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Il SSN dopo la pandemia: luci e ombre secondo il Piano Nazionale Esiti di AGENAS

Perché ne stiamo parlando
Quando parliamo di innovazione nelle scienze della vita non possiamo ignorare il sistema che regge tutto questo nel nostro paese. Secondo l’ultimo rapporto AGENAS, il Servizio Sanitario Nazionale prova a ripartire dopo lo tsunami pandemico, ma rimangono ancora molte criticità.

Il SSN dopo la pandemia: luci e ombre secondo il rapporto AGENAS

La sanità italiana prova faticosamente a ripartire dopo lo tsunami pandemico. Il rapporto Agenas sul Programma Nazionale Esiti 2023, presentato ieri, fotografa una situazione ancora critica per molti aspetti, con ampi divari territoriali e segnali preoccupanti di ritorno a pratiche inappropriate. Ma emergono anche primi spiragli di miglioramento. Vediamo in sintesi gli aspetti principali del rapporto.

Volume di attività

Il 2022 ha visto una lenta ripresa dei ricoveri dopo i drastici cali del biennio pandemico, con un aumento di oltre 300.000 unità rispetto al 2021. Tuttavia, il gap con i livelli del 2019 rimane ampio: circa 890.000 ricoveri in meno, pari a un -10%. La ripartenza ha riguardato soprattutto i ricoveri programmati e quelli diurni, mentre le ospedalizzazioni urgenti sono pressoché ferme. In sintesi, il sistema arranca ma si intravedono primi segnali di normalizzazione.

Aumentano i ricoveri per infarto miocardico

Sul fronte dell’efficienza, persistono difficoltà nel garantire cure tempestive in casi come infarto e ictus. La percentuale di angioplastica entro 90 minuti per infarto rimane ferma al 57%, ben lontana dal target del 75%. Per l’infarto miocardico acuto si registra un lieve aumento dei ricoveri e un miglioramento della mortalità a 30 giorni, scesa al 7,7% dall’8,4% del 2020. In ripresa anche gli interventi di bypass aorto-coronarico e di sostituzione valvolare cardiaca, che si stanno riavvicinando ai livelli pre-pandemia.

Ortopedia in ripresa

In ambito ortopedico si assiste al completo riallineamento degli interventi di protesi d’anca rispetto al periodo pre-Covid. Migliora anche la concentrazione dei casi di frattura del femore, sebbene permangano difficoltà nell’esecuzione tempestiva dell’intervento chirurgico entro 48 ore. L’ortopedia sembra essere una delle aree in cui la ripresa è stata più rapida ed efficace.

Troppi parti cesarei e poche strutture virtuose

Dopo anni di continuo calo delle nascite, nel 2022 c’è stato un incremento del 6% rispetto all’atteso, segnale di una possibile inversione di tendenza. Preoccupa però l’aumento del ricorso al parto cesareo: nel 2022 la media nazionale è risalita al 23%, tornando ai livelli del 2017 e superando il tetto massimo del 15% previsto dall’Oms. La variabilità geografica e tra ospedali è elevatissima, con punte over 40% in molte strutture di Lazio, Campania e Puglia. Buone performance si registrano invece in Friuli, Trentino e Veneto.

La Chirurgia oncologica sconta un’eccessiva frammentazione

Gli interventi per tumore maligno della mammella sono tornati in linea con il periodo pre-Covid. Bene anche la colecistectomia laparoscopica, con l’86% degli interventi effettuati con degenze inferiori a 3 giorni, a testimonianza di un diffuso miglioramento dei livelli di sicurezza. permangono però casi di eccessiva frammentazione della casistica negli interventi molto complessi. Il rapporto conferma infatti la frammentazione delle casistiche sulle procedure ad alta complessità come i bypass aorto-coronarici e gli interventi per tumore del pancreas, con troppi centri sotto i volumi minimi. Notizie confortanti arrivano invece dalla senologia, con il 77% degli interventi per carcinoma mammario effettuati in centri ad alto volume, oltre la soglia dei 150 casi l’anno.

Disuguaglianze di genere e cittadinanza

Il rapporto conferma la presenza di disuguaglianze nell’assistenza sanitaria. Le donne con infarto, ad esempio, ricevono meno angioplastica urgente e hanno una mortalità più elevata rispetto agli uomini. Gli stranieri hanno maggiori criticità nell’assistenza perinatale e tassi più alti di ricoveri evitabili, probabilmente per una minore prevenzione sul territorio.

Pochi dati sui servizi territoriali: un limite da colmare

I limiti principali del rapporto derivano dall’impossibilità di integrare le informazioni ospedaliere con altre fonti. Manca una visione complessiva dei percorsi di cura tra territorio e ospedale. Inoltre la qualità della codifica di alcune informazioni è ancora inadeguata. Sarà necessario investire sull’informatizzazione e sulla formazione degli operatori.

Conclusioni

In sintesi, i dati del rapporto Agenas confermano il progressivo ritorno alla normalità del nostro sistema sanitario dopo la battuta d’arresto imposta dalla pandemia. Permangono però ambiti di criticità, dall’eccesso di tagli cesarei alla frammentazione degli interventi oncologici complessi, fino alle disuguaglianze di accesso tra diversi gruppi di popolazione.  Sarà dunque fondamentale nei prossimi anni potenziare i servizi territoriali, migliorare l’appropriatezza organizzativa e clinica delle cure, superare il divario digitale e combattere le diseguaglianze, per garantire a tutti i cittadini, senza distinzioni geografiche o sociali, un uguale accesso a prestazioni sanitarie efficaci e sicure. Il PNRR può costituire un’occasione irripetibile per compiere un deciso salto di qualità del nostro Servizio Sanitario Nazionale.

Keypoints

  • Secondo il rapporto AGENAS sul PNE 2023, nel 2022 c’è stata una ripresa lenta e disomogenea dei ricoveri, con gap del 10% rispetto al 2019
  • Persistono criticità nella tempestività di accesso a cure salvavita come angioplastica per infarto e interventi per frattura di femore
  • Preoccupante aumento dei parti cesarei, tornati al 23% contro il target OMS del 15%
  • Miglioramenti in ortopedia, con pieno recupero degli interventi di protesi d’anca
  • Eccessiva frammentazione degli interventi complessi come bypass e tumori pancreatici
  • Ampie disuguaglianze di accesso e di esito legate a genere e cittadinanza

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