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AAVantgarde Bio: terapia genica per salvare la vista dei pazienti

Perché l’abbiamo scelta
La startup del mese è la biotech nata come spin-off Telethon. Ha sviluppato due piattaforme innovative per correggere geni di dimensioni troppo grandi per essere corretti con approcci tradizionali di terapia genica. Come racconta Natalia Misciattelli, sono tecnologie versatili dalle potenziali applicazioni in diverse aree terapeutiche.

AAVantgarde Bio: terapia genica per salvare la vista dei pazienti
Natalia Misciattelli, CEO, AAVantgarde Bio

Sviluppare terapie geniche per le malattie degenerative della retina al momento incurabili. Salvare dunque i pazienti dalla cecità. Questo l’obiettivo di AAVantgarde Bio, spin-off dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) di Pozzuoli diretto da Alberto Auricchio, Professore Ordinario di Genetica medica all’Università Federico II di Napoli.

È stato proprio Auricchio a fondare nel 2021 AAVantgarde Bio, grazie al fondo Sofinnova-Telethon, per portare in clinica un approccio innovativo di terapia genica messo a punto nei suoi laboratori.
Come? Lo rivela il nome. AAVantgarde da AAV, virus adeno-associati: i principali vettori virali usati in ambito clinico per il trasferimento di geni terapeutici. L’intento è sviluppare piattaforme all’avanguardia di terapia genica per forme ereditarie di cecità in grado di superare uno dei principali limiti attuali delle terapie basate su AAV: la “capienza” ridotta di questi vettori virali.

«La terapia genica basata su vettori virali adeno-associati (AAV) – spiega Natalia Misciattelli, CEO di AAVantgarde Bio – si è rivelata rivoluzionaria nel trattamento delle malattie genetiche, tuttavia, la ridotta capacità di carico di questi vettori ne limita l’applicazione per le malattie dovute a difetti in geni di dimensioni troppo grandi per essere corretti con approcci tradizionali. La missione di AAVantgarde è riuscire dunque a migliorare la vita dei pazienti che hanno malattie causate da mutazioni in geni di grandi dimensioni, che attualmente non hanno alcuna opzione terapeutica. In altre parole, ci prefiggiamo di soddisfare importanti unmet medical need a cui le terapie geniche tradizionali, basate su AAV, non possono rispondere».

Di fatto AAVantgarde ha sviluppato delle piattaforme che consentono di veicolare anche geni di grandi dimensioni, che altrimenti non sarebbero impacchettabili nei vettori in uso attualmente?

«Sì, parliamo di due piattaforme tecnologiche innovative per la terapia genica che consentono il trasferimento di geni di grandi dimensioni.
Sono tecnologie che aprono l’opportunità di ricorrere alla terapia genica per molte malattie. Ora stiamo convalidando queste piattaforme nel campo dell’oftalmologia, per il trattamento di due disturbi ereditari della retina, la retinite pigmentosa associata alla sindrome di Usher di tipo 1B (Usher1B) e la malattia di Stargardt. Ma la nostra ambizione è quella di estendere l’applicazione anche ad altre aree terapeutiche in modo da poter aiutare non solo i pazienti con malattie oculari. Le nostre piattaforme sono infatti versatili e possono essere utilizzate per veicolare geni di grandi dimensioni in tessuti oculari e non».

L’anno scorso AAVantgarde ha ottenuto un finanziamento di 61 milioni di euro: il più grande round di serie A mai realizzato nel biotech italiano. Uno step importante per portare in clinica la terapia genica a cui state lavorando?

«Esatto, siamo riusciti a chiudere un round Serie A molto importante e per questo siamo molto grati ai nostri investitori: si sono fidati di noi e della nostra tecnologia. Questo finanziamento ci porterà al proof of concept del nostro programma su Usher1B, e alla compilazione del Clinical Trial Application form per il nostro secondo programma di sviluppo dedicato alla sindrome di Stargardt».

Come funzionano le due piattaforme?

