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Il ruolo delle Real World Evidence secondo EMA

Perché ne stiamo parlando
Come le agenzie regolatorie quali EMA percepiscono l’uso delle Real World Evidence? Ne ha parlato Marco Cavaleri, Capo Dipartimento Rischi per la Salute Pubblica e presidente della Task force emergenze di EMA.

Il ruolo delle Real World Evidence secondo l’EMA

“Le Real World Evidence sono fondamentali per comprendere meglio come gestire le malattie e ottimizzare le strategie di trattamento”. Con queste parole Marco Cavaleri di EMA ha aperto il convegno del progetto europeo ORCHESTRA coordinato dall’Università di Verona, che si è tenuto nei giorni scorsi nella città scaligera, dove sono stati presentati una miriade di dati ottenuti in 4 anni di ricerche sul COVID, sull’efficacia delle vaccinazioni in varie popolazioni e sul long COVID.

Partendo dai vaccini per il COVID, Cavaleri sottolinea l’importanza di «prendere vantaggio di tutti i dati che vengono raccolti negli anni, progettare studi che possano informare su quali potrebbero essere le migliori opzioni da considerare nei trial clinici», al fine di identificare interventi efficaci per i pazienti. A questo riguardo, «una raccolta di dati più armonizzata può portare a una migliore e più rapida comprensione degli agenti che sono efficaci». Il Dr. Cavaleri fa riferimento ad esempi tratti da varie esperienze regolatorie che evidenziano come le RWE possano informare le decisioni relative alle approvazioni dei trattamenti e alle raccomandazioni, ma debbano dimostrare robustezza. Le evidenze devono essere trattate con attenzione e cautela, ribadisce.

RWE, trattamento delle infezioni e programmi di vaccinazione

Cavaleri sottolinea che i regolatori riconoscono l’importanza delle RWE specialmente nel contesto del trattamento delle infezioni e afferma che «svolgono un ruolo vitale nella definizione delle strategie vaccinali, nell’uso dei richiami e nell’adattamento dei vaccini», ricordando l’importanza critica giocata dalle RWE per comprendere la natura multifattoriale del COVID-19 e come hanno avuto un ruolo cruciale nel guidare l’implementazione di programmi di vaccinazione.

«Questo aiuto», ricorda, «è stato determinante nel rendere i programmi vaccinali più efficaci e reattivi alle esigenze della popolazione». E non solo, prosegue, hanno illuminato gli impatti immediati dei farmaci antivirali durante le infezioni acute, ma anche i loro potenziali benefici nel mitigare le sequel post-acute.

Cautela nell’utilizzo del propensity score matching

Nonostante i vantaggi delle RWE, il rappresentante di EMA riconosce le significative sfide nella raccolta e analisi dei dati, evidenziando la necessità di metodologie rigorose che possano tenere conto dei bias e dei fattori confondenti negli studi osservazionali.

«Dobbiamo essere molto, molto attenti quando facciamo propensity score matching», avverte. Il propensity score matching è una tecnica statistica utilizzata per creare gruppi comparabili ed è un potenziale strumento per affrontare queste sfide, ma Cavaleri avverte che è necessaria una considerazione attenta per garantire la validità delle comparazioni effettuate con questo approccio, insistendo sulla necessità di garantire che i pazienti o le popolazioni analizzate siano effettivamente comparabili, per evitare conclusioni fuorvianti.

«Quando si utilizza il propensity score matching, l’obiettivo è creare due gruppi di pazienti che siano simili in termini di caratteristiche di base, per poter attribuire eventuali differenze nei risultati ai trattamenti ricevuti piuttosto che a fattori confondenti», come differenze significative tra i gruppi che non vengono corrette, compromettendo l’affidabilità delle conclusioni. Cavaleri suggerisce che ci sia bisogno di strumenti adeguati per affrontare le questioni associate a questo tipo di analisi. «Le evidenze devono essere trattate con attenzione e cautela, poiché possono avere implicazioni significative per le decisioni di trattamento».

