Anna Lisa Mandorino (Cittadinanzattiva): “Il PNRR funziona solo con il coinvolgimento della cittadinanza nella governance”

Anna Lisa Mandorino (Cittadinanzattiva): “Il PNRR funziona solo con il coinvolgimento della cittadinanza nella governance”

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Daniel Bonfanti

Perché ne stiamo parlando
Abbiamo intervistato Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva, per conoscere il giudizio dell’associazione sulla Legge di Bilancio del 2024, e al contempo approfondire le opportunità offerte dall’innovazione per un SSN più vicino al cittadino e ai suoi bisogni.

In attesa della definitiva approvazione della Legge di Bilancio per il 2024, INNLIFES ha realizzato un ciclo di interviste rivolte ai principali stakeholders del mondo della Salute, con l’obiettivo di approfondire le principali novità della manovra finanziaria allargando la conversazione sul futuro del SSN tra innovazione, nuove tecnologie e cambiamenti strutturali. Dopo le interviste a Silvestro Scotti (FIMMG) e Pierino Di Silverio ( ANAAO Assomed), la terza intervista è rivolta alla Segretaria generale di Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino che, dopo essersi soffermata sull’attesa per la riforma della non autosufficienza, ci ha parlato delle opportunità offerte dall’innovazione per un SSN che mira ad essere più vicino al cittadino e, al contempo, agli ostacoli che ancora limitano questa trasformazione.

Segretaria Mandorino, nella Legge di Bilancio non sono stati stanziati fondi per rendere operativa la riforma sulla non autosufficienza. A che punto siamo con i lavori?

Stiamo parlando di una riforma fondamentale per il nostro Paese, che riguarda circa tre milioni di persone non autosufficienti. Dieci milioni considerando anche i caregiver e i familiari, per una riforma che l’Italia attende dagli anni Novanta, quando fu introdotta negli altri Paesi europei. Per quanto tutte le Leggi siano perfettibili, si tratta di una buona riforma, che ha un’impostazione di grande innovazione. Ora vanno approvati quanto prima i decreti attuativi, in quanto il PNRR fissa questa scadenza a gennaio 2024. Noi siamo preoccupati che, visti i tempi ormai stretti, vengano approvati decreti troppo generici che finiscano per non far decollare realmente la riforma. Poi, c’è il nodo degli investimenti, e su questo la Legge di Bilancio è stata una delusione. Siamo consapevoli che il periodo è complesso e dunque non ci aspettavamo tutti i finanziamenti necessari per la riforma, ma quanto meno un investimento progressivo. Noi avevamo calcolato – e richiesto – per raggiungere gli obiettivi del primo semestre del 2024 circa 1,3 miliardi. Ovviamente sono solo una parte delle risorse necessarie per tutta la riforma, ma sarebbe stato un segnale forte. Invece nella manovra non c’è nulla, nessun riferimento alla non autosufficienza.

Per il recupero delle liste d’attesa, invece, la Legge di Bilancio stanzia circa 500 milioni, destinati all’aumento del compenso per gli straordinari del personale sanitario e un maggiore finanziamento delle strutture private convenzionate. È la strategia giusta?

Sono strumenti che possono tamponare un’emergenza, che guardano al breve termine. Ovviamente sono utili, ma il problema delle liste d’attesa è cronico e dura da anni. Serve introdurre una strategia diversa e di lungo periodo, perché il concetto stesso di lista d’attesa è incompatibile con la natura della sanità pubblica. Dobbiamo eliminare l’idea stessa delle liste: questo può accadere solo ripensando completamente il sistema di funzionamento della sanità pubblica, attraverso una presa in carico preventiva. Non è la prestazione che risolve il problema, ma una presa in carico a partire dalla prevenzione fino al follow-up, questa è la strategia vincente: obiettivi di salute, non di gestione e amministrazione.

Anche per quanto riguarda la diffusione dell’innovazione nel SSN è necessario prevedere percorsi alternativi al modello esistente. Pensiamo ad esempio all’accesso ai farmaci innovativi o alla lentezza che riguarda l’aggiornamento dei LEA.

