Farmindustria 2025, l’allarme di Cattani: «Europa lenta, servono riforme»

Farmindustria 2025, l’allarme di Cattani: «Europa lenta, servono riforme»

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Sofia Gorgoni

Perché ne stiamo parlando
Le imprese denunciano l’assenza di una visione industriale nell’Ue. Meloni: “Abbiamo una strategia per attrarre investimenti e valorizzare le eccellenze”. Tajani: “Troppe regole, bisogna semplificare”.

Export al massimo storico, produzione record, investimenti in crescita. Ma anche burocrazia, lentezza europea e incertezze normative che mettono a rischio la competitività. Sono questi i temi al centro dellAssemblea pubblica di Farmindustria, che si è svolta oggi allAuditorium della Conciliazione. Abbiamo seguito levento, che ha visto la partecipazione dei vertici dellindustria farmaceutica, del mondo della politica e delle istituzioni.

Intervistato ai nostri microfoni il Presidente Marcello Cattani ha lanciato un nuovo appello allEuropa affinché cambi rotta e spiani la strada allinnovazione, in un contesto globale in cui la polarizzazione degli investimenti in ricerca e sviluppo farmaceutici ha ormai preso direzioni molto chiare.

«C’è lentezza, manca una visione strategica – ha dichiarato – e questo è emerso anche nella proposta di regolamento sulle Life Sciences, dove non compare una strategia industriale». Cattani la definisce «una Commissione ancora ideologica». «Stiamo cercando di rimettere al centro il valore dell’industria»: l’Italia ha tante realtà importanti, in settori chiave, ha ricordato.

«Non possiamo aspettare. Serve velocità, serve semplificazione, ma questa non è la lingua, né la lunghezza d’onda della Commissione europea. È un grande problema. Noi, però, siamo impegnati a fare la nostra parte: continuare a dire con chiarezza di cosa c’è bisogno, e soprattutto in quali tempi. Non possiamo fermarci né restare a guardare».

I numeri: produzione e export ai massimi, +157% in dieci anni

Secondo i dati presentati da Farmindustria, nel 2024 la produzione ha raggiunto 56 miliardi di euro, con un export di 54 miliardi e un attivo commerciale di oltre 21 miliardi, il primo tra tutti i settori industriali. In dieci anni, lexport farmaceutico italiano è cresciuto del 157%, contro una media UE del +137%.

Tra il 2022 e il 2024, il settore ha registrato un +18% di valore aggiunto, a fronte di una crescita cumulata del PIL dell1,4%. Nel triennio 2021-2024, lindustria farmaceutica italiana è seconda al mondo per incremento del valore delle esportazioni, dopo la Cina.

Nel 2024 gli addetti hanno raggiunto quota 71mila (+1,4% rispetto al 2023), con un aumento del 21% di under 35 e del 45% di donne rispetto al 2016. Le imprese investono 4 miliardi lanno, di cui 2,3 in ricerca e sviluppo e 1,7 in impianti ad alta tecnologia.

Meloni: «La farmaceutica è valore economico, sociale, strategico»

Nel suo intervento, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato:

«Alla farmaceutica è legata una parola chiave: valore. Valore economico, valore sociale, valore scientifico. Valore strategico. Perché serve una strategia per avere un’industria forte, in Italia e in Europa. E oggi l’Italia una strategia ce l’ha». La premier ha sottolineato la volontà di un’Ue più attrattiva per l’innovazione, schierandosi in maniera netta contro provvedimenti europei che definisce ideologici, «come per esempio la revisione della legislazione farmaceutica, che riduce la proprietà intellettuale, e la direttiva delle acque reflue, che comporta costi aggiuntivi e sproporzionati per le nostre imprese».

Meloni ha aggiunto: «L’Italia può vantare una posizione di leadership a livello europeo grazie a un tessuto industriale molto dinamico radicato sul territorio, fatto di grandi aziende e PMI, che ha generato nel 2024 oltre 56 miliardi di produzione». La premier ha assicurato che il governo «continuerà ad essere al fianco di questo comparto essenziale per l’Italia, perché sostenere la farmaceutica vuol dire investire nel futuro, nella salute, nell’occupazione di qualità, nella capacità dell’Italia e dell’Europa di guidare l’innovazione».

Tajani: «L’industria migliora la qualità della vita. Ma l’Europa ha troppe regole»

Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha affermato: «Bisogna incentivare la ricerca, e per farlo l’industria è fondamentale. Non è solo un comparto che crea lavoro, ma migliora la qualità della vita delle persone. Sono un convinto europeista, ma dico con chiarezza che l’Europa ha troppe regole, troppa burocrazia. Serve una riforma istituzionale per rendere l’Europa più democratica. Ci vuole un solo leader europeo, eletto dai cittadini, con pieni poteri per guidare l’Unione».

Tajani ha sottolineato il ruolo strategico delle imprese italiane: «Difendere le nostre aziende significa difendere il nostro interesse nazionale. Per questo siamo impegnati anche sul fronte dei dazi USA, lavorando con il commissario Šefčovič e con la Commissione per evitarli. La farmaceutica italiana è un asset da tutelare».

Schillaci: «Più investimenti in prevenzione, è la priorità per il futuro del SSN»

Intervenuto, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha ricordato la decisione di aumentare gli investimenti in prevenzione. «La prevenzione è la prima strategia, per vivere meglio e prevenire le malattie che abbiamo imparato nei tempi recenti. Oggi nella prevenzione sono cambiati tanti paradigmi, le possibilità di cure nuove, di immunizzazione. Queste possibilità hanno un onere perché la ricerca consuma tante risorse. Quindi è la direzione giusta. Noi siamo convinti che sia necessario non solo alzare il finanziamento della prevenzione, ma anche avere più omogeneità in chiave regionale nelle strategie di prevenzione».

Cattani: l’Italia può diventare leader globale

Per Cattani, l’Italia ha i numeri e le eccellenze – dalle risorse umane al rapporto pubblico-privato, con un SSN che è un unicum a livello globale – per rendere l’industria farmaceutica Made in Italy la più competitiva al mondo. Può davvero farcela, se si interviene attraverso le riforme del contesto normativo, ha spiegato.

Tra le priorità, l’industria chiede una nuova governance che riduca i payback, per poi superarli dal 2027; un adeguamento della spesa farmaceutica ai reali fabbisogni; un accesso ai farmaci più rapido e omogeneo; più investimenti in prevenzione, come proposto dal Ministro della Salute, e l’uso del dato clinico per la ricerca, nel rispetto della privacy.

IA, instabilità globale, leadership industriale

Cattani ha ricordato come l’Intelligenza Artificiale stia accelerando la scoperta di nuove molecole, con un incremento del 300% e 67 farmaci in sviluppo. Nel mondo sono 24.000 i medicinali in pipeline, di cui 8.000 per malattie rare. Gli investimenti globali in R\&S nel periodo 2025-2030 supereranno i 2.000 miliardi di dollari.

«L’Europa – ha aggiunto – deve scegliere se vuole essere leader o follower». Le aziende devono essere considerate alleate strategiche perché trasformano la scienza in terapie per i cittadini. Servono regole che attraggano, non che allontanino gli investimenti – ha sottolineato – serve una Life Sciences Strategy europea.

Il nodo Dazi

Per quanto riguarda l’ipotesi dazi del 10%, «Siamo convinti che sui farmaci l’equazione debba essere zero a zero», ha spiegato Cattani. L’interconnessione della filiera farmaceutica fra le due sponde atlantiche è molto forte. «Durante le fasi di lavorazione di farmaci e vaccini tanti componenti migrano più volte da una sponda all’altra dell’Oceano Atlantico, quindi, crediamo che questa situazione abbia anche un risvolto positivo: mettere pressione sull’Europa per reagire, per agire adesso, in maniera forte e concreta, e mettere al centro dello sviluppo europeo l’industria e soprattutto l’industria farmaceutica e del life science che sono quelle che fanno crescere il Pil e l’export».

Keypoints

  • L’industria farmaceutica italiana segna numeri record: 56 miliardi di produzione e 54 miliardi di export nel 2024, con una crescita del +157% in dieci anni
  • Il Presidente di Farmindustria denuncia la lentezza dell’UE e l’assenza di visione industriale. Chiede semplificazione, riforme normative e un cambio di passo
  • La premier sottolinea il ruolo chiave del settore per l’Italia e si oppone a regolamenti UE “ideologici”
  • Il ministro degli Esteri sostiene una riforma istituzionale dell’UE per renderla più democratica e competitiva

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