Studio di caso: Nirmatrelvir e molnupiravir per COVID-19

In relazione alle Real-World Evidence, Cavaleri presenta poi il caso di due farmaci sottoposti all’EMA per il trattamento del Covid. “Nirmatrelvir è stato autorizzato principalmente in base a studi clinici randomizzati, con ulteriori dati di RWE che ne hanno dimostrato anche l’efficacia a lungo termine”. L’approvazione da parte dell’EMA è stata confermata grazie a RWE che hanno evidenziato l’utilità del farmaco nella riduzione della gravità della malattia e nel prevenire l’ospedalizzazione nei pazienti a rischio. “Questo caso sottolinea l’importanza delle RWE, in particolare per valutare gli effetti a lungo termine non sempre rilevati negli studi clinici tradizionali”.

In contrasto, un altro farmaco, molnupiravir, non ha ottenuto l’autorizzazione dall’EMA nonostante evidenze positive da studi RWE. “Questo è dovuto al fatto che i risultati degli studi clinici randomizzati per molnupiravir hanno sollevato dubbi sull’efficacia del farmaco. Anche se diversi studi di Real-World Evidence suggerivano un beneficio, l’EMA ha deciso di non approvare il farmaco poiché i dati dai trial clinici lasciavano incertezze significative”. Questo esempio evidenzia come, nonostante il valore delle RWE, i dati provenienti dagli studi clinici restino il fattore determinante nelle decisioni regolatorie, soprattutto quando emergono discrepanze tra le due fonti di evidenza.

Il ruolo dei quadri regolatori

Dr. Cavaleri sottolinea l’importanza dei quadri regolatori per facilitare l’uso delle RWE. «EMA si sta impegnando per armonizzare le definizioni e stabilire un chiaro panorama normativo per la valutazione dei trattamenti basati su RWE.

Questo include la promozione della collaborazione con organismi internazionali per garantire che le definizioni e gli standard adottati siano coerenti e applicabili in vari contesti», sostiene. Rispetto allo sviluppo di metodologie innovative per integrare meglio le RWE nel quadro normativo, il Capo Dipartimento Rischi per la Salute Pubblica di EMA cita l’esplorazione di trial pragmatici e altri disegni di studio adattativi che consentano flessibilità nella raccolta dei dati mantenendo rigorosità scientifica.

Cavaleri evidenzia infine l’importanza di strategie di comunicazione efficaci per trasmettere il valore delle RWE agli stakeholders, inclusi fornitori di assistenza sanitaria e pazienti, e lancia un invito ad un approccio collaborativo che «coinvolga tutte le parti nella conversazione attorno alle RWE, con lo scopo di migliorare i risultati per i pazienti e ad aumentare l’efficacia complessiva degli interventi terapeutici».

Keypoints

  • Marco Cavaleri, capo del Dipartimento Rischi per la Salute Pubblica dell’EMA, ha sottolineato l’importanza delle Real World Evidence (RWE) nella gestione delle malattie e nell’ottimizzazione dei trattamenti durante un convegno del progetto europeo ORCHESTRA a Verona
  • Ha evidenziato come i dati raccolti negli anni possano migliorare gli studi clinici e identificare interventi efficaci per i pazienti, enfatizzando la necessità di una raccolta dati armonizzata
  • Cavaleri ha riconosciuto il ruolo cruciale delle RWE nella definizione delle strategie vaccinali, nell’uso dei richiami e nell’adattamento dei vaccini, specialmente nel contesto del COVID-19
  • Nonostante i benefici, ha avvertito delle sfide nella raccolta e analisi dei dati, sottolineando l’importanza di metodologie rigorose per affrontare bias e fattori confondenti
  • Ha espresso cautela nell’uso del propensity score matching, raccomandando attenzione per garantire comparabilità tra i gruppi analizzati
  • Cavaleri ha discusso il caso controverso del farmaco antivirale nirmatrelvir, inizialmente rifiutato dall’EMA a causa di evidenze ritenute non robuste, ma approvato dopo l’emergere di dati più convincenti
  • Ha sottolineato l’importanza di quadri regolatori chiari per facilitare l’uso delle RWE e promuovere la collaborazione internazionale per standardizzare definizioni e metodologie
  • Infine, ha evidenziato la necessità di strategie di comunicazione efficaci per valorizzare le RWE tra gli stakeholders, invitando a un approccio collaborativo per migliorare i risultati per i pazienti

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