Ha fatto tappa a Torre Annunziata, nel polo produttivo di Novartis Farma, il roadshow di Farmindustria per conoscere le imprese farmaceutiche italiane.
Orgoglioso Valentino Confalone, Presidente Novartis Italia, di ospitare l’evento nello stabilimento campano che non solo “È un fiore all’occhiello” dell’azienda, ma è in espansione. “Abbiamo appena inaugurato una nuova linea produttiva. E da qui – ha detto – partono prodotti innovativi per tutto il mondo: da questo stabilimento vengono forniti di farmaci innovativi 118 paesi e questo è possibile grazie alle eccellenze che il territorio riesce a esprimere: umane, tecniche e di innovazione”.
Il giro d’Italia di Farmindustria
“Questo incontro è la 18esima tappa del nostro giro d’Italia attraverso gli stabilimenti farmaceutici avviato nel 2012” ha puntualizzato Lucia Aleotti, Vice Presidente Farmindustria. “Un giro d’Italia che torna a Torre Annunziata dopo 8 anni in uno stabilimento che nel frattempo è cresciuto in dimensione, qualità e occupazione. Così come è cresciuto tutto il settore”.
E crescita, occupazione di qualità e innovazione sono state le parole chiave dell’incontro Innovazione e Produzione di Valore. L’industria farmaceutica: un patrimonio che l’Italia non può perdere.
“La produzione farmaceutica oggi assume un valore di sicurezza nazionale”. Così Aleotti ha ribadito l’importanza di avere sul territorio strutture in grado di produrre e fornire farmaci fondamentali per tenere in salute milioni di cittadini e cittadine.
“Da quando è partito questo progetto di Farmindustria, la popolazione mondiale è cresciuta di quasi un miliardo. Solo l’1% dell’incremento di popolazione è legato all’Unione Europea, che sta invecchiando. Il PIL mondiale è cresciuto del 3% all’anno, l’UE però è cresciuta della metà di questo valore, gli Stati Uniti del 2%”.
Numeri, ha sottolineato Aleotti, che parlano di un’Europa “Che ha perso capacità competitiva a livello globale. L’industria farmaceutica, invece, è andata in controtendenza: oggi nelle nostre strutture di ricerca ci sono 21mila prodotti in studio e in sviluppo, dei quali il 55% deriva dalla sintesi chimica e il 45% deriva dalle strutture biotecnologiche. Le persone che oggi sopravvivono in Italia a una diagnosi di tumore a distanza di 10 anni sono un milione e duecentomila in più. Risultati straordinari che toccano anche i farmaci orfani: solo dieci anni fa erano 30 i farmaci orfani autorizzati, oggi sono 135”.
Italia: il granaio farmaceutico del mondo
Risultati che secondo Aleotti evidenziano l’importanza dell’industria del farmaco. E l’eccellenza italiana. “Noi abbiamo un ruolo straordinario nel mondo: oggi la competizione vede l’Italia primeggiare. A livello mondiale siamo il secondo paese dopo gli Usa per incremento delle esportazioni, che hanno raggiunto i 50 miliardi di euro. L’Italia è diventato il granaio farmaceutico del mondo”.
Si potrebbe parlare di “Italia new wave” secondo Aleotti, grazie a un mix di fattori che sostengono la crescita del settore. “Un mix fatto da grandi multinazionali, grandi aziende a capitale italiano fortemente internazionalizzate e piccole aziende che costituiscono un humus straordinario, con forti capacità produttive, che producono farmaci di una grande varietà: di origine chimica, biotecnologica, piccole molecole, vaccini, coprendo l’universo mondo di ciò che è necessario per la salute dei nostri cittadini”.
Ai dati positivi, la Vice Presidente di Farmindustria ha fatto seguire una considerazione critica. “L’incremento dei costi a livello globale sta schiacciando la nostra capacità di essere competitivi nel mondo, perché se si comprime la redditività si comprime la capacità competitiva. Non decidiamo noi liberamente il prezzo a cui vendere i farmaci. I prezzi dei farmaci sono decisi dal Governo. Il rischio è avere prezzi bloccati e costi che aumentano. Quindi abbiamo bisogno di regole adeguate ai tempi. Il nostro mondo vola, la competizione globale vola e abbiamo bisogno di un mondo amministrativo e burocratico che voli insieme a noi. Ma abbiamo fiducia nel dialogo e nel futuro”.
Industria farmaceutica in Italia: fatti e cifre
Secondo i dati di Farmindustria (relativi al 2022), sono 68.600 le persone che lavorano nella farmaceutica in Italia, 150 mila considerando anche i fornitori diretti, con un aumento dell’occupazione negli ultimi 5 anni molto più alto della media (+9% rispetto a +2% della media). E con 49 miliardi di euro di produzione, dei quali 47,6 per export, l’industria farmaceutica rappresenta un asset strategico dell’economia italiana.
Guardando al futuro, entro il 2028 si stima che le imprese del farmaco investiranno in R&S 1.600 miliardi di euro. Un’opportunità di crescita e sviluppo – si legge nel documento di Farmindustria – che l’Italia può cogliere, grazie alle sue eccellenze scientifiche e industriali, se implementerà politiche per accrescere l’attrattività e la competitività del sistema.
Intanto, nel 2022 in Italia gli investimenti hanno totalizzato 3,3 miliardi, dei quali 1,4 in impianti ad alta tecnologia e 1,9 in R&S. Ogni anno oltre 700 milioni sono investiti nella ricerca clinica. La farmaceutica è il primo settore per Open Innovation. E la transizione digitale corre: il 38% dei pazienti utilizza almeno un’app in ambito salute, il 39% dei medici ricorre a servizi di televisita.
Dati, questi, mostrati anche da Salvio Capasso, Responsabile Economia, Centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, che ha ricordato: “La Campania è 7° in Italia per investimenti in R&S ed è 7° in Italia e prima al Sud per numero di addetti in R&S farmaceutico”.
Il settore farmaceutico in Campania
“La Regione Campania è una punta di diamante dell’industria farmaceutica nel Mezzogiorno. E lo dimostra la presenza di numerose aziende grandi, medie, piccole che, con sguardo al futuro e creatività, rappresentano al meglio il made in Italy”. Parole di Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria.
Il settore, ha puntualizzato Aleotti, conta in Campania “14 aziende impegnate nella produzione e nella ricerca, 2.000 occupati diretti che salgono a 4.000 con l’indotto e un export che nel 2023 ha toccato i 6 miliardi di euro”.
L’industria farmaceutica come leva di sviluppo per il Mezzogiorno
Che la Campania sia una regione farmaceutica lo ha ribadito anche Capasso, illustrando che la pluralità di imprese e di competenze presenti sul territorio costituiscono una straordinaria opportunità e che la farmaceutica, essendo un settore di alta specializzazione, rafforza il tessuto industriale e sociale.
“Investire nella Ricerca&Sviluppo significa investire nel futuro e in Campania c’è un’accelerazione di livello elevato. Dai dati di bilancio della filiera farmaceutica si vede che in Campania il tasso di incremento delle mobilizzazioni immateriali raddoppia ogni anno negli ultimi 5 anni. E anche se i valori di partenza non erano comparabili con le grandi regioni storicamente a vocazione farmaceutica, c’è grande fermento e ci sono la volontà e la capacità di perseguire l’obiettivo della competitività”.
“Il valore della filiera va oltre il dato economico” ha puntualizzato Capasso, ribadendo che la farmaceutica è una filiera ad alto livello tecnologico che mette realmente a frutto le competenze, l’occupazione è di qualità, molto qualificata, e il gioco di squadra tra università, centri di ricerca, finanza e istituzioni favorisce la crescita dell’ecosistema.
“E investire in innovazione, ricerca e formazione, in un settore ad alto livello tecnologico come la farmaceutica, accresce la capacità di ricchezza del territorio, perché gli investimenti nel settore attivano nuove competenze. Senza dimenticare il ruolo centrale degli investimenti anche per gli obiettivi ESG (Ambientale, Sociale e Governance): perseguirli significa migliorare il benessere dei cittadini, delle comunità e dell’ambiente circostante”.