Il 19 luglio è stata approvata alla Camera dei deputati la proposta di Legge a prima firma del deputato leghista Giulio Centemero, contenente “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start up e delle PMI innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti”. La misura, votata con il favore dei partiti di maggioranza e anche di Azione Italia Viva e Partito Democratico, passa ora all’esame del Senato. La Legge interviene sulla disciplina della detrazione Irpef in regime “de minimis” per gli investimenti in start up e PMI innovative, consentendone la trasformazione in credito d’imposta in caso di incapienza del contribuente. Non solo, perché la misura votata dalla Camera prevede anche altre agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti nelle start up e nelle PMI innovative.
Start up in Italia: la normativa di riferimento del settore
L’Italia si è dotata del suo Startup Act nel 2012 grazie al decreto-legge 179/2012, convertito in Legge con il cosiddetto Decreto Crescita il 17 dicembre 2012. La Legge ha introdotto nella normativa italiana la definizione di start up, attribuendo a questa categoria di imprese una serie di misure ad-hoc – in molti casi estese anche alle PMI innovative – con l’obiettivo di supportare le start up durante tutto il loro ciclo di vita e nelle loro relazioni con l’ecosistema dell’innovazione (investitori, incubatori, università).
Che cosa si intende per start up innovativa
Secondo la definizione, sono considerate start up innovative le imprese che soddisfano una serie di requisiti, tra i quali la costituzione da non più di cinque anni, un valore annuo della produzione inferiore a cinque milioni, l’innovazione tecnologica come oggetto sociale prevalente, la presenza di personale altamente qualificato (almeno 1/3 di dottori di ricerca o 2/3 di laureati magistrali) e la spesa di almeno il 15% del maggiore valore tra fatturato e costo in Ricerca e Sviluppo. La start up innovativa, inoltre, deve essere titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software registrato.
Le imprese che soddisfano questi requisiti possono registrarsi come start up innovative alla Camera di Commercio e godere di diversi benefici; è prevista inoltre una piattaforma dedicata, con la possibilità di creare un profilo personalizzabile per presentare il proprio business, le caratteristiche innovative dell’impresa e i finanziamenti ricevuti.
Quali benefici per le start up?
Il già citato DL Crescita e altri interventi successivi del Legislatore (tra cui il Decreto Rilancio che ha assegnato risorse per contributi a fondo perduto e per il Fondo Venture Capital durante la pandemia) hanno previsto e implementato diversi benefici in favore delle startup e delle PMI innovative, tra i quali:
- Sostegno e agevolazioni per l’avviamento dell’attività: dal 2016 è prevista la possibilità di costituire una startup attraverso una procedura online gratuita e senza la necessità della mediazione di un atto notarile, ed è garantita l’assistenza tecnica gratuita;
- Accesso a finanziamenti agevolati e incentivi all’investimento nel capitale: dal 2017, per gli investitori che effettuano investimenti in capitale di rischio di startup innovative è disponibile un importante sgravio fiscale, condizionato al mantenimento della partecipazione per un minimo di 3 anni, del 30% sull’Irpef per le persone fisiche (fino a un massimo di 1 milione di euro) e del 30% dell’Ires per le persone giuridiche (fino a un massimo di 1,8 milioni di euro);
- Accesso semplificato al Fondo di Garanzia per le PMI e ai finanziamenti a tasso zero previsti da Smart&Start Italia, il principale programma di finanziamento agevolato a livello nazionale dedicato alle startup innovative.
La normativa italiana prevede inoltre la trasformazione della start up in una PMI innovativa attraverso un meccanismo di transizione semplificato che permette il mantenimento dei benefici in continuità. In caso di insuccesso dell’impresa, invece, le startup innovative possono contare su procedure più rapide e meno gravose rispetto a quelle ordinarie per concludere le proprie attività.
Quanto vale il settore delle start up in Italia
I dati ufficiali più recenti (relativi al primo trimestre del 2023), pubblicati grazie alla collaborazione tra Ministero delle Imprese e del Made in Italy, InfoCamere, Unioncamere e Mediocredito Centrale, descrivono un settore che, seppur in salute, sta subendo una lieve flessione rispetto all’apice raggiunto durante il terzo trimestre del 2022 (quando il numero di startup nel nostro Paese aveva toccato la cifra record di 14.708 attività per una produzione totale di più di 2 miliardi).
Dalla fine del 2022, invece, i principali indicatori hanno iniziato a subire un calo. Al primo trimestre del 2023, le startup in Italia sono 14.029, e la produzione totale è scesa a meno di 1 miliardo e 800 milioni. Calano anche numero di dipendenti e di soci complessivi ma, nel primo trimestre del 2023 ritorna a salire il capitale sociale totale dichiarato dalle start up innovative.

Se, dunque, il terzo trimestre del 2022 ha rappresentato un momento di grande fervore per le start up italiane, dopo anni di crescita la fine del 2022 e l’inizio del 2023 hanno registrato un calo per la maggior parte degli indicatori. A giustificare questa riduzione ci sono però diverse componenti, soprattutto causate da fattori esogeni come l’instabilità politica internazionale e l’aumento dell’inflazione. Ad oggi, secondo la piattaforma dedicata, risultano iscritte al Registro imprese 13.862 startup: sembra proseguire, dunque, il calo nel settore.
