Innovare significa non solo introdurre qualcosa di nuovo, ma anche cambiare il modo con cui si fanno le cose. Innovare in sanità significa soprattutto questo: non solo nuovi farmaci e trattamenti, non solo nuovi ospedali e nuovi strumenti, ma anche nuovi approcci, cambi di paradigma. Innovare significa anche avere il coraggio di cambiare, un passo alla volta, un sistema che sembra immobile.
L’innovatore di questo mese è un professionista che sta cercando di cambiare il modo con cui si formano i professionisti sanitari. Fausto D’Agostino, pugliese, 38 anni, medico rianimatore del Campus Bio Medico di Roma, oltre ai turni massacranti in corsia e in sala operatoria, trova il tempo e la forza di fare formazione ai propri colleghi, in modo diverso, come loro chiedono, e non ottengono solo con l’Università. E durante la pandemia da COVID-19 si è speso in giornate di beneficenza per aiutare il 118 ad acquistare mascherine e altri presidi di protezione. Un’intesa attività di volontariato medico che gli è la valsa la nomina di Cavaliere della Repubblica, diventando di fatto il medico più giovane ad avere ottenuto questo prestigioso riconoscimento.
Dalle manovre salvavita alla gestione dei blocchi antalgici, D’Agostino ha provato a dare il suo contributo portando una formazione diversa aperta a tutti i professionisti che hanno a cuore il miglioramento professionale, per il bene del paziente, fondando l’Associazione “Centro Formazione Medica”.
E dire che tutto è iniziato grazie a un ragazzino incontrato per caso a una manifestazione sportiva.

Partiamo dall’inizio. Era lanciato nella sua carriera di medico rianimatore… e poi un giorno tutto è cambiato. Ci racconti come è nata la sua passione per la formazione.
La mia passione per la formazione in medicina e la rianimazione cardiopolmonare è nata da un’esperienza che ho vissuto durante una manifestazione sportiva. Un signore si è sentito male, e quando sono arrivato, ho trovato un ragazzino che stava praticando il massaggio cardiaco per salvare la sua vita. Questo bambino aveva appreso queste abilità solo una settimana prima a scuola. Quella situazione mi ha fatto capire quanto fosse fondamentale diffondere queste conoscenze e salvare vite.
E da lì è nata l’idea di iniziare a tenere corsi di rianimazione cardiopolmonare di base?
Esattamente. Quell’esperienza mi ha ispirato a diventare istruttore e a iniziare a tenere corsi di rianimazione cardiopolmonare in tutta Italia. Volevo che più persone imparassero queste abilità vitali, perché conoscere le manovre giuste non è difficile e può fare la differenza tra la vita e la morte.
I suoi corsi si sono poi evoluti, includendo corsi avanzati sulla gestione delle vie aeree e sull’uso di blocchi antalgici, giusto per fare qualche esempio. Come è avvenuta questa evoluzione?
Sono stati i medici e gli infermieri che già frequentavano i miei corsi a chiedermi di ampliare l’offerta formativa per includere corsi avanzati. Ho riconosciuto l’importanza di preparare i professionisti sanitari ad affrontare situazioni più complesse, quindi ho sviluppato corsi sulla rianimazione cardiopolmonare avanzata, gestione delle vie aeree, sui blocchi antalgici e blocchi nervosi. Loro non chiedevano teoria, volevano fare pratica.
Quindi mi conferma che all’Università manca formazione pratica: come pensa che debba cambiare nella formazione medica?
La formazione medica deve evolversi per essere più pratica. L’università spesso si concentra troppo sulla teoria, eppure uscire con una conoscenza puramente teorica non è sufficiente. Gli studenti devono avere l’opportunità di mettere in pratica ciò che hanno imparato, e questo può avvenire attraverso l’uso di manichini e simulazioni realistiche. Alcune università stanno già facendo progressi in questa direzione, ma è fondamentale che diventi una prassi comune. Dobbiamo incentivare gli studenti a voler imparare mettendo in pratica le loro competenze. Non si può sapere un trattato di medicina e poi non essere in grado di fare una rianimazione cardiopolmonare basica o un accesso venoso.
Lei è stato nominato Cavaliere della Repubblica per le sue attività di beneficienza. Ci può raccontare di cosa si tratta?
Durante l’emergenza COVID-19, ho organizzato diverse giornate di beneficenza per acquistare defibrillatori, ventilatori e ho devoluto parte dei fondi raccolti per l’acquisto di mascherine e dispositivi di protezione individuale da parte del 118. Inoltre, ho collaborato con personaggi famosi come Al Bano e Veronica Maya per sensibilizzare il pubblico su questioni di salute. È stato inaspettato, ma importante ricevere questo riconoscimento.
Uno degli eventi che sta organizzando si terrà tra poco, a Bari, può dirci qualcosa di più?
Il Congresso teorico-pratico di Emergenza – Urgenza si terrà a Bari il 24-25 novembre. Uno degli obiettivi principali è promuovere l’importanza della simulazione nella formazione sanitaria, una strategia essenziale per una medicina basata sull’evidenza, poiché consente ai professionisti di operare in un contesto sicuro attraverso manichini sempre più realistici. Purtroppo, spesso ci sono difficoltà a fornire una formazione adeguata a causa dei turni frenetici e della mancanza di opportunità formative. Questo congresso mira a colmare questa lacuna, offrendo una formazione pratica di alta qualità a tutti i professionisti sanitari interessati.