Startup e BPCO, Cerruti (ITA): «Serve accorciare distanza tra ricerca e impresa»

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Francesco Cerruti, Direttore Generale Italian Tech Alliance e uno dei membri della commissione di valutazione del BPCOntest, spiega in questa intervista quali saranno i suoi criteri di valutazione delle startup candidate. Innovazione, dice, è «portare il futuro nel presente per trasformare quest’ultimo in passato».

Le startup del mondo Life sciences hanno delle particolarità rispetto ad altre di altri settori, una fra tutti la professionalità dei founder, spesso ricercatori o scienziati ma non imprenditori. Avviare corsi di formazione per unire i due mondi e iniziative di trasferimento tecnologico diventa essenziale secondo Francesco Cerruti, Direttore Generale Italian Tech Alliance e uno dei membri della commissione di valutazione del BPCOntestper rendere queste iniziative sostenibili nel tempo.

Il BPCOntest è un premio rivolto a startup, pmi innovative, università, enti di ricerca e IRCCS, che si distinguono per eccellenza e innovazione nella gestione della BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), tra le principali cause di morte a livello mondiale. Il contest è stato patrocinato dall’Associazione Pazienti BPCOItalian Tech AllianceInnovUp, Bio4Dreams, FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna e da Associazione Respiriamo Insieme APS e con il supporto non condizionante di Sanofi Regeneron.

questo link tutte le informazioni sul premio e il form di partecipazione.

In questa intervista, Cerruti spiega quali saranno i suoi criteri di valutazione delle startup candidate.

I dati del primo semestre 2024 dell’Osservatorio Listup di Indicon evidenziano che le startup e PMI innovative nel settore Life science rappresentano l’11,2% del totale nel periodo 2019-H1 2024. In questo contesto, quali strategie a livello nazionale ritieni fondamentali per consentire alle startup e Pmi Life science di rafforzare ulteriormente il loro impatto?

Il tema è la specificità rappresentata dalle startup del mondo delle scienze della vita. Due sono le peculiarità: i tempi e le persone coinvolte. Per quanto riguarda i tempi è evidente che alcune norme non sono compatibili le tempistiche del mondo della ricerca, come ad esempio la rimodulazione del credito di imposta Ricerca e sviluppo, che ora puoi esigere solo quando si è già andati sul mercato quando ci sono realtà che impiegano diversi anni per raggiungere questo obiettivo, con ricadute e impatti quindi sulla possibilità di investire. Secondo tema, le persone: chi avvia una startup Life science nella maggior parte dei casi non nasce imprenditore ma scienziato o ricercatore, è necessario dunque lavorare sul meccanismo di trasferimento tecnologico per creare di ridurre la distanza che c’è tra impresa, ricerca e investitori. A tal proposito il Pnrr prevede lancio di dottorati in Università e formazione di imprenditorialità innovativa per formare imprenditori-ricercatori in grado di portare avanti anche in fase due l’idea iniziale.

Secondo i dati del primo semestre 2024 di Listup, il 3,7% delle startup innovative e il 4,5% delle Pmi innovative operano nel campo della pneumologia. Quale ruolo strategico può ricoprire un’iniziativa come il BPCOntest nel sostenere e accelerare il lavoro delle aziende impegnate nell’innovazione in quest’area terapeutica?

Il ruolo è fondamentale perché consente di avvicinare il mondo della ricerca e delle startup alle corporate. Pensiamo alla ricerca svolta per contrastare l’insorgenza del Covid-19, che è stata possibile grazie alla maggiore libertà di ricerca che i founder hanno rispetto a chi dentro grandi aziende deve sottostare a certe linee strategiche. La storia ci insegna che le vere innovazioni arrivano dal piccolo, questi contesti sono fondamentali soprattutto in tale ambito e soprattutto per ciò che è già emerso nella precedente risposta, ovvero la commistione tra impresa e imprenditorialità e la ricerca.

La ricerca clinica è una delle categorie del BPCOntest. Secondo te come possono collaborare università, enti di ricerca e grandi player del settore per sviluppare soluzioni a vantaggio dei pazienti?

In Italia a tal proposito ci sono stati sicuramente dei passi avanti, pensiamo ad esempio a centri come lo Human Technopole, anche se siamo molto distanti dalle performance di altri paesi. basterebbe guardare storie di successo che provengono ad esempio dal Regno Unito, dove a partire dalle università escono ottimi ricercatori/imprenditori. Il grande tema in Italia è che si deve scegliere se fare ricerca o fare impresa, questo va superato.

L’ innovazione tecnologica è una delