Uno dei temi che ha caratterizzato il dibattito pubblico in sanità negli ultimi anni è stato quello sulla carenza di medici. Alcuni fattori noti da anni (anzianità della classe medica, aumento dei bisogni sanitari, basso numero di laureati in medicina, emergenza Covid) hanno fatto sì che, soprattutto in determinate specializzazioni, i nuovi medici formati dall’università non sono in grado di colmare i vuoti creati da coloro che lasciano la professione. Questa situazione ha evidenziato l’inadeguatezza delle autorità nazionali e regionali nella programmazione dei fabbisogni del personale medico.
Inadeguatezza che viene evidenziata, questa volta per motivazioni opposte a quelle appena riportate, dallo studio realizzato da Anaao Assomed intitolato ”L’inarrestabile marcia verso la Pletora Medica”. In particolare, in questo documento viene esposta una critica ragionata alle azioni messe in campo da governo e legislatore per aumentare il numero di medici. Provvedimenti, primo fra tutti l’aumento di 10.000 unità l’anno del numero programmato di accesso alle Facoltà di Medicina e Chirurgia, che non tengono conto degli effetti di lungo termine che essi avranno sulla dinamica formativa e su quella lavorativa.
I dati sulla “curva demografica” dei medici italiani
Basandosi sui dati del Ministero della Salute aggiornati a fine 2021, i medici attivi in Italia sono circa 237.392. Ben il 55% di essi ha un’età pari a 55 anni o superiore, e in una prospettiva decennale si può stimare che circa 109.000 di essi rientreranno nei criteri necessari per accedere al pensionamento, con un picco atteso di uscite nel biennio 2026/2027.
Sul versante formativo negli anni accademici compresi tra il 2017/18 e il 2026/27 i posti programmati per il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia sono circa 141.000. In questo stesso lasso di tempo i contratti per la formazione specialistica raggiungeranno il totale di circa 150.000, a cui vanno aggiunte 25 mila borse per la formazione in Medicina Generale. Questo significa che si avrà una differenza di circa 32 mila unità tra la stima delle uscite e il numero di specialisti e MMG di nuova formazione.
La futura “Pletora Medica”
Poiché si stima che il 60% dei pensionamenti attesi nel decennio avverranno entro il 2027, e che dopo tale anno il loro numero calerà in modo sensibile, si prevede che si creerà un vero e proprio “imbuto lavorativo”. Questa tendenza nella curva previdenziale, unita al notevole aumento dei medici neolaureati e dei nuovi specialisti, favorirà la cosiddetta pletora medica.
Ciò significherà un considerevole aumento dei medici neolaureati e specialisti che, in mancanza di una nuova politica delle assunzioni, rischia di immettere sul mercato sanitario della forza lavoro a basso costo e senza alcun potere contrattuale. Tale prospettiva sarà un ulteriore incentivo all’emigrazione verso paesi europei o extraeuropei di medici neolaureati e neo-specialisti formati in Italia.
Le specializzazioni più attrattive e quelle meno ambite
Lo studio sottolinea come tali considerazioni siano ulteriormente complicate dalla diversa distribuzione di nuovi medici e pensionamenti per le diverse tipologie di specializzazione. Da recenti indagini realizzate da Anaao Giovani/ALS, il 20% dei circa 49.000 contratti finanziati negli ultimi tre concorsi di specializzazione non risultano assegnati.
Questo in parte perché oggi c’è un’eccessiva offerta di posti di formazione specialistica rispetto al numero di laureati attuali, e in parte perché ci sono discipline che godono di una scarsa attrattività. Tali aree specialistiche sono la medicina d’emergenza-urgenza, la microbiologia e virologia, la patologia clinica e biochimica clinica, l’anatomia patologica, la radioterapia e la medicina di comunità e delle cure primarie.
Al contrario le discipline con notevoli sbocchi lavorativi nel settore privato e in ambito libero professionale non presentano perdite significative, come testimoniato da percentuali di assegnazione superiori al 95%. Tali aree specialistiche sono la dermatologia, l’oftalmologia, la cardiologia, la chirurgia plastica, la gastroenterologia, l’endocrinologia e la radiodiagnostica.
Le proposte di Anaao Assomed
Gli autori dello studio hanno concluso la loro analisi formulando alcune proposte per poter affrontare razionalmente la pianificazione della forza lavoro sanitaria:
- trasferire la competenza sulle politiche del personale medico oggi gestite dal Ministero dell’Università e Ricerca al Ministero della Salute, poiché quest’ultimo è ritenuto una sede più idonea per effettuare una programmazione ancorata ai reali fabbisogni, presenti e futuri, del SSN;
- evitare di mettere in atto interventi limitati al solo incremento dell’offerta formativa, in quanto appaiono essere sostanzialmente inefficaci nel fermare l’esodo dal sistema sanitario pubblico;
- agire per rendere attrattivo il lavoro in ambito ospedaliero e territoriale per cercare di accrescere l’opzione in favore del SSN da parte dei neo specialisti;
- abbinare all’attuale offerta formativa un sistema di incentivi e di valorizzazione del lavoro medico nel SSN in termini di riconoscimento sociale ed economico, oltre che di ruolo all’interno delle aziende;
- riformare la governance secondo modelli organizzativi che riportino i medici a decidere sulle necessità del malato;
- incrementare le dotazioni organiche delle aziende sanitarie, in modo da migliorare quei carichi di lavoro oramai divenuti insopportabili per molti operatori del SSN.