La neurologia digitale è già realtà: intervista ad Alessandro Padovani, presidente SIN

La neurologia digitale è già realtà: intervista ad Alessandro Padovani, presidente SIN

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Cristina Bellon

Perché ne stiamo parlando
Neuroimmagini, wearable e big data stanno trasformando diagnosi, monitoraggio e terapie, delineando il futuro della neurologia in Italia.

Dall’uso della PET per il monitoraggio dell’amiloide fino alla prossima diffusione dei wearable nel Sistema Sanitario Nazionale, siamo di fronte a un’inconsapevole evoluzione del modo di intendere e trattare le malattie neurologiche, con un focus su personalizzazione, interoperabilità e digitalizzazione.

Ne parliamo con Alessandro Padovani, presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN), e professore ordinario di Neurologia e direttore della Clinica Neurologica e della Scuola di Specialità in Neurologia presso l’Università degli Studi di Brescia.

Qual è il ruolo della tecnologia nella pratica neurologica quotidiana?

«La tecnologia è ormai parte integrante della pratica neurologica, sia nella diagnostica sia nel monitoraggio e nella terapia. Anno dopo anno, rimango sempre più incantato da quanto è forte questo mutamento: le diagnosi sono determinate da un insieme di multipli indicatori che permettono non solo di diagnosticare precocemente le malattie ma di individuare qual è il profilo metabolomico, proteomico e genomico della persona e, addirittura, il suo profilo di rischio nell’eventuale sviluppo di una malattia. Ma anche il profilo di rischio nell’utilizzo di farmaci o combinazione di farmaci».

Può farci un esempio concreto dell’uso dell’AI in ambito neurologico?

«Quando sono arrivati i farmaci per la sclerosi multipla, è nata la necessità di sviluppare algoritmi per l’analisi delle neuroimmagini, in particolare della risonanza magnetica. L’AI ha permesso di estrarre dati da immagini complesse e confrontare esami eseguiti in tempi e luoghi diversi in modo standardizzato. Lo stesso vale per la PET, che oggi è fondamentale nella gestione di molte malattie neurologiche, come l’Alzheimer, per misurare la presenza e la distribuzione dell’amiloide e valutare l’efficacia dei farmaci.

Un altro esempio è l’evoluzione dell’elettroencefalografia: non ha niente a che fare con quel pennino che trascriveva le onde cerebrali su fogli di carta.  Oggi vi è una automazione della registrazione del segnale che permette addirittura, in una prospettiva di sviluppo, di utilizzare dispositivi da indossare a domicilio e in grado di informare H24 il centro ospedaliero».

A che punto siamo con i wearable?

«I wearable sono una realtà, già utilizzati nei trial clinici per monitorare l’efficacia dei trattamenti e rilevare effetti collaterali. Tuttavia, manca ancora una piena validazione e regolamentazione per un utilizzo estensivo nel SSN. Il PNRR e il piano di telemedicina li considerano endpoint fondamentali, segno che l’integrazione è vicina».

Cosa manca per una piena integrazione della tecnologia nella neurologia italiana?

«La neurologia italiana è molto recettiva all’innovazione e ben inserita nei network europei e internazionali. Il PNRR ha dato un forte impulso, ma serve un’integrazione sistematica tra specialistiche, territorio, medicina di base e assistenza domiciliare. La digital health e la telemedicina saranno le chiavi di questa trasformazione».

I neurologi sono pronti a questa trasformazione?

«Certo! Anche grazie a iniziative come il gruppo di studio di neurologia digitale della SIN e ai percorsi formativi specifici. Stiamo certificando attraverso il Digital Neuro Hub figure professionali in grado di guidare questa transizione tecnologica nei propri ospedali. Le aziende farmaceutiche stanno supportando questo percorso, accelerando l’alfabetizzazione digitale della comunità neurologica».

Come vede la neurologia tra dieci anni?

«Sono un ottimista! Vedo una neurologia capace di intervenire prima della comparsa delle malattie. Avremo una popolazione più sana anche nelle fasi avanzate, grazie a diagnosi precoci, prevenzione efficace e nuovi farmaci dosati ad hoc. Tecnologie, già utilizzate in oncologia, come la biopsia liquida diventeranno centrali anche in neurologia per predire e monitorare malattie quali la Sclerosi Multipla, la Malattia di Alzheimer, le cefalee emicraniche, la Malattia di Parkinson».

Keypoints

  • La tecnologia permette diagnosi neurologiche sempre più precise e personalizzate
  • I wearable sono già realtà nei trial clinici e prossimi all’integrazione nel SSN
  • La standardizzazione dei dati migliora il confronto e la gestione delle neuroimmagini
  • La neurologia italiana è all’avanguardia grazie a PNRR e iniziative formative SIN
  • Il futuro sarà dominato da AI, prevenzione e terapie mirate basate su big data e biomarcatori

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