Milano Life Science: Lombardia esempio virtuoso per il resto d’Italia, e per la stessa Europa, ma occorre rinforzare la medicina territoriale

Milano Life Science: Lombardia esempio virtuoso per il resto d’Italia, e per la stessa Europa, ma occorre rinforzare la medicina territoriale

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Angelica Giambelluca

Perché ne stiamo parlando
Le scienze della vita rappresentano un asset strategico per l’economia e il benessere della Lombardia, con un peso del 13% sul PIL. Ecco perché è fondamentale creare una sinergia tra sistema pubblico e privato, per rafforzare l’ecosistema della ricerca biomedica e conferire al territorio un ruolo di leadership nazionale.

Il sistema Life Science in Lombardia funziona, le eccellenze non mancano, i grandi ospedali rispondono, ma è tempo di riorganizzare la medicina territoriale, puntano sulla digitalizzazione – e non solo – e di rendere il lavoro nella sanità pubblica davvero appetibile. Non solo, la Lombardia può e deve diventare benchmark per le altre regioni italiane e per la stessa Europa. Questo è quanto emerso dall’evento “Milano Life Sciences Forum”, organizzato da Assolombarda martedì 14 novembre e che ha riunito i principali stakeholder del settore: istituzioni, imprese, esperti e professionisti della salute. Nel corso dell’evento è stato presentato lo studio realizzato dall’Università Cattolica ALTEMS “Sostenibilità e Resilienza del Sistema Sanitario Lombardo” insieme a Regione Lombardia e Assolombarda. A concludere è stata una tavola rotonda con Marco Baccanti, Direttore Generale Fondazione Innovazione e Trasferimento  Tecnologico, Americo Cicchetti, Direttore Generale della programmazione sanitaria Ministero della Salute, Cristian Ferraris, Direttore Organizzazione, Sviluppo, Marketing e Life Science Assolombarda e Giovanni Pavesi, Direttore Generale al Welfare Regione Lombardia.

La sanità lombarda tra eccellenze e criticità: il report ALTEMS

Secondo il report, presentato da Luca Giorgio, ricercatore dell’Università europea di Roma, se da un lato la regione primeggia per qualità dell’assistenza ospedaliera e attrattività nel campo della ricerca biomedica, dall’altro sconta criticità sul fronte della sostenibilità ambientale degli immobili sanitari, il 72% dei quali realizzato prima del 1970.

Positiva la gestione economico-finanziaria, con una spesa sanitaria in costante incremento dell’1,84% annuo, ma pur sempre inferiore alla media pro-capite italiana. Sul fronte delle terapie innovative la regione è un modello nazionale: i centri abilitati per CAR-T cell therapy costituiscono il 25% del valore nazionale e il numero dei pazienti trattati è 261 su un totale nazionale di 586 pazienti. La Regione ha attratto il 24,6% dei finanziamenti europei nella filiera life science dedicati all’Italia (210 mln di euro) ed è la prima regione italiana per numero di partner coinvolti nei progetti europei Horizon 2020, al secondo posto in Europa per numero di pubblicazioni. È anche la prima regione italiana per numero di ospedali tecnologici avanzati, seconda in Europa solo alla Île-de-France, e prima per domande di brevetto depositate presso UIBM negli ultimi 10 anni (37,4% del totale nazionale).

Preoccupano invece i livelli di consumo di alcol e tabacco tra la popolazione, nonostante gli ottimi risultati in termini di aspettativa di vita. Il rapporto delinea dunque una sanità lombarda in chiaroscuro, solida ma bisognosa di interventi mirati per rafforzarne la sostenibilità ambientale e la prevenzione. Un quadro utile per guidare le future scelte di programmazione sanitaria regionale.

Life Science: bene la Lombardia, ma a livello europeo stiamo perdendo terreno

Per Gianfelice Rocca, Special Advisor Life Sciences Confindustria, il Vecchio Continente sta perdendo terreno rispetto ad attori come Cina e Stati Uniti. “L’Europa è come un erbivoro in un mondo di carnivori (Usa e Cina) – ha detto Rocca senza mezzi termini – Il settore Life Science potrebbe essere l’occasione per risollevarne le sorti, perché a conti fatti vale più del settore automotive, che tutti credono prevalente in Europa”.  Spostando il focus sull’Italia, Rocca rimarca come nel nostro paese manchi una governance di sistema: “Non si riescono a mettere a terra i progetti perché il rapporto tra Ministero della Salute, Ministero delle Finanze e Regioni è un rapporto complesso, che crea ritardi e fa aumentare il gap con paesi che vanno a velocità diverse rispetto al nostro”.

Nel dibattito sull’accessibilità per i cittadini è di estrema importanza ricordare il ruolo della filiera privata di erogazione, produzione, educazione e ricerca che, in presenza di una maggiore flessibilità nell’uso delle risorse del Fondo Sanitario Regionale può veramente esprimere a pieno la sua capacità di risposta alle esigenze di salute della popolazione, avendo al suo interno tutti gli assetti erogativi, compreso quello dell’emergenza-urgenza e del territorio.

La ricchezza dell’ecosistema lombardo, infatti, oltre a rispondere compiutamente ai bisogni dei cittadini Lombardi – in grado di ritrovare un percorso di cura adeguato – è a disposizione di tutti gli italiani. Ne è testimonianza il flusso, ben organizzato e gestito, di pazienti da altre regioni e può essere un volano di cooperazione e collaborazione con molti altri Paesi extra UE grazie al suo carattere universalistico e all’efficacia ed eccellenza diffusa testimoniate dai dati ALTEMS e Agenas.

