata dall’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano, al quale hanno partecipato diversi rappresentanti delle Istituzioni, tra cui Alessio Nardini, Direttore Generale dell’Unità di missione per l’attuazione degli interventi del PNRR presso il Ministero della Salute.
La spesa in sanità digitale e le priorità d’investimento
La Prof.ssa Cristina Masella e il Prof. Mariano Corso, in qualità di Responsabili Scientifici dell’Osservatorio Sanità Digitale, introducono l’evento di presentazione della ricerca “Sanità digitale: trasformare il presente per un futuro sostenibile” affrontando subito il tema della spesa. Durante il 2023 il totale degli investimenti in sanità digitale nel nostro Paese è stato di 2,2 miliardi, con la maggior parte dei costi (1,6 miliardi) sostenuti dalle strutture sanitarie. Seguono le Regioni con 480 milioni, le Istituzioni Centrali con 78,5 milioni (di cui più di 50 in carico ad Age.na.s) e i Medici di Medicina Generale con 75 milioni. L’ambito prioritario d’investimento si conferma essere quello della cybersecurity, anche a causa dell’aumento degli attacchi informatici subiti dalle strutture sanitarie negli ultimi anni; l’Intelligenza Artificiale, per ora, rimane invece ancora nelle ultime posizioni tra le voci di spesa.
Sanità digitale e PNRR
L’evento di presentazione della ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale è stata anche l’occasione per fare il punto sullo stato di attuazione delle misure che riguardano la sanità nel PNRR. Durante il suo intervento Alessio Nardini, Responsabile per l’Attuazione degli interventi della Missione 6 al Ministero della Salute, ha parlato proprio della spesa legata al PNRR: «Spesso la spesa viene presa come indicatore di riferimento sullo stato di avanzamento dei lavori del PNRR, ma questa è un’informazione distorta, perché la maggior parte degli interventi in sanità richiede innanzitutto una progettazione preliminare, e un’effettiva realizzazione con la messa operativa nel 2026, quando poi sarà visibile anche la spesa». Sullo stato di attuazione delle misure, Nardini ha poi proseguito così: «Per ora stiamo rispettando tutte le scadenze e gli obiettivi. Ad esempio, a giugno sono state finanziate oltre 900 borse di studio per MMG che si sommano alle precedenti 1.800, ma soprattutto a dicembre di quest’anno andremo a rendicontare la realizzazione di 480 Centrali Operative Territoriali (COT), come da target europeo. Ciò che dobbiamo sempre tenere a mente, però, è che il Servizio Sanitario Nazionale deve mettere al centro il paziente, rifiutando una gestione della presa in carico per silos e preferendo quella globale: per raggiungere questo obiettivo gli strumenti della sanità digitale rappresentano una risorsa determinante».
Lo sviluppo della cultura digitale e delle competenze
Proseguendo con l’analisi dei risultati del monitoraggio, è utile evidenziare la parte che riguarda lo sviluppo delle competenze digitali da parte non solo dei professionisti sanitari, ma anche dei cittadini. Dalla ricerca emerge che il cittadino-paziente, per utilizzare in modo efficace gli strumenti di sanità digitale, dovrebbe sviluppare quattro diverse aree di competenze: Digital Literacy (funzionalità degli strumenti), Digital Soft Skills (comunicazione attraverso gli strumenti), Health Literacy (comprensione delle informazioni legate alla salute), eHealth Skills (utilizzo autonomo delle tecnologie).
Solo un cittadino su tre raggiunge competenze adeguate rispetto a queste abilità, indicando la Health Literacy e la Digital Soft Skills come le aree più critiche nelle quali riscontrano le maggiori lacune. Nonostante questi gap formativi da colmare, i cittadini italiani indicano il digitale (insieme con le farmacie) come il canale preferito per accedere ai servizi sanitari.
La Telemedicina e il Fascicolo Sanitario Elettronico
Tra i diversi ambiti indagati dalla ricerca non poteva mancare quello legato alla Telemedicina. La piattaforma nazionale, in carico ad Age.na.s, è stata collaudata a novembre 2023 e tutte le Regioni hanno già previsto un modello organizzativo di riferimento, con i due soggetti capofila (Lombardia e Puglia) che hanno anche avviato la procedura delle gare necessaria all’assegnazione degli appalti per la realizzazione delle piattaforme. Sempre più medici ricorrono agli strumenti di Telemedicina, ma solo il 24% di essi afferma di aver ricevuto una formazione adeguata all’utilizzo di questa risorsa. Inoltre, non essendo ancora state implementate le piattaforme regionali ufficiali, l’erogazione dei servizi, che avviene tramite software e applicazioni generiche, da un lato non è sicura rispetto alla trasmissione di dati sensibili, dall’altro non risulta funzionale alla valorizzazione dei dati stessi. Si auspica, naturalmente, che l’effettiva entrata in uso di strumenti codificati potrà risolvere anche questi problemi.
Più o meno sullo stesso livello è anche il dato che rivela l’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico da parte dei professionisti sanitari, al quale ricorre il 35% dei medici specialisti intervistati e il 48% dei medici di Medicina Generale. Tra questi, chi lo ha utilizzato ha indicato come maggiormente rilevante tra i benefici prodotti dall’FSE la possibilità di ridurre il tempo necessario per reperire le informazioni sui pazienti; meno incisiva, invece, l’opportunità di prendere decisioni personalizzate sulla base della storia clinica dei pazienti. Quest’ultimo punto, infatti, è reso più difficile dall’alimentazione dell’FSE da parte delle aziende sanitarie pubbliche e private, che procede piuttosto a rilento.
Benefici e rischi dell’applicazione dell’Intelligenza Artificiale Generativa
Prosegue, infine, il monitoraggio dell’Osservatorio Sanità Digitale sull’applicazione dell’Intelligenza Artificiale, con la novità di quest’anno rappresentata dal capitolo dedicato all’AI Generativa. Il 23% dei cittadini afferma di utilizzare ChatGPT per reperire informazioni sanitarie, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione primaria, anche se rimane un 12% che l’ha utilizzata anche per l’elaborazione di diagnosi a partire da determinati sintomi. L’utilizzo dell’AI Generativa da parte dei medici, invece, è in costante aumento: il 29% la utilizza per la ricerca di informazioni scientifiche (dato triplicato rispetto al 2022), solo l’8% però per supporto al triage.
In generale, l’interesse risulta alto per tutte le diverse possibili applicazioni dell’AI Generativa, con i medici che fanno pendere la bilancia più sui possibili benefici che sui rischi generati da questo strumento. L’Osservatorio Sanità Digitale ha individuato sulla base delle risposte ricevute tre categorie rappresentative del rapporto tra i professionisti sanitari e l’AI: gli entusiasti (45%), i realisti (41%) e gli scettici (appena il 14%).