Ricerca. Innovazione. Sostenibilità. Questi i temi al centro del 63esimo Simposio dell’Associazione Farmaceutici dell’Industria che si svolgerà a Rimini dal 5 al 7 giugno. Un’occasione per fare il punto sulle sfide dell’Industria della Salute. «Un appuntamento annuale che riunisce tutti gli attori della filiera della salute, dalle associazioni di categoria (Farmindustria, Assobiotec, Assointegratori, Assosalute, AICRO…) alle istituzioni (AIFA, Ministero della Salute) e alle startup» commenta Giorgio Bruno, Presidente AFI. Che anticipa: «Ricerca, innovazione e sostenibilità sono i tre pilastri dell’industria della salute: permettono al sistema della salute di fare impresa, di crescere e rendere competitivo il mercato nazionale».
Una leva, aggiunge Bruno, per la crescita del Paese: «L’industria della salute è uno degli asset principali del nostro Paese. Se non c’è salute non c’è economia, ma non solo: senza salute non c’è nemmeno vita sociale. Ecco che allora il Simposio si conferma quale momento importante di incontro e confronto sulle sfide che il comparto deve affrontare e sulle opportunità di crescita».
3 giorni, 20 sessioni tematiche, una “piazza” dedicata alle startup e una alle donne, 2 lectio magistralis, «Mercoledì pomeriggio quella di Marcello Cattani, Presidente di Farmaindutria, dedicata alle sfide dell’industria del pharma, e giovedì mattina quella della farmacologa e Senatrice a vita Elena Cattaneo, focalizzata sull’importanza della ricerca scientifica, perché se non c’è ricerca non c’è cura».
Giorgio Bruno, nell’illustrare il programma del Simposio, evidenzia la trasversalità degli incontri per riflettere coralmente su come si sta muovendo il mondo della salute: «È un settore economico interdisciplinare, complesso e dinamico e le sessioni tecnico-scientifiche coprono tutti gli aspetti della filiera: produzione, qualità, regolatorio, supply chain… parleremo di Health Technology Assessment, di Intelligenza Artificiale, pubblicità, biotech, sostenibilità».
In che modo la sostenibilità “governa” oggi l’innovazione nella filiera della salute?
«La sostenibilità è un concetto ampio e non solo economico. Richiede, da parte delle aziende, l’adozione di pratiche e di politiche che minimizzino la produzione di scarti e rifiuti, ottimizzino lo sfruttamento delle risorse e contribuiscano a migliorare il funzionamento dell’azienda. La sostenibilità è cultura e deve pervadere e spingere le aziende ad adottare pratiche commerciali e produttive etiche ed estremamente responsabili.
Oggi, inoltre, è molto importante che anche la diversità e l’inclusione orientino l’innovazione nella filiera della salute».
Giorgio Bruno, lei ha detto che la filiera della salute è un asset strategico per la crescita del Paese: in che modo potenziarne il ruolo?
«Da un punto di vista imprenditoriale, si tratta di un settore altamente competitivo, in cui l’innovazione, basata su solide basi scientifiche e tecnologiche, gioca un ruolo essenziale, come anche la capacità di sostenere investimenti di medio e lungo periodo. Stiamo facendo il possibile per aumentare la produttività, minimizzare gli scarti, migliorare la supply chain e, attraverso processi più snelli, renderla più flessibile per permettere ai prodotti di arrivare al mercato nel più breve tempo possibile.
Ma per perseguire questo obiettivo, il comparto richiede un maggiore apporto da parte delle istituzioni in questo processo di rinnovamento: l’adozione di politiche ambientali ed economiche che permettano di migliorare la nostra performance e andare incontro alle esigenze del paziente».
Riprendendo il titolo del Simposio, quali le sfide maggiori da affrontare per innovare il settore?
«Ricerca, innovazione e sostenibilità sono fondamentali per poter crescere, sono un trinomio inscindibile, perché se non c’è innovazione non c’è ricerca e questa deve essere condotta in maniera sostenibile. Per questo il comparto chiede alle istituzioni un sostegno per supportare lo sviluppo sostenibile del settore e di continuare a investire, di continuare a credere in questo asset che è fondamentale per il Paese. Lo ha dimostrato durante il Covid. È essenziale quindi che si continui a investire in ricerca e sviluppo, incoraggiando la collaborazione tra imprese, università, centri di ricerca e istituzioni pubbliche. Questo favorirà non solo la formazione di nuovi talenti, ma anche la creazione di reti di innovazione e la diffusione delle migliori pratiche».
Tra le innovazioni di cui si discuterà c’è il deblistering: in che modo la possibilità di vendere farmaci sfusi può migliorare la gestione della salute, semplificare la vita dei pazienti e ridurre la carenza dei farmaci?
«Abbiamo organizzato una sessione sul deblistering perché è un tema di grande attualità, un fenomeno latente che in Italia alcune regioni, come per esempio la Lombardia, stanno applicando. L’allestimento delle monodosi nelle farmacie può giocare un ruolo importante per garantire ai pazienti l’adeguatezza terapeutica contribuendo al contempo a contrastare la carenza dei farmaci attraverso una più attenta distribuzione dei farmaci. Ovviamente non si può applicare a tutti i farmaci, si pensi ai medicinali iniettabili o parenterali, ma di fatto alcune categorie di farmaci possono essere gestite in modo diverso consentendo al paziente una maggiore flessibilità nella gestione delle confezioni».
Tra i temi al centro degli incontri anche le CAR-T, che stanno cambiando le prospettive di cura delle malattie oncoematologiche e stanno apportando una rivoluzione in campo medico con importanti sfide e opportunità da affrontare.
«Produrre CAR-T non è facile. La loro preparazione è estremamente complessa, c’è dietro una tecnologia estremamente innovativa. Parliamo di una terapia innovativa che offre ai pazienti oncologici una possibilità di cura attraverso un approccio sempre più personalizzato. Durante il Simposio ripercorreremo la storia di questa rivoluzione terapeutica, i risultati ottenuti in ambito oncologico e nella cura delle malattie del sangue, di come il sistema di cura si stia sempre più muovendo verso la medicina personalizzata e degli sforzi che si stanno facendo per portare nella pratica clinica nuove terapie a misura delle caratteristiche individuali dei pazienti».
Giorgio Bruno, 63esima edizione del Simposio. 64 anni di vita per l’Associazione Farmaceutici dell’Industria.
«Esattamente. L’AFI è una società scientifica nata negli anni 60, da un’idea del Professor Alessandro Rigamonti, con l’intento di creare cultura e fare formazione per contribuire alla crescita del settore. Oggi conta circa 2.500 soci, tecnici dell’industria farmaceutica che dopo la formazione universitaria possono trovare in AFI un punto di riferimento per continuare a formarsi e aggiornarsi grazie ai seminari, i simposi e gli eventi che organizziamo.
È un mondo in continua evoluzione il nostro: il regolatorio, le normative, le linee guida cambiano e in questo momento storico caratterizzato dall’avvento delle tecnologie di Intelligenza Artificiale e terapie digitali, le sfide e le opportunità che l’industria della salute deve affrontare sono molteplici e AFI continuerà a promuovere iniziative culturali di aggiornamento pratico-professionale».