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Innovazione e Italia: bene ma non benissimo

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L’Italia cresce ma è ancora sotto la media europea. In generale, l’UE è spaccata in due: i leader dell’innovazione e la maggior parte degli innovatori forti si trovano prevalentemente nell’Europa settentrionale e occidentale e molti degli innovatori moderati ed emergenti nell’Europa meridionale e orientale.

Innovazione e Italia: bene ma non benissimo

L’innovazione oggi non è tra i cavalli di battaglia dell’Italia. Lo Stivale è un Paese “innovatore moderato”, posizionandosi al sedicesimo posto in Europa. La strada è ancora lunga. Dal 2017 ad oggi sono stati fatti passi importanti, ma ancora insufficienti per essere tra i primi della classe. È quanto emerge dal Quadro europeo di valutazione dell’innovazione (EIS) (scarica il documento qui) pubblicato annualmente dal 2001 dalla Commissione europea. Quest’anno la performance si attesta all’89,6% della media UE. I progressi più evidenti sono stati registrati nell’ambito della penetrazione della banda larga (+50,5%), fondamentale per la digitalizzazione del Paese, l’apertura scientifica, espressa in termini di co-pubblicazioni scientifiche internazionali (+39,5%) e popolazione coinvolta nell’apprendimento permanente (+17,4%), contribuendo a una migliore performance in termini di risorse umane. Cresce anche il numero dei nuovi dottorandi (+11,6%). Notizie meno positive, invece, per quanto riguarda l’attrattività del sistema di ricerca (fermo al 93,2%). La quota dei dottorandi stranieri è scesa dell’8,9% rispetto al 2017, frenata anche a causa della pandemia, ma recentemente ha ripreso a crescere. Infine, il Belpaese è ancora in ritardo rispetto alla media UE in termini di individui con competenze digitali complessive superiori a quelle di base (al 78,1% della media europea nel 2024).

Danimarca, Svezia, Finlandia e Paesi Bassi “leader dell’innovazione” in Europa

Il documento della Commissione europea fornisce una valutazione comparativa delle performance in materia di ricerca e innovazione (R&I) degli Stati membri dell’UE, dei Paesi europei limitrofi e di alcuni Paesi terzi selezionati (competitor globali). Le performance vengono suddivise in quattro categorie. Quest’anno tra i “leader dell’innovazione” (performance superiori al 125% della media Ue) rientrano: Danimarca, Svezia, Finlandia e Paesi Bassi; gli “innovatori forti” (performance superiori alla media Ue) sono: Belgio, Austria, Irlanda, Lussemburgo, Germania, Cipro, Estonia e Francia; tra gli “innovatori moderati” (performance inferiori alla media UE): Italia, Slovenia, Spagna, Repubblica Ceca, Malta, Lituania, Portogallo, Grecia e Ungheria; gli “innovatori emergenti” (performance inferiori al 70 % della media UE) sono: Croazia, Polonia, Slovacchia, Lettonia, Bulgaria e Romania.

Brevetti: male il Belpaese

Tutti gli indicatori delle PMI sono molto più alti della media Ue (quest’anno l’Italia si attesta al 151,3% per la dimensione innovatori). Nonostante la debolezza del Paese in termini di performance dei brevetti (all’82,5%), correlata alle dimensioni dell’azienda, le co-pubblicazioni pubblico-private sono notevolmente elevate (154,2%), confermando l’apertura del suo sistema di ricerca pubblica al dialogo con il settore privato. Nel comparto dei beni intellettuali non legati ai brevetti, il Paese ha perso parte del suo vantaggio in termini di marchi (-7,1% dal 2023) e domande di design (-3,9%), ma è ancora al di sopra della media UE.

Disastro investimenti, cresce la formazione in ICT

Registrati risultati inferiori in tutti gli ambiti legati agli investimenti, in particolare quelli alle imprese (69,8% della media UE nel 2024) e nella finanza e sostegno (64,9%). Il Paese, negli ultimi sette anni, ha compiuto progressi in tutti i settori, ma quello imprenditoriale è stato dimenticato. La struttura economica italiana è in gran parte basata sulle microimprese, i cui investimenti si sono contratti negli ultimi anni. Il sostegno pubblico diretto e indiretto alla ricerca e allo sviluppo delle imprese è cresciuto notevolmente dal 2017 (+39,1%) ma rimane al 57,1% della media UE nel 2024. Il sostegno, tuttavia, non ha inciso in modo significativo sugli investimenti privati in ricerca e sviluppo. Le spese per l’innovazione e per l’innovazione non legate alla ricerca e allo sviluppo stanno migliorando, ma rimangono inferiori alla media europea. Nota positiva, e in linea con i passi avanti compiuti in termini di risorse umane, i progressi in termini di imprese che offrono formazione ICT, le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (+44,6% dal 2017).

Italia e tecnologie legate all’ambiente: -20,7% rispetto al 2017

Dal 2017 l’Italia ha registrato un generale miglioramento degli impatti. Nell’ultimo anno, però, sono peggiorati, apparentemente influenzati dalla situazione geopolitica mondiale. Quelli relativi all’occupazione sono superiori alla media europea (104,2%), mentre quelli sulle vendite sono ancora lontani (76,1%). Il Belpaese è in ritardo nelle esportazioni di servizi ad alta intensità di conoscenza, attestandosi al 56,2% della media UE. Nonostante giungano notizie positive in termini di sostenibilità ambientale (109,5%), l’Italia continua a sottoperformare gli altri Paesi in termini di tecnologie legate all’ambiente (59,9%), perdendo competitività in questo settore (-20,7% dal 2017).

Innovazione: aumentate le performance degli stati membri UE a eccezione del Lussemburgo

L’Unione europea è più innovativa. I dati parlano chiaro. Dal 2017 ad oggi la performance in materia di innovazione è aumentata del 10%. Sebbene tutti gli Stati membri, a eccezione del Lussemburgo, abbiano registrato negli ultimi sette anni un aumento delle loro performance in materia di innovazione, il grado di miglioramento non è uguale per tutti. Da un lato, Romania, Francia, Irlanda, Slovacchia, Lettonia, Bulgaria, Germania, Portogallo, Austria e Slovenia hanno registrato aumenti inferiori a cinque punti percentuali nel periodo 2017-2024. Dall’altro, invece, undici Stati membri hanno registrato una crescita delle performance più rapida rispetto all’UE nello stesso periodo, con Cipro e l’Estonia che hanno mostrato i miglioramenti (rispettivamente +39% e +27%).

L’Italia non è (ancora) un Paese per gli innovatori, ma può sperare in futuro. La crescita è più veloce rispetto alla media UE. Il gap con i Paesi competitor si sta riducendo. La produttività delle risorse e le piccole e medie imprese che introducono innovazioni di prodotto sono due punti di forza. Bisogna lavorare molto sulle criticità: la quota di popolazione con istruzione terziaria e la bassa attrattività dei dottorati per gli studenti stranieri.

Keypoints

  • L’Italia è un Paese “innovatore moderato”, posizionandosi al sedicesimo posto in Europa
  • È quanto emerge dal Quadro europeo di valutazione dell’innovazione (EIS)
  • Quest’anno la performance si attesta all’89,6% della media UE
  • Registrati progressi nella penetrazione della banda larga, apertura scientifica e popolazione coinvolta nell’apprendimento permanente
  • Italia e tecnologie legate all’ambiente: -20,7% rispetto al 2017
  • Ue: dal 2017 ad oggi la performance in materia di innovazione è aumentata del 10%

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