Un ponte tra ricerca e impresa: così il Pnrr ha dato una spinta al tech transfer

Un ponte tra ricerca e impresa: così il Pnrr ha dato una spinta al tech transfer

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Tiziana Tripepi

Perché ne stiamo parlando
Il Pnrr ha offerto una grande opportunità: quella di accelerare l’incontro tra la ricerca e l’impresa. Se n’è parlato durante la seconda giornata di Meet in Italy for Life Sciences 2025, in una tavola rotonda dedicata al trasferimento tecnologico.

Le idee relative a nuovi prodotti o servizi, soprattutto in campo life science, nascono spesso all’interno di università e laboratori di ricerca. Ma in Italia, si sa, siamo deboli nel trasformare la ricerca in prodotti appetibili per il mercato, cioè nel cosiddetto tech transfer, il trasferimento tecnologico (TT).

Il Pnrr ha offerto una grande opportunità, quella di accelerare l’incontro tra la ricerca e l’impresa, grazie ai soldi messi a disposizione dalla Componente 2 della Missione 4, il cui scopo è proprio quello di “rafforzare la ricerca scientifica e la sinergia tra università e imprese”.

È stato questo l’argomento della tavola rotonda che si è tenuta durante la seconda giornata di Meet in Italy for Life Sciences 2025, evento organizzato a Milano a Palazzo Lombardia il 10 e 11 febbraio dal Cluster Nazionale Scienze della Vita ALISEI, e di cui INNLIFES è media partner. All’incontro hanno partecipato una Pmi innovativa e i responsabili di uffici di TT di centri di ricerca e di università grandi e piccole.

Uffici di trasferimento tecnologico più strutturati, aumento della cultura dell’innovazione, aggancio verso la ricerca applicata

Le risorse fornite dal Pnrr hanno consentito di ampliare uffici di trasferimento tecnologico già presenti all’interno delle università, come è successo per il Politecnico di Milano, che già aveva un ufficio ben strutturato ma che grazie ai fondi Pnrr ha potuto rafforzarsi. «Oggi la struttura è formata da circa 20 persone, di cui solo cinque si occupano della procedure amministrative e burocratiche necessarie per gestire i progetti, che al momento sono una ventina» ha spiegato Anna Plebani, a capo dell’ufficio di TT del Politecnico di Milano. La struttura supporta non solo dei progetti nati con il Pnrr ma tutti i progetti dell’università milanese.

«A che cosa sono serviti i fondi del Pnrr? A stimolare la ricerca nelle prime fasi di sviluppo dell’imprenditorialità. Abbiamo organizzato challenge di innovazione, esperienza che abbiamo mutuato dall’estero, e messo a punto sistemi di business readiness level, che servono a misurare la maturità di un progetto sin dalle prime fasi di vita» è stato il commento di Luca Mion, Head of Technology Transfer and Open Innovation presso l’Hub Innovazione Trentino, che si occupa di TT per l’università di Trento, la Fondazione Bruno Kessler e la Fondazione Edmund Mach.

«Il Pnrr ci ha aiutato ad avere non solo una missione verso la ricerca di base, ma un occhio verso l’industria e l’applicazione» è il commento di Francesca Boccafoschi, professore di Anatomia umana presso l’università del Piemonte Orientale. «La nostra è un’università relativamente giovane, ha poco più di 20 anni ma questa è stata un’occasione importante. Il nostro ufficio di trasferimento tecnologico, nato con una persona, ora si sta ingrandendo».

Una boccata d’ossigeno per le piccole imprese innovative

«Già prima del Pnrr, intorno al 2019, avevamo iniziato a investire moltissimo sul TT, soprattutto in termini di competenze» ha spiegato Giuseppe Isu, R&D manager di Medics, Pmi innovativa che fornisce soluzioni di gemelli digitali a supporto alla chirurgia. «Siamo stati infatti un forte attrattore per le professionalità ambito biomedicale che uscivano dal Politecnico di Torino, formandole per avere un’applicazione verso l’industria. Il Pnrr ci ha permesso di continuare su questa falsariga: abbiamo portato al nostro interno un dottorando, che sta lavorando sulla valorizzazione della nostra tecnologia in ambito intelligenza artificiale. Abbiamo inoltre beneficiato di un bando a cascata, che ci ha consentito di avere più budget da investire sulla ricerca industriale».

«Il trasferimento tecnologico è un’attività di squadra, sono le persone a fare la differenza» è il parere di Laura Spinardi, responsabile ufficio trasferimento tecnologico Fondazione IRCCS Ca Granda Ospedale Maggiore e Policlinico. «Il progetto PerfeTTO, network dedicato alle life science di cui facciamo parte, a oggi ha reclutato 53 nuovi professionisti, arriveremo a 75. Numero basso se confrontato con l’Europa ma molto alto nel contesto del life science: abbiamo quasi raddoppiato i professionisti. Questo ci permette di essere presenti nei progetti fin dall’inizio e far crescere la cultura del trasferimento tecnologico».

Keypoints

  • In Italia siamo deboli nel trasformare la ricerca in prodotti appetibili per il mercato, cioè nel cosiddetto tech transfer, il trasferimento tecnologico (TT), ma il Pnrr ha offerto una grande opportunità: accelerare l’incontro tra la ricerca e l’impresa
  • È stato questo il tema di una tavola rotonda che si è svolta durante la seconda giornata di Meet in Italy for Life Sciences 2025, evento organizzato a Milano a Palazzo Lombardia dal Cluster Nazionale Scienze della Vita ALISEI. All’incontro hanno partecipato i responsabili di uffici di TT di centri di ricerca e di università grandi e piccole
  • Le risorse hanno consentito di ampliare uffici di trasferimento tecnologico già presenti all’interno delle università (Politecnico di Milano), a stimolare la ricerca nelle prime fasi di sviluppo dell’imprenditorialità (Hub Innovazione Trentino), a potersi concentrare non solo sulla ricerca di base ma anche su quella applicata (Università del Piemonte Orientale), a reclutare nuovi professionisti in ambito tecnologico (Ospedale Ca’ Granda e Policlinico nell’ambito del progetto PerfeTTO)
  • Nel caso di Medics, Pmi innovativa che fornisce soluzioni di gemelli digitali a supporto alla chirurgia, il Pnrr ha permesso di investire sulle competenze per poter essere più forti nell’applicazione delle scoperte scientifiche

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