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Servizio Sanitario Nazionale: 75 società scientifiche lanciano SOS e chiedono riforma strutturale

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Il Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani ha presentato ieri a Roma una serie di proposte concrete per far fronte alla crisi del Servizio Sanitario Nazionale. Sono stati inoltre messi in evidenza i dati che descrivono la drammatica situazione in cui versa la sanità italiana.

Servizio Sanitario Nazionale: 75 società scientifiche lanciano SOS e chiedono riforma

Mai come ora il Servizio Sanitario Nazionale ha bisogno d’aiuto: tra posti letto in calo, medici in fuga, liste d’attesa infinite e risorse al lumicino, il principio di universalità delle cure rischia di saltare per aria. Preoccupate da quanto sta accadendo, 75 società scientifiche riunite in FoSSC (Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri ed Universitari Italiani) chiedono al Governo una grande riforma strutturale, con provvedimenti urgenti per salvare il Servizio Sanitario e mantenere il suo carattere universalistico. L’appello è stato lanciato in una conferenza stampa a Roma, nella sede della rappresentanza in Italia del Parlamento e della Commissione Europea. Le evidenze da cui scaturiscono le preoccupazione del FoSSC sono impressionanti: in soli due anni, dal 2020 al 2022, sono stati tagliati 32.500 posti letto. In tutto, da anni, mancano almeno 100mila posti letto di degenza ordinaria e 12mila di terapia intensiva. Tra il 2019 e 2022, inoltre, oltre 11.000 medici hanno lasciato le strutture pubbliche. Diminuisce anche il numero dei nosocomi: in 10 anni ne sono stati chiusi 95 (9%). E le risorse sono sempre meno: “Nel 2024, il finanziamento del Fondo Sanitario è aumentato in termini assoluti rispetto al 2021 ma è diminuito rispetto al PIL ed è fortemente eroso dall’inflazione”.

È allarme carenza medici, servono anche nuove figure professionali

“Le cure per tutti – avvertono le società scientifiche – sono a rischio”. Anche per la mancanza di medici. “Entro il 2025 – afferma il Coordinatore FoSSC, Francesco Cognetti – andranno in pensione 29.000 camici bianchi e 21mila infermieri, senza un sufficiente inserimento di nuovi professionisti, e sempre più giovani, formati a spese dello Stato (circa 150mila euro ognuno) vanno all’estero, dove ricevono stipendi anche tre volte superiori”. Secondo il FoSSC, per frenare l’emorragia dei medici è necessario intervenire con provvedimenti immediati. Nei prossimi 7 anni, in base alla previsione della Commissione istituita dal Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, saranno 30mila i medici in più. “Ma i tempi sono troppo lunghi, vista la significativa carenza attuale e occorrono altre iniziative”, sottolineano le società scientifiche. “L’obiettivo deve essere il passaggio dal numero chiuso a quello programmato. Sono necessari anche sostanziali aumenti retributivi, soprattutto per le specialità mediche ‘neglette’ (ad esempio Emergenza-Urgenza, Anestesiologia e Rianimazione, Radioterapia e alcune Chirurgie), i cui bandi per i corsi di specializzazione negli ultimi anni – continua – sono restati in gran parte deserti. A nulla servono i minimi aumenti stipendiali dell’ultimo contratto rispetto alle retribuzioni molto più elevate che i nostri giovani medici trovano in altri paesi europei, anche confinanti con il nostro. E va considerata l’immissione in ruolo di figure professionali quali l’infermiere di ricerca, i data manager e i biostatistici, soprattutto in IRCSS e Policlinici Universitari, oltre a figure esperte di temi quali l’Intelligenza Artificiale e Data Mining, da formare attraverso percorsi innovativi”.

L’Italia occupa il 22esimo posto nella graduatoria europea del numero di posti letto

I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), cioè le cure considerate fondamentali, non sono rispettati in 12 Regioni su 21. “E si tratta – precisa Cognetti – dei LEA attualmente in vigore che risalgono addirittura al Dpcm 29 novembre 2001, aggiornati con il Dpcm 12 gennaio 2017, ma mai attuati”. Ma il “malato più grave” è rappresentato proprio dagli ospedali: l’Italia, sottolinea il Forum, occupa il 22esimo posto nella graduatoria europea del numero di posti letto. La media italiana è di 314 posti letto di degenza ordinaria per 100mila abitanti rispetto alla media europea di 550 e di 8-10 posti letto di terapia intensiva per 100mila abitanti rispetto ai 30 della Germania ea più di 20 della Francia. Una situazione “molto grave – afferma Fabio De Iaco, Presidente della Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (SIMEU) – che determina storture gravi nel sistema di assistenza. Infatti, pazienti che necessitano di terapia intensiva o semi-intensiva spesso, per mancanza di posti letto, rischiano di rimanere in pronto soccorso anche per giorni, pur avendo quadri di maggiore gravità. Ciò è allarmante e per questo chiediamo con urgenza che vengano incentivate le strutture di terapia semi-intensiva”. Anche il PNRR, afferma il Forum, “Prevede di riservare solo l’8,3% dei fondi previsti alla Sanità, ma solo per l’aggiornamento tecnologico e per la ricerca negli ospedali, nulla per il potenziamento strutturale e del personale”.

Cognetti: “Piano oncologico allo stato è solo pregevole trattato”

“Solo un pregevole trattato di oncologia”. È così che Cognetti ha definito il Piano Oncologico Nazionale che “deve essere trasformato in un vero e proprio piano operativo e adeguato allo Europe’s Beating Cancer Plan della Commissione Europea, documento snello, incisivo e sintetico, con la previsione di iniziativa ed obiettivi precisi ed un cronoprogramma nonché la possibilità di accedere a finanziamenti per la sua realizzazione”, aggiunge. Il Presidente del Forum chiede anche più investimenti in prevenzione. “È scientificamente dimostrato – dice – che il 40% di patologie a grande incidenza, come i tumori e le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, può essere evitato grazie agli stili di vita sani”. Ma le percentuali di cittadini che aderiscono agli screening oncologici sono pari a circa il 40% per la mammografia e per il Pap Test o l’HPV test ed inferiori al 30% per lo screening colorettale. L’Unione Europea, ricorda l’esperto, “chiede a tutti i Paesi Membri da raggiungere, entro il 2025, il livello del 90% di adesione per tutti e tre i programmi. Si tratta di un obiettivo molto ambizioso, ma è importante sollecitare l’azione delle Regioni in questo settore, eventualmente prevedendo sistemi premianti o penalizzanti in termini di risorse economiche da destinare a livello locale”.

Keypoints

  • Il FoSSC chiede al Governo una grande riforma strutturale, con provvedimenti urgenti per salvare il Servizio Sanitario e mantenere il suo carattere universalistico
  • Entro il 2025 andranno in pensione 29.000 camici bianchi e 21mila infermieri
  • Sono necessari anche sostanziali aumenti retributivi, soprattutto per le specialità mediche “neglette”
  • Va considerata l’immissione in ruolo di figure professionali quali l’infermiere di ricerca, i data manager e i biostatistici
  • I Livelli Essenziali di Assistenza non sono rispettati in 12 Regioni su 21
  • L’Italia occupa il 22esimo posto nella graduatoria europea del numero di posti letto negli ospedali
  • Necessario mettere in atto il Piano Oncologico Nazionale
  • Il 40% di patologie a grande incidenza, come i tumori e le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, può essere evitato grazie agli stili di vita sani

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