«Sono due piattaforme proprietarie, basate su AAV, che consentono l’introduzione di geni di grandi dimensioni in tessuti e cellule in vivo. Una basata sullo sfruttamento della ricombinazione del DNA, denominata “Dual Hybrid”, e l’altra, denominata “AAV-Inteine”, sfrutta lo splicing delle proteine. Il nostro programma per Usher 1B utilizza la piattaforma Dual Hybrid, mentre per la malattia di Stargardt usiamo la piattaforma AAV-Inteine. Più in dettaglio, la piattaforma Dual Hybrid utilizza due vettori AAV, ciascuno contenente una porzione del gene terapeutico. Quando si trovano nel nucleo cellulare, si ricombinano formando così il gene intero all’interno della cellula. Anche la piattaforma basata sui frammenti proteici chiamati inteine utilizza due vettori AAV ma, in questo caso, ciascuno trasporta una sequenza che codifica una delle due metà della proteina bersaglio e brevi sequenze codificanti le inteine. Funziona attraverso il cosiddetto trans-splicing delle proteine: le due metà, cioè, si riconoscono e si fondono in modo molto efficiente all’interno della cellula».

In pratica le vostre piattaforme consentono di aggirare l’ostacolo della dimensione del gene terapeutico da veicolare all’interno delle cellule spacchettando il carico di materiale genetico in più vettori virali. Il fine è salvare la vista di chi ha queste malattie genetiche al momento incurabili. Quali le principali sfide per fare arrivare dal laboratorio alla clinica le terapie geniche a cui state lavorando?

«Sono diverse le sfide da affrontare: i costi elevati di queste terapie, anche se una tantum, e la complessità della produzione degli agenti terapeutici, che sono virus biologici, secondo standard farmacologici di qualità e coerenza. Sono necessari nuovi modelli di rimborso per rendere questi trattamenti innovativi disponibili e accessibili ai pazienti che ne hanno bisogno».

Con oltre 25 anni di esperienza al timone di società nel settore delle scienze della vita, qual è il suo obiettivo principale come CEO di AAVantgarde?

«Il mio obiettivo principale è riuscire a far crescere l’azienda in modo sostenibile e guidare con successo questi programmi nel loro sviluppo clinico e fino al mercato, in modo da poter aiutare i pazienti che al momento non hanno una cura. A lungo termine, mi piacerebbe espandere la nostra pipeline anche ad altre aree terapeutiche, per poter aiutare un numero ancora maggiore di pazienti con bisogni terapeutici insoddisfatti e creare una grande azienda biotecnologica di successo».

Intanto la soddisfazione per l’imminente somministrazione della terapia al primo paziente con la Sindrome di Usher 1B. Si chiama LUCE-1 lo studio clinico first-in-human progettato in collaborazione con la Professoressa Francesca Simonelli, Responsabile dell’Unità Complessa Oculistica dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli. Lo studio, presentato a Napoli in occasione di “Retina Update”, mira a fornire prove solide a sostegno dell’efficacia e del profilo di sicurezza della terapia messa a punto per il trattamento di Usher 1B.

«Siamo onorati – conclude Misciattelli – di avere la Professoressa Simonelli come Principal Investigator per questo studio clinico di Fase 1/2: è una pioniera della terapia genica in oftalmologia e la sua esperienza in questo campo ci aiuterà molto a sviluppare con successo questa nuova terapia».

Keypoints

  • AAVantgarde Bio è una società biotecnologica nata come spin-off dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) di Pozzuoli, diretto dal Professor Alberto Auricchio
  • È stata fondata nel 2021 grazie al fondo Sofinnova-Telethon
  • Lo scorso anno ha chiuso un round Serie A di 61 milioni di euro per portare lo sviluppo preclinico e clinico della terapia genica per malattie ereditarie della retina
  • AAVantgarde Bio ha sviluppato due piattaforme innovative per la terapia genica in grado di superare uno dei principali limiti attuali delle terapie basate su AAV: la “capienza” ridotta di questi vettori virali
  • Le piattaforme di AAVantgarde Bio consentono di correggere difetti in geni di dimensioni troppo grandi per essere corretti con gli approcci tradizionali
  • Sta per partire LUCE-1: lo studio clinico first-in-human per fornire prove solide a sostegno dell’efficacia e del profilo di sicurezza della terapia messa a punto per il trattamento di Usher 1B

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