Ripartire dalla medicina territoriale, dai contratti e dalla collaborazione pubblico-privato

I punti su cui tutti i relatori concordano è che in Lombardia più che sugli ospedali, occorre puntare sul territorio.

La digitalizzazione è il vero motore che permetterà di realizzare la medicina territoriale e il concetto di casa come luogo di cura, casa che sostituirà sempre di più gli ospedali. Senza contare che gli stipendi di chi lavora in sanità non sono al passo con il costo della vita. Non è un caso che la Lombardia abbia un numero di medici e infermieri per mille abitanti inferiore alla media nazionale, molti si spostano in Svizzera per lavorare. Una città come Milano, con costo della vita e affitti alle stelle, rischia di non essere attrattiva per chi percepisce stipendi che non si aggiornano da anni, come quelli del settore pubblico.

Per Sergio Dompè, vice presidente Assolombarda, la regione Lombardia può e deve diventare un punto di riferimento per tutte le altre regioni: “Siamo i primi al mondo nel rapporto accessibilità, qualità e prezzo delle cure. Ed è per questo che abbiamo una responsabilità di dare una governance efficiente per mantenere questo rapporto. Per questo crediamo che Regione Lombardia insieme alle imprese debba guardare alla collaborazione pubblico e privato in ottica di lungo periodo, con un’equiparazione di regole che mettano il cittadino al centro”.

Investire nella prevenzione e nel personale

Al Forum è intervenuto anche Guido Bertolaso, assessore al Welfare della Regione Lombardia: “Quest’anno la Lombardia sarà l’unica regione che distribuirà un compenso per il contratto del comparto sanitario: abbiamo attivato un contributo pari a 186 milioni di euro per pagare, entro il 2023, gli aggiustamenti economici per tutte le professioni sanitarie”. Bertolaso ha poi concluso sulla necessità di investire nella casa come luogo di cura: “Nei prossimi anni il concetto di ospedale come lo conosciamo oggi, non ci sarà più. Sarà la casa il vero luogo di cura su cui investire, con la medicina territoriale. Anche le RSA sono destinate a sparire”.

L’accessibilità alle cure, il vero dilemma della sanità Lombarda (e italiana)

La mia preoccupazione alla mattina non è sapere se il medico lavorerà bene, ma se i cittadini avranno accesso ai servizi sanitari”. La riassume così Giovanni Pavesi, direttore generale al welfare di Regione Lombardia, la vera questione su cui tutti i decisori sanitari si stanno oggi confrontano. “La gente è convinta che solo in ospedale si può raggiungere una certa qualità della cura – ricorda – e non è così, il territorio è oggi il focus su cui investire. Io ho budget per la domiciliarità che non riesco a usare e gli ospedali mi chiedono posti letto”.

Anche per Americo Cicchetti, direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, il domicilio come primo luogo ci cura è la priorità del momento: “Va capito quindi come mettere a terra questo processo di digitalizzazione, che non è un prodotto, ma un processo. Pagare le singole prestazioni è ormai obsoleto, occorre creare un modello che tenga conto del valore della prestazione e dell’impatto che può avere.  Ma ci vogliono dati per capire questi valori, non è facile misurare gli esiti e i processi organizzativi per capire da dove nasce quel risultato. E prima di lavorare su tutto questo, occorre recuperare la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario nazionale”.

Conclude Cristian Ferraris, Direttore Organizzazione, Sviluppo, Marketing e Life Science Assolombarda: “Nel dibattito sull’accessibilità per i cittadini è di estrema importanza ricordare il ruolo della filiera privata di erogazione, produzione, educazione e ricerca che, in presenza di una maggiore flessibilità nell’uso delle risorse del Fondo Sanitario Regionale può veramente esprimere a pieno la sua capacità di risposta alle esigenze di salute della popolazione, avendo al suo interno tutti gli assetti erogativi, compreso quello dell’emergenza-urgenza e del territorio.
La ricchezza dell’ecosistema lombardo, infatti, oltre a rispondere compiutamente ai bisogni dei cittadini Lombardi – in grado di ritrovare un percorso di cura adeguato – è a disposizione di tutti gli italiani. Ne è testimonianza il flusso, ben organizzato e gestito, di pazienti da altre regioni e può essere un volano di cooperazione e collaborazione con molti altri Paesi extra UE grazie al suo carattere universalistico e all’efficacia ed eccellenza diffusa testimoniate dai dati ALTEMS e Agenas”.

Keypoints

  • Il sistema sanitario lombardo ha eccellenze ospedaliere ma deve potenziare la medicina territoriale e la digitalizzazione
  • L’Europa sta perdendo terreno nel settore delle Life Sciences rispetto a Cina e Stati Uniti, deve sfruttare meglio i dati
  • In Italia manca una governance di sistema che metta in sinergia i diversi attori (Ministeri, Regioni)
  • Gli stipendi del personale sanitario non sono adeguati al costo della vita, bisogna investire di più nelle risorse umane
  • La Lombardia primeggia per qualità dell’assistenza ospedaliera ma deve migliorare la sostenibilità ambientale e la prevenzione
  • L’accessibilità alle cure è la vera sfida, il territorio e la domiciliarità sono la priorità su cui investire

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