Anche in questo caso serve distinguere provvedimenti che aiutano a superare le fasi più critiche dalle strategie di lungo termine, che considerino l’innovazione come parte integrante dell’offerta di salute del nostro Paese. Aver istituito un Fondo dedicato ha aiutato ad accelerare l’accesso ai farmaci innovativi: una buona soluzione, seppur temporanea. Alla lunga però si deve fare un ragionamento strategico, ad esempio utilizzando in modo sistematico la valutazione HTA come previsto dal nuovo Programma Nazionale HTA per i dispositivi medici. Poter contare su una programmazione, un governo e una valutazione dell’innovazione servirebbe anche a superare le differenze regionali, visto che abbiamo territori che vanno a velocità estremamente diverse tra loro.

Anche per quanto riguarda il rafforzamento della sanità territoriale, l’obiettivo principale della Missione 6 del PNRR, non abbiamo una pianificazione omogenea per tutto il Paese. È un problema di mancanza di risorse oppure, anche in questo caso, di modelli obsoleti?

Quello delle risorse non è mai un problema secondario, considerando il progressivo definanziamento della sanità che continua da anni nel nostro Paese. Però, anche se le risorse nel PNRR ci sono, queste rischiano di non bastare, in quanto se è vero che bisogna avere attenzione agli strumenti, alle tecnologie e all’aggiornamento delle strutture, bisogna essere in grado al contempo di innovare i processi. La telemedicina non lavora con le sue gambe, ma con le tecnologie e soprattutto con le competenze, che purtroppo mancano sia da parte dei cittadini che ne devono usufruire sia da parte degli operatori. Lavora attraverso i dati sanitari che devono essere più accessibili, superando un’interpretazione troppo rigida della legge sulla privacy e l’organizzazione frammentata sia settoriale sia regionale. La stessa integrazione deve esserci anche tra sanità e sociale, due ambiti che non è più possibile tenere separati dal punto di vista sia culturale sia organizzativo. L’innovazione prevista dal PNRR non funziona se non vengono innovati i processi, attraverso anche il dialogo tra i diversi operatori, perché scontiamo purtroppo un’organizzazione per silos che ancora non riusciamo a superare.

Proprio sul PNRR e sulla sua realizzazione, quanto conta la partecipazione della cittadinanza alla governance, per la buona riuscita dei progetti?

Noi abbiamo sempre combattuto l’idea che il PNRR potesse realizzarsi solo attraverso un input dall’alto. È un Piano che ha bisogno di un grande coinvolgimento dei cittadini e delle comunità sulle quali ricade. Per questo motivo, con tante altre organizzazioni, abbiamo istituito un Osservatorio civico sul PNRR, che durante il Governo Draghi era presente come organo interlocutore all’interno della governance e che con il nuovo esecutivo, purtroppo – e di questo ci siamo lamentati – non è stato considerato. Voglio sottolineare, inoltre, che un Piano di questa portata non può non tener conto della situazione di partenza. Non è che le cose non succedano solo perché mancano le risorse e poi, quando arrivano le risorse, tutto si risolve. Ci sono delle precondizioni che vanno assicurate, una di queste è la capacità di programmazione degli enti locali che però, negli anni, è sempre stata via via più ridotta e limitata in termini di personale e di competenze. L’ambizione del Piano avrebbe dovuto fare i conti con questo tipo di condizioni e, forse, si sarebbero dovute chiedere meno risorse, e più calibrate a obiettivi specifici.

Keypoints

  • Entro gennaio 2024 dovranno essere approvati i decreti attuativi per rendere operativa la Riforma sulla non autosufficienza. Nella Legge di Bilancio, però, non è stato previsto alcun finanziamento
  • Per il recupero delle liste d’attesa sono stati previsti strumenti adatti solo a tamponare l’emergenza, ma serve cambiare approccio sul tema
  • L’innovazione deve essere parte integrante dell’offerta di salute pubblica, ma ciò può accadere solo attraverso una profonda revisione dei processi obsoleti che regolano il SSN
  • Per implementare la telemedicina è necessario un aggiornamento delle competenze e della governance dei dati, oltre che di una maggiore integrazione tra sanità e sociale
  • Il PNRR per funzionare davvero ha bisogno di una partecipazione maggiore alla governance da parte della cittadinanza

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