Ha definito il cambiamento climatico una bufala, ha fatto uscire gli Usa dall’accordo sul clima di Parigi, ha proposto iniezioni di candeggina e disinfettanti da bere per curare il Covid e, durante la pandemia, ha ritirato gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Donald Trump sarà il 47° presidente degli Stati Uniti. E dal mondo della ricerca si leva un coro di preoccupazioni per il suo ritorno alla Casa Bianca: il timore è che possa, ancor di più che in passato, minare alla base l’attività di ricerca e le istituzioni scientifiche, relegando la scienza ai margini delle decisioni politiche.
Elezioni Usa e salute
Come si legge su Science, la vittoria elettorale di Trump preoccupa non poco e non pochi per le ripercussioni che potrà avere sulla salute pubblica e sulla ricerca biomedica. Basti pensare che ha promesso tagli di bilancio da miliardi di dollari ai Centers for Disease Control and Prevention e ai National Institutes of Health. E come si legge su Scientific American, ha anche esternato l’intenzione di smantellare l’Office of Pandemic Preparedness and Response Policy, ufficio della Casa Bianca incaricato di assicurare che il Paese sia preparato alla prossima pandemia.
Retromarcia già annunciata, rispetto all’amministrazione Biden, anche sugli accordi sul clima e sull’Inflation Reduction Act, la legge per la transizione ecologica, nonostante sia ben noto ormai l’impatto della crisi climatica sulla salute e che le malattie infettive non rispettano i confini: cooperare e impegnarsi per contrastare la loro diffusione è dunque nell’interesse anche degli Stati Uniti.
Inoltre, durante l’ultima settimana di campagna elettorale ha annunciato di voler affidare un ruolo chiave nel controllo delle agenzie sanitarie federali a Robert F. Kennedy Jr., le cui posizioni antiscientifiche sono ben note, e di volersi affidare a lui per «rendere l’America di nuovo sana».
Le premesse sono tali da far temere che possa essere «l’amministrazione più anti-salute pubblica e anti-scienza della storia» ha dichiarato per esempio Lawrence Gostin, professore di diritto sanitario globale alla Georgetown Law School.
Trump e il Congresso giocheranno inevitabilmente un ruolo chiave nell’impostare la rotta dell’attività scientifica statunitense stabilendo piani di finanziamento, politiche per l’immigrazione e misure di sicurezza nazionale che, come analizzato da Nature, influenzeranno le collaborazioni internazionali, l’attrazione di nuovi talenti (gli Usa hanno sempre fatto affidamento sul talento internazionale per alimentare il proprio motore scientifico) e la valorizzazione o meno della Diversity & Inclusion, riconosciuta quale asset strategico per l’innovazione e l’avanzamento della ricerca.
Budget per la salute: come è cambiato da Obama a Biden
La rivista scientifica britannica, esaminando alcune questioni chiave che potrebbero determinare il futuro della scienza statunitense, sottolinea come la forza trainante della ricerca sia il denaro, e gli Usa hanno a lungo goduto di una posizione di leadership nella scienza e nella tecnologia (insidiata ora dalla Cina) perché investono più di tutte le altre nazioni. Tra finanziamenti governativi e privati, gli Stati Uniti hanno speso 923 miliardi di dollari nel 2022, pari a circa il 30% della spesa globale, in R&S.
Negli ultimi decenni, la spesa federale per l’innovazione nelle scienze della vita ha visto una crescita significativa, anche se con variazioni tra le amministrazioni.
Durante la presidenza Obama (2009-2017), per esempio, il budget dei National Institutes of Health è cresciuto (ha ricevuto in media 30-32 miliardi di dollari all’anno) per sostenere iniziative di ricerca biomedica, come il Precision Medicine Initiative, lanciato nel 2015, e il Cancer Moonshot, nel 2016. E la riforma sanitaria avviata con l’Affordable Care Act (ACA) ha segnato l’aumento della spesa sanitaria pubblica.
La prima amministrazione Trump (2017-2021) ha tentato di ridurre alcune spese sanitarie legate all’ACA e introdotto tagli ai budget di vari enti, come NIH e CDC, ma durante la pandemia la spesa pubblica è salita bruscamente a causa delle misure per gestire l’emergenza. Nel 2021, per esempio, la spesa totale federale per R&D ha raggiunto circa 179,5 miliardi, tra finanziamenti alle agenzie federali e quelli destinati alla risposta sanitaria alla pandemia.
Sotto Biden, il budget per l’innovazione nelle scienze della vita ha visto ulteriori incrementi. Il budget federale per R&D ha superato per la prima volta i 200 miliardi di dollari, $210 nel 2024, con investimenti nelle scienze della vita tramite enti come l’ARPA-H (Advanced Research Projects Agency for Health) e i National Institutes of Health, a sostegno di sfide sanitarie complesse – come il cancro, la salute mentale e la preparazione alle pandemie – e all’avanzamento dell’innovazione nel campo delle biotecnologie e dell’IA (anche applicato alla salute).