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Gli under 30 credono nell’innovazione, ma non nel fare carriera in Italia

Perché ne stiamo parlando
Si è tenuto ieri a Milano lo Young Innovators Business Forum, in occasione del quale è stato presentato il report “Giovani, innovazione e transizione digitale”, da cui sono emersi interessanti spunti di riflessione sul gap generazionale che rischia di allontanare i giovani dal nostro paese.

Gli under 30 credono nell'innovazione, ma non nel fare carriera in Italia
Immagine generata utilizzando l'intelligenza artificiale

Il rapporto dei giovani under 35 con l’innovazione è molto diverso da quello della generazione precedente. C’è una sorta di netta spaccatura su quello che oggi si considerano i megatrend della transizione ecologica e digitale. Basta pensare che per i giovani il vero motore dell’innovazione è l’intelligenza artificiale, mentre gli “anta” tendono a considerare dominanti altre tendenze come ad esempio l’e-commerce. Ma le tante aspettative verso l’innovazione tecnologica si scontrano con l’estrema sfiducia delle nuove generazioni sull’Italia. Tanto che ben 9 under 35 su 10 pensano di esser costretti a dover “fuggire” all’estero. È un ritratto di chiari e scuri quello disegnato dalla seconda edizione del Rapporto dell’Osservatorio su Innovazione e Digitale, “Giovani, innovazione e transizione digitale” promosso da Angi Ricerche in collaborazione con Lab21.01 e presentato ieri a Milano nel corso dello Young Innovators Business Forum, il grande evento dedicato all’innovazione e alle nuove generazioni. Il report quantifica il cambio di mindset in corso nelle nuove generazioni, evidenziando che il 20% degli under 35 crede nell’intelligenza artificiale contro solo il 10% della popolazione italiana in generale. Di contro solo il 3% degli under 35 – a fronte del 10% degli italiani in generale – continua a considerare il commercio elettronico il megatrend del futuro. Un destino simile riguarda le smart places, considerate dominanti dal 4% dei giovani contro quasi il 15% del complesso degli italiani, e l’entertainment (12% contro 15%).

Divergenze generazionali su aspettative per il futuro

“Appare evidente una divergenza generazionale nelle aspettative e nelle rappresentazioni del futuro del mercato”, afferma Roberto Baldassari, direttore del comitato scientifico Angi. “Ciò che ha significato un ponte per il futuro negli ultimi anni, per gli under 35 è ormai un asset della vita quotidiana. Su tutti, l’e-commerce, ad oggi integrato nel ciclo di vita dei prodotti e surclassato dalle nuove frontiere tecnologiche e digitali”, aggiunge. “Vecchi” trend, dunque, lasciano spazio ai nuovi. “Il potenziale dell’intelligenza artificiale – sottolinea Gabriele Ferrieri, presidente di Angi – è considerato ancora tutto da esplorare e offre nuove opportunità, oltre che spazio per l’apporto di competenze e idee da parte dei nuovi giovani professionisti che faranno il loro ingresso in azienda”.

Giovani sfiduciati sulle opportunità offerte dall’Italia e pronti alla fuga all’estero

Un ulteriore gap tra vecchie e nuove generazioni emerge con forza a partire da un tema centrale nel mondo del lavoro di oggi: costruire il proprio futuro professionale fuori dall’Italia. Gli under 35 non hanno dubbi che andare all’estero è sempre meno una scelta e sempre più una necessità. La fuga di cervelli, infatti, rappresenta un problema per il 90% dei giovani contro il 70% degli italiani. Del resto, i giovani incontrano sempre più difficoltà a trovare una occupazione, che è tra le cause principali della fuga di cervelli in altri paesi, dove si cercano occasioni per dimostrare e veder riconosciuto il proprio talento e valore aggiunto. L’indagine ha esplorato le ragioni degli ostacoli: secondo il 64,7% degli under 35, contro il 49,7% del campione totale, lo scoglio principale è dovuto alla richiesta di un’esperienza minima che i giovani non hanno ancora avuto occasione di costruire. A seguire, la scarsa propensione delle aziende ad assumere (54,1% e 55,7%), ma anche l’idea per cui un laureato sia troppo qualificato, che rappresenta un fattore rilevante per il 38,9% degli under 35 ma solo per il 19,4% del totale degli intervistati. Tra le cause non mancano nemmeno la saturazione dei settori d’interesse (21,4% e 11,2%) e le offerte poco gratificanti (21,2% e 21,6%).

Per gli under 35 l’innovazione tecnologica è il futuro del mercato

Per i giovani un fattore importante di sviluppo del mercato è quello dell’innovazione, che insieme alla sostenibilità rappresenta uno dei fronti principali per assicurare il proprio futuro e quello del paese. Dall’indagine emerge una forbice nella valutazione di quelli che sono i principali elementi d’innovazione di un’azienda: gli under 35 mettono al primo posto investimenti in strumenti, macchinari e tecnologie all’avanguardia (36,2% contro 25,7% del totale), e di seguito un gruppo dirigenziale giovane (28,7% vs 23,2%) e la conoscenza degli strumenti digitali (21,4%), diversamente dal campione generale che concorda solo per il 6,7%. Lo stesso divario si osserva rispetto all’apertura a nuove forme di commercio e di contatto col cliente finale, fondamentale per il 23,4% del totale ma appena per il 2,3% dei giovani. In maniera analoga, la capacità di usare in modo nuovo vecchi strumenti, macchinari e tecnologie è importante per l’8,1% del totale e solo per il 2,9% dei giovani lavoratori. Sono poi menzionati anche presenza sui social network e presenza di molti giovani tra i dipendenti.