La Legge Centemero per la promozione e lo sviluppo delle start up
La Legge approvata qualche giorno fa dalla Camera dei deputati sembra dunque arrivare nel momento giusto, durante il quale il settore avverte le prime difficoltà. L’On. Giulio Centemero, della Lega, ha presentato la Legge contenente “Disposizoni per la promozione e lo sviluppo delle startup e delle PMI innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti” in data 13 ottobre 2022. Il provvedimento ha poi seguito l’iter normativo in Commissione Finanze conclusosi il 22 giugno 2023, per poi passare alla discussione in Assemblea con l’approvazione del 19 luglio. Ora il testo passa all’esame in Senato, dove non ci saranno problemi per l’approvazione definitiva considerando l’appoggio alla Legge garantito in fase di votazione, oltre che dai partiti di maggioranza, anche da Azione-Italia Viva e dal Partito Democratico. MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, invece, si sono astenuti.
Che cosa prevede la Legge
La misura si inserisce nel quadro normativo più ampio riferito alle startup, e introduce alcuni accorgimenti volti a rendere più efficienti le agevolazioni fiscali all’interno del settore. La Legge è composta da quattro articoli, così suddivisi:
- L’Articolo 1 rimanda alla definizione di startup contenuta nel già citato Decreto Crescita;
- L’Articolo 2 prevede che, per gli investimenti in startup e PMI innovative secondo il regime de minimis, nel caso di incapienza della persona fisica per la detrazione d’imposta, questa non vada perduta, ma possa essere tramutata in credito d’imposta da utilizzare in dichiarazione nell’attuale periodo d’imposta o nei successivi;
- L’Articolo 3 modifica in più punti l’Art.14 del DL n. 73 del 2021 (cd. Sostegni-bis), che prevedeva un’esenzione per le plusvalenze realizzate da persone fisiche derivanti da cessione di partecipazione al capitale di imprese startup possedute almeno per tre anni. Ora, con la nuova proposta di legge, si prevede che l’esenzione non si applichi più agli investimenti effettuati in regime de minimis, ma rimangono agevolati gli investimenti che godono della detrazione o della deduzione del 30%.
- L’Articolo 4 innalza da 25 a 50 milioni di euro il limite di patrimonio netto previsto per le società di investimento semplice (SIS).
Le reazioni della politica
Il primo firmatario della Legge Giulio Centemero si è detto molto soddisfatto dell’approvazione della Proposta di Legge, e ha dichiarato: “Questa proposta di legge punta a diminuire il peso della compliance per i fondi e al miglioramento degli incentivi per chi investe e per chi riceve capitale. L’obiettivo è quello di stimolare l’investimento, portare liquidità sull’economia reale e facilitare la nascita di fondi di investimento specializzati in start up e PMI sul territorio italiano”.
Dalla parte dell’opposizione, il Partito Democratico si dichiara invece moderatamente soddisfatto, con il Deputato Claudio Michele Stefanazzi – la cui proposta di Legge sulle startup è stata abbinata a quella dell’On. Centemero – che durante il suo intervento in Aula ha affermato: “Le misure previste in questa normativa si inseriscono nel solco dei provvedimenti del passato e mirano a trasformare, in maniera definitiva, la ricerca traslazionale in un asset fondamentale per il rilancio del Paese. Si tratta di interventi molto utili a creare un framework normativo sempre più vantaggioso. La norma che oggi esaminiamo poteva però essere l’occasione per una rivisitazione complessiva e organica della materia, a partire dagli ostacoli che le imprese italiane, in generale, e quelle del comparto startup in particolare, si trovano ad affrontare oggi quotidianamente”.
Una vera svolta o un piccolo passo?
La verità sta, come sempre, nel mezzo. Da un lato, infatti, la norma appena approvata dalla Camera punta a creare condizioni ancora più favorevoli per l’investimento in startup attraverso la possibilità di non perdere la detrazione d’imposta in caso d’incapienza e alla concessione di ulteriori incentivi agli investimenti effettuati dalle persone fisiche nel capitale sociale delle imprese. Dall’altro, però, è chiaro che ci troviamo di fronte a piccoli – seppur necessari – accorgimenti di fronte ad una difficoltà ben più ampia nel reperire investitori, e quindi capitale, soprattutto creando le condizioni per coinvolgere fondi previdenziali e pensionistici nel processo di crescita verso l’innovazione.
Per dare ancora più impulso al settore delle startup servono dunque interventi come questo che riguardano un più ampio accesso alle agevolazioni fiscali, ma è necessario soprattutto che queste misure si inseriscano in un sistema di provvedimenti integrato, che punti a rendere più efficiente il trasferimento tecnologico delle Università, attraverso una Regia nazionale. Su questo tema, i progetti del PNRR dedicati al rapporto tra imprese e Università potranno davvero segnare una svolta tanto attesa nel nostro Paese.