La nostra più grande debolezza sta nel rinunciare. Il modo più sicuro per riuscire è sempre provare ancora una volta. Con queste parole di Thomas Edison si apre il report dell’attività annuale 2023 di Bio4Dreams, incubatore privato dedicato al Life science. Perché come sottolinea Laura Iris Ferro, Presidente e Co-Founder di Bio4Dreams: «La perseveranza è un fattore determinante per il successo di un percorso imprenditoriale e per fare innovazione nel campo delle scienze della vita».
E così, mossi dalla perseveranza e dall’entusiasmo di “dare gambe” a idee innovative e di successo, l’incubatore «semina dream, coltiva startup e raccoglie futuro».
«Finora – dice Ferro – abbiamo seminato tanto e il 2024 è l’anno del consolidamento durante il quale ci aspettiamo qualche exit».
Fondato nel 2018, Bio4Dreams è un incubatore certificato di startup innovative in fase very early stage nelle scienze della vita. In portafoglio 45 le startup incubate, di cui 14 partecipate: società su cui Bio4Dreams ha destinato investimenti diretti con partecipazioni nel capitale societario.
Presidente Ferro, perché ha deciso di fondare Bio4dreams?
«Bio4Dreams nasce dall’incontro tra i 4 soci fondatori e da una percezione comune: in Italia, ma non solo, esiste un gap considerevole tra il mondo della ricerca e dell’accademia e il mondo dell’industria e della finanza. Noi ci siamo imposti di fare qualcosa per colmare questo gap e così è nata l’idea di un incubatore a capitale privato – di fatto non siamo sovvenzionati da enti pubblici – e di mettere a fattore comune le nostre competenze e le nostre conoscenze per occuparci di innovazione supportando la nascita e la realizzazione di progetti, la maggior parte dei quali provenienti dal mondo dell’università. Attraverso la nostra Business Nursery forniamo servizi a supporto dello sviluppo dell’idea imprenditoriale: dal supporto strategico e manageriale, alla gestione amministrativa e del personale, all’ottenimento di grants per poter finanziare la costituenda società, al riposizionamento del prodotto/servizio per riuscire a valorizzare adeguatamente un’idea nata nell’accademia e tramite essa soddisfare un’esigenza del mercato».
Siete dunque promotori dell’attività di trasferimento tecnologico e valorizzazione della ricerca universitaria. In che modo seguite il percorso di sviluppo del singolo progetto e create percorsi di incubazione su misura?
«Il primo step è la valutazione dell’idea imprenditoriale, della bontà della tecnologia, della posizione brevettuale e del potenziale impatto sul mercato. Inoltre, per noi sono fondamentali le qualità e i valori del promotore del progetto e del team. Concretamente poi interveniamo in diversi modi per accompagnare l’idea nel suo sviluppo e al mercato: se si tratta di un prodotto farmaceutico, rifacciamo per esempio gli esperimenti nei nostri laboratori per verificare che tutto sia stato fatto secondo gli standard e che il risultato sia veritiero e riproducibile. Bio4Dreams mette a disposizione delle startup gli SharedLabs, laboratori condivisi e attrezzati che possono essere utilizzati per il tempo necessario a validare le attività e i risultati scientifici. Così la singola startup non ha bisogno di impiantare i propri laboratori e non deve sostenere costi fissi per portare avanti lo sviluppo della ricerca.
Inoltre supportiamo i dreamers nell’acquisizione di fonti di finanziamento a supporto della nascita e della crescita delle startup. E, tramite il nostro progetto strategico Innovation CircleTM, raccogliamo intorno a un tavolo di lavoro i player dell’innovazione per la condivisione dei progetti provenienti dalle rispettive pipeline, la contaminazione reciproca di informazioni e la messa a disposizione delle rispettive competenze e risorse per lo sviluppo delle iniziative».
Nel corso del 2023 il quartier generale di Bio4Dreams si è trasferito al MIND: perché avete deciso di mettere radici al Milano Innovation District?
«MIND, che in parte è ancora un cantiere a cielo aperto, è il punto d’incontro ideale tra talenti, ricerca e impresa. A regime sarà una cittadella della scienza, con 60mila persone di giorno e 20mila di notte, un luogo di contaminazione funzionale e professionale. Essere qui vuol dire essere nell’epicentro del più grande polo di innovazione d’Italia: sono già presenti lo Human Technopole e l’IRCCS Galeazzi, ci sono le sedi di grandi aziende multinazionali e ogni giorno se ne aggiungono altre e, a breve, ci sarà la presenza del Campus scientifico dell’Università Statale di Milano. L’apertura del nostro quartier generale all’interno del distretto è stata una intuizione vincente della mia socia e Co-Founder Elisabetta Borello e ha già portato una ventata di aria nuova in numerosi aspetti della nostra attività».
Alla sede di Milano si affiancano gli hub territoriali di Trieste, Genova, Trento, Bolzano, Torino e Venezia. Un modo per lavorare con e per gli ecosistemi locali dell’innovazione?
«Certamente è un modo per contribuire a fare dell’innovazione un veicolo strategico per arricchire il territorio. E in quest’ottica collaboriamo con le istituzioni locali per promuovere poli d’innovazione radicati sul territorio. Per farlo abbiamo scelto territori caratterizzati da un ambiente molto fertile e aperto a nuove sinergie, quindi Trieste, che è una città nella quale sono presenti due università e tantissimi ricercatori, Torino, dove abbiamo la sede in OGR, Genova, dove collaboriamo in particolare con gli IRCCS, supportandoli nel technology transfer e nel processo di brevettazione. Per noi è molto importante creare connessioni con il mondo della ricerca locale per riuscire a intercettare direttamente sul territorio idee vincenti per lo sviluppo di nuova impresa».
Ma il vostro campo d’azione si espande anche oltreoceano: nel 2023 Bio4Dreams ha aperto una nuova sede al Cambridge Innovation Center.
«Cambridge Innovation Center, nel cuore di Kendall Square, è un luogo iconico dell’innovazione a livello mondiale e del trasferimento tecnologico in Life science e l’internazionalizzazione per noi è fondamentale. La sede americana è figlia di una partnership di una nostra incubata e partecipata, BrainDTech, con Great Product Ventures. Ora stiamo portando avanti lo stesso discorso in Portogallo, dove stanno nascendo diverse opportunità di investimento, e anche nell’Est Europa».
Il 2023 vi ha avvicinati al mondo dell’equity crowdfunding: perché e come è andata questa campagna di raccolta fondi?
«La campagna di raccolta fondi è nata per sostenere le startup, le PMI e le iniziative del nostro ecosistema, favorire l’internazionalizzazione e rafforzare il posizionamento di Bio4Dreams in vista della quotazione in Borsa a cui puntiamo. È nata in modo sperimentale: volevamo testarne la validità quale strumento valido per intercettare investitori a supporto delle nostre startup e la risposta ha superato le aspettative. E dato che per noi la trasparenza è tutto, organizziamo per i sottoscrittori riunioni periodiche, trimestrali, per aggiornarli su ciò che stiamo sviluppando, sui passi avanti fatti dalle startup partecipate».
Nel corso del 2023 avete anche supportato la creazione di un organo di coordinamento per promuovere l’innovazione in campo Life science. Perché?
«In Italia manca ma ce ne sarebbe un grandissimo bisogno e così abbiamo supportato il “Pact for Innovation”, iniziativa avviata in collaborazione con il gruppo Janssen per proporre la creazione di un organo di coordinamento, sotto l’egida ministeriale, finalizzato a promuovere e valorizzare l’innovazione Life science.
In un momento in cui le risorse sono scarse, la cosa peggiore da fare è infatti disperderle moltiplicando le strutture. Per questo è necessaria un’attività di coordinamento forte, che sappia identificare le priorità e allineare le Regioni. Ancora siamo lontani dall’avere un reale coordinamento, ma il mondo politico ne sta prendendo atto e noi continueremo a lavorare affinché ci siano risultati concreti in tale direzione: la tenacia è uno dei nostri pilastri».
Quali sono per Bio4Dreams i principi fondanti alla base della valorizzazione di un’idea?
«Noi contiamo tantissimo sul talento e sulla passione, sulla razionalità e sulla creatività. Nel fare l’analisi e la valutazione di un progetto, studiamo determinate variabili, tra queste, in primis la determinazione del team; studiamo poi il mercato e se non c’è un medical need forte da soddisfare inutile andare avanti. D’altro canto può capitare che un progetto non sia posizionato bene, ma lo stesso prodotto può aprire le porte per altre indicazioni intercettando esigenze diverse».