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Di Silverio (Anaao): “Manovra killer per la sanità pubblica, serve un piano Marshall e una regia seria per governare l’innovazione life science”

Perché ne stiamo parlando
Abbiamo intervistato Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale di ANAAO Assomed, per conoscere il giudizio dei medici e dirigenti sanitari sulla Legge di Bilancio del 2024, e al contempo indagare sulle opportunità offerte dall’innovazione nell’ambito del management nel SSN.

Di Silverio (Anaao): "Manovra killer per la sanità pubblica, serve un piano Marshall e una regia seria per governare l’innovazione life science"
Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale ANAAO Assomed

Il segretario nazionale di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, critica aspramente la Legge di Bilancio 2024 definendola una “manovra killer” per la sanità pubblica. Secondo Di Silverio, le risorse stanziate sono insufficienti e in parte destinate al privato anziché al rinnovo dei contratti e all’assunzione di personale nel SSN. Per salvare la sanità pubblica servirebbe un “Piano Marshall” con interventi strutturali di lungo periodo come la riorganizzazione dell’assistenza territoriale, nuovi modelli contrattuali per i medici, depenalizzazione dell’atto medico. E una regia nazionale seria per fare inn modo che l’innovazione nelle scienze della vita faccia la differenza per il SSN.  Questo è quanto ci ha raccontato in questa intervista, la seconda di una serie che INNLIFES sta portando avanti con i principali stakeholders del mondo della Salute: l’obiettivo è approfondire le principali novità della manovra finanziaria allargando la conversazione sul futuro del SSN tra innovazione, nuove tecnologie e cambiamenti strutturali.

Segretario Di Silverio, ANAAO ha annunciato uno sciopero di 24 ore per il 5 dicembre per protestare contro quella che lei ha definito una manovra “killer”. Ci può dire quali sono le principali aree critiche della manovra?

Comprendiamo che la realizzazione di questa manovra sia stata complessa, considerando che in larga parte è stata fatta in deficit, ma pensavamo che le poche risorse stanziate fossero destinate al sistema di cura pubblico e ai professionisti: invece scopriamo che ci sono 600 milioni riservati alle strutture private per il recupero delle liste d’attesa, quando sappiamo che il privato accreditato già dovrebbe farlo. Inoltre, sono state stanziate risorse per aumentare il compenso degli straordinari del personale sanitario, anche se i medici – per coprire la carenza di personale – lavorano già 60 ore a settimana, e dunque non riuscirebbero ad impiegare tempo ulteriore per le liste d’attesa. Sui rinnovi contrattuali, le risorse stanziate riguardano anche la medicina convenzionata, e questo rende insufficienti le risorse necessarie per assicurare quell’aumento previsto all’interno della pubblica amministrazione. Infine, il taglio delle pensioni e la limitazione della possibilità di usufruire della pensione anticipata. Questi sono i motivi principali della nostra protesta, che sottendono un motivo più ampio. Il SSN è in grave crisi: di professionisti, di prestazioni e di servizi. Crediamo che allo stato attuale l’unico modo per salvarlo sia adottare un vero e proprio Piano Marshall per la salute, che non può prescindere dal coinvolgimento dei professionisti.

I problemi del SSN sono solo da imputare a un finanziamento ridotto oppure è più un problema di come le risorse vengono gestite?

Io ritengo che questo sia il nodo principale. Non è solo una questione di definanziamento, ma di come le risorse vengono impiegate. Faccio un esempio: solo la medicina difensiva in relazione all’assenza della depenalizzazione dell’atto medico comporta una spesa annuale di 11 miliardi. Se noi riuscissimo quanto meno a depenalizzare l’atto medico, risparmieremmo queste risorse. Oppure pensiamo alle liste d’attesa, problema derivante in parte anche dall’assenza di aggiornamento e coordinamento dei CUP regionali: cercando di favorire la tecnologia e i sistemi digitali potremmo utilizzare meglio le risorse a disposizione e trovare una soluzione più efficace. O ancora si pensi ai fondi del PNRR, che dovrebbero servire per creare la medicina di prossimità, che però oggi di fatto non esiste. Ci sono diverse azioni strutturali da mettere in campo per salvare il SSN ma, oggettivamente, si continua a finanziare la sanità privata. In due manovre questo governo ha previsto per la medicina privata un finanziamento di 980 milioni di euro e non posso che pensare che questo sia frutto di una scelta precisa.

Quali sono questi interventi strutturali, e di lungo periodo, che secondo ANAAO Assomed dovrebbero interessare il SSN per i prossimi anni?

Sicuramente una modifica dei decreti 70 e 77, che sono uno ancestrale e l’altro incompleto, e dunque una riorganizzazione della presa in cura del paziente, implementando la medicina di territorio per svuotare gli ospedali. Bisogna inoltre uscire dall’attuale modello contrattuale dei medici, che sono inseriti nella pubblica amministrazione anche se il loro lavoro non è amministrativo. Servirebbe creare una categoria speciale, adatta a un modello di lavoro più flessibile, meno ingessato e soprattutto più appetibile. E infine, come anticipato, serve depenalizzare l’atto medico.

L’innovazione nelle scienze della vita offerte può rivoluzionare il SSN e l’approccio ai cittadini alla sanità. Quali sono le potenzialità che intravede come categoria e quali ancora i limiti all’innovazione?

Le potenzialità sono enormi e riguardano tutti gli aspetti del SSN, da quelli organizzativi alla gestione delle patologie, pensiamo al fascicolo sanitario elettronico o alla telemedicina.I limiti principali, a mio avviso, sono due. Il primo è rappresentato dal fatto che il nostro Paese non è pronto a livello infrastrutturale a supportare tecnologie di questo livello, il secondo è che non abbiamo ancora le competenze necessarie diffuse su tutto il territorio. Non siamo ancora abituati a parlare questo nuovo linguaggio.

Sappiamo che anche l’accesso ai farmaci innovativi in Italia è limitato da un apparato normativo che non segue la velocità dell’innovazione. Come la risolviamo?

Serve omogeneizzare gli asset aziendali: non possiamo avere aziende ospedaliere che agiscono da sole, seguendo i propri obiettivi e spesso anche utilizzando tecnologie specifiche. Questo succede perché esistono ancora forti disparità regionali, e servirebbe una regia nazionale.  È chiaro che, però, anche le regioni devono essere poi pronte a recepire le indicazioni, e in questo è a mio avviso necessario un aggiornamento e maggiore formazione per coloro che si occupano del management regionale, che spesso non sono pronti ad accogliere le straordinarie innovazioni che la scienza ci mette a disposizione. Sui farmaci innovativi, così come sulle nuove tecnologie, serve una regia nazionale che possa dare le stesse indicazioni e linee guida e i medesimi obiettivi a tutte le regioni e aziende ospedaliere. Non si può, nello stesso Paese, viaggiare a velocità così differenti.

Keypoints

  • ANAAO Assomed ha duramente criticato la Legge di Bilancio 2024
  • È fondamentale, oltre ad un finanziamento maggiore del SSN, capire come razionalizzare le risorse per evitare sprechi.
  • Dal punto di vista strutturale, per salvare un SSN in crisi, servono interventi di ampio respiro, come la modifica dei decreti 70 e 77, lo sviluppo della medicina di prossimità e la revisione dell’attuale modello contrattuale dei medici;
  • L’innovazione in sanità offre grandi opportunità per il SSN ma occorre una regia nazionale

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