Biologia, biotecnologie, ingegneria biomedica, professioni sanitarie tecniche (quelle che offrono supporto tecnico-diagnostico e assistenziale nell’ambito della sanità, ndr): sono lauree molto ricercate dalle aziende, ma i laureati in queste materie (e altre affini) non sono né informati sulle professioni che possono svolgere né formati per potervi accedere. Le università, infatti, preparano solo per la carriera accademica o clinica e non forniscono un orientamento sui profili più legati al business. È da qui che trae origine il mismatch, cioè il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro in questo settore.
Alessandra Ureche, 29 anni, ha fondato una startup che si pone come obiettivo proprio il superamento di questo problema, offrendo corsi di formazione in e-learning a neolaureati in queste discipline e favorendo un incontro “tra scienza e business”. La startup si chiama BiHilo (come dire “a doppio filo”, perché hilo in spagnolo vuol dire filo) ed è partita a gennaio 2025.
Com’è nata l’idea di BiHilo?
«Sono laureata in Tecniche di Laboratorio Biomedico, laurea che fa parte delle professioni sanitarie tecniche, e nel 2018 ho iniziato a lavorare in un laboratorio di genetica del San Raffaele. Dopo un anno ho capito che non era questa la mia strada, ma non sapevo che cosa fare. Un giorno arriva in laboratorio l’account manager di un’azienda che vende prodotti di biologia molecolare. Mi parla del lavoro in azienda, l’idea mi piace moltissimo.
Lascio così il laboratorio e per cinque anni lavoro nel settore vendite di diverse aziende, fino ad approdare in una multinazionale, dove gestisco il Nord Italia per una nuova linea di prodotto. Ed è proprio lavorando nella multinazionale che scopro l’esistenza delle startup. Scatta così il secondo innamoramento: la possibilità di creare un’impresa tutta mia».
Qual è stato il primo passo?
«Non avevo alcuna esperienza in imprenditorialità. Comincio a informarmi, e scopro l’esistenza degli incubatori. A maggio 2023 mi iscrivo al programma di tre mesi di Startup Geeks. A quei tempi la mia idea era molto diversa da quella che è attualmente BiHilo, pensavo a una specie di LinkedIn del life science, che connettesse aziende e professionisti sanitari. Terminato il programma, faccio la prima validazione sul mercato (nel frattempo avevo lasciato il mio lavoro in azienda), ma mi accorgo che l’idea non funziona. Dovevo cambiare modello di business».
Come hai fatto a virare sull’attuale modello di business?
«Il mio primo cliente, una startup innovativa nel settore life science, mi racconta che aveva dipendenti molto bravi tecnicamente, ma le mancavano le persone lato business. Faceva fatica sia a presentare la soluzione a potenziali clienti che a vendere. Ed è proprio questo il punto: mancano laureati in alcuni tipi di STEM (biologia, biotecnologie e professioni sanitarie tecniche e altre) che lavorino nelle aree commerciale, marketing e appalti. Insomma nelle aree legate al business. Ho pensato così di chiedere in un sondaggio a 85 neolaureati se fossero a conoscenza di questi ruoli: 8 persone su 10 non ne avevano idea. Così è nata BiHilo».
Sono anche queste discipline STEM?
«Sì, ma sembra che siano STEM “di serie B” rispetto alle STEM “di serie A” come ingegneria, informatica, matematica che invece hanno percorsi chiari e sono contesi dalle aziende. Inoltre si tratta di lauree prettamente femminili, circa il 75% dei laureati è costituito da donne».
Cosa fa BiHilo?
«Offre contenuti formativi a laureati in biologia, biotecnologie, ingegneria biomedica, professioni sanitarie tecniche e lauree affini. La nostra è un’accademia in e-learning, che consente un utilizzo continuativo dei contenuti, anche a chi studia o lavora. Offriamo anche formazione e coaching a team aziendali; infine creiamo un ponte tra studenti che stanno svolgendo i nostri corsi e le aziende che hanno posizioni aperte. Siamo una startup a cavallo tre l’EduTech e il life science».
Ci fai un esempio dei contenuti formativi?
«Spieghiamo quali sono i ruoli aziendali all’interno delle aziende farmaceutiche e di medical device, per esempio il ruolo del sales, una delle figure più ricercate in questo settore; insegniamo com’è organizzato il Sistema Sanitario Nazionale, il funzionamento delle gare d’appalto e le varie tipologie, la regolamentazione del settore sanitario e le regole del marketing. Offriamo anche un servizio di mentoring sul cv e la preparazione ai colloqui. Abbiamo appena iniziato, al momento abbiamo 12 studenti. Tre aziende lavorano già con noi, siamo in 15 tra dipendenti e collaboratori».
Hai fatto tutto da sola?
«Sono l’unica founder e ho autofinanziato il progetto sin dall’inizio, portandolo avanti in totale bootstrapping. Uno sviluppatore software mi ha aiutato nella creazione della piattaforma di e-learning, e un mentore mi ha seguito sin dall’inizio aiutandomi a strutturare il business. I docenti li ho trovati grazie al networking dei miei precedenti lavori. Ora cerco partner che mi aiutino a diffondere il progetto e aziende interessate ai profili dei nostri laureati».
Quali sono i lavori più richiesti in questo campo?
«La figura del sales, il commerciale, colui cioè che promuove i prodotti a ospedali, cliniche e professionisti sanitari. Si tratta di un tipo di vendita molto tecnica, soprattutto se l’azienda opera nel settore dei dispositivi medici e ancor di più negli IVD (dispositivi medico-diagnostici in vitro), dove c’è bisogno di avere una conoscenza scientifica approfondita per spiegare ai clinici le funzionalità dei prodotti. Richieste anche figure di marketing, come il product specialist e il product manager, e il tender specialist, l’addetto alle gare di appalto: quest’ultima è una figura che in pochi conoscono ma che all’interno di un’azienda ha un ruolo fondamentale, perché vincere una gara d’appalto significa milioni di fatturato per l’azienda».
Che differenza c’è tra un sales e un informatore scientifico del farmaco?
«Sono figure molto affini e per questo spesso confuse tra loro. Fanno entrambi parte del reparto commerciale, ma con focus e settori diversi. Il sales, tipico delle aziende di medical device, si occupa principalmente di vendere il prodotto, raggiungere gli obiettivi di fatturato e gestire il rapporto con i clienti da un punto di vista commerciale. L’informatore scientifico del farmaco, invece, lo troviamo nelle aziende farmaceutiche e ha un ruolo più informativo: si concentra sulla divulgazione delle informazioni scientifiche, fornendo a medici e operatori sanitari dati aggiornati e dettagliati sulle caratteristiche, l’uso e i vantaggi dei farmaci, aiutandoli a utilizzarli nel modo più corretto ed efficace».
Che cosa ti emoziona della tua startup?
«Il fatto che possiamo davvero fare la differenza nella vita delle persone. Aiutare chi ha competenze scientifiche a trovare il proprio posto nel mondo del lavoro è il nostro modo di creare un impatto sociale concreto. Da qui al 2030 la domanda di lavoro nel settore biotecnologie sarà in aumento per il 53% delle professioni che appartengono al comparto, ma per oltre il 70% di queste sarà difficile reperire i profili idonei (Assobiotech). È qui che proviamo a dare il nostro contributo. Facciamo anche parte del Pact for Skills, l’iniziativa lanciata dalla Commissione europea nel 2020 per promuovere l’upskilling e il reskilling della forza lavoro europea».