Sostenibilità: valori e governance al primo posto, ma anche gap di genere

La sostenibilità d’impresa è ormai un elemento inevitabile da considerare nei propri business model, per adempiere a direttive, accompagnare la sensibilità dei consumatori e attrarre i talenti. Il primo fattore considerato dagli under 35 su questo fronte è l’integrazione di valori e modello di governance dell’impresa con i principi della sostenibilità, importante per il 38,7% dei giovani e per il 32,8% del totale. Segue da vicino (31,2%) la sostenibilità del prodotto (o servizio) durante il ciclo di vita, in linea con i principi dell’economia circolare, menzionato dal 23,6% del totale degli intervistati. Assumono maggiore rilevanza agli occhi del totale del campione la capacità dell’azienda di giocare il ruolo di “attore di sviluppo” (24,4% contro 15% dei giovani) e che la sostenibilità sia trasversale a tutte le funzioni e a tutti i processi aziendali, in quanto riguarda non solo “cosa l’azienda fa” ma anche il “modo in cui lo fa” (19,2% e 15,1%). La sostenibilità non è solo una questione ambientale. Le donne, infatti, restano ancora in gran parte tagliate fuori dalla tecnologia e non vedono il proprio ruolo riconosciuto come innovatrici nell’ambito digitale: questo è vero per il 51,7% del campione. Percentuale che si alza nettamente, evidenziando il cambio di sensibilità delle nuove generazioni, tra gli under 35: il 69,2% degli intervistati tra i 18 e i 34 anni, infatti, pensa che le donne siano poco o per nulla riconosciute nel mondo tech, mentre ritiene che lo siano abbastanza il 20,1% (contro il 33,8% del totale).

Smart mobility e cybersecurity, cresce la sensibilità tra i giovani

In un contesto in cui prevalgono le grandi concentrazioni urbane e in cui la crisi climatica si fa sempre più pressante, per i giovani è necessario investire sull’innovazione e la tecnologia per migliorare la qualità della vita nelle città (37,1% degli under 35 contro 27,6% del totale), mentre per il campione complessivo la priorità è incentivare acquisto di mezzi elettrici (34,6% contro 29,7% under 35). Da una parte, quindi, si spinge sulla creazione di condizioni favorevoli mentre, dall’altra, si adotta un approccio incentrato sui comportamenti di consumo. Aumentare il livello di comunicazione ai cittadini sul concetto di smart mobility è importante per il 20,3% del campione, comunque si disaggreghino i dati. Meno rilevanza si dà alle politiche nazionali e locali per ridurre l’inquinamento (12,9% dei giovani e 17,5% del totale). Anche sul fronte della cybersecurity le nuove generazioni mostrano una maggiore sensibilità tanto che si ritiene necessario aumentare la consapevolezza su come proteggersi dai cyber attacchi. La formazione è un importante strumento e, alla domanda sull’opportunità di insegnare la cybersecurity come materia scolastica, oltre il 50% degli intervistati ha risposto favorevolmente a partire dalle scuole secondarie. Per il 25% dei giovani (e il 12,7% del totale) invece, è necessario portarla in classe già dalla scuola primaria. L’introduzione tra le materie della cybersecurity solo all’università o durante master, invece, è l’opzione favorita dal 19,7% dei giovani e dal 34,1% del campione complessivo.

Le nuove generazioni, come c’era da aspettarsi, sono molto più sensibili e ricettive verso l’innovazione rispetto alle generazioni precedenti. Ma è evidente che aspettative e rappresentazioni si scontrano con una realtà, come quella italiana, ancora molto ancorata alle vecchie logiche di mercato e in generale di vita del passato. In questa “disputa” generazionale il mercato sembra essere dalla parte dei giovani che, non trovando sponde all’interno dei confini del nostro paese, appaiono rassegnati all’idea di dover “fuggire” all’estero per inseguire i propri sogni. Si allarga dunque la forbice tra vecchie e nuove generazioni, e al momento non sembra esserci la volontà politica di creare ponti.

Keypoints

  • Ciò che ha significato un ponte per il futuro negli ultimi anni, per gli under 35 è ormai un asset della vita quotidiana
  • Per i giovani il vero motore dell’innovazione è l’intelligenza artificiale
  • Per gli under 35 non hanno dubbi andare all’estero è sempre meno una scelta e sempre più una necessità
  • I giovani incontrano sempre più difficoltà a trovare una occupazione
  • Per i giovani un fattore importante di sviluppo del mercato è quello dell’innovazione
  • Per gli under 35 i principali elementi di innovazione per l’azienda sono gli investimenti in strumenti, macchinari e tecnologie all’avanguardia
  • La sostenibilità d’impresa è ormai un elemento inevitabile da considerare nei propri business model
  • La sostenibilità è anche una questione di genere
  • Per i giovani è necessario investire sull’innovazione e la tecnologia per migliorare la qualità della vita nelle città
  • Per oltre il 50% degli italiani la cybersecurity va insegnata nelle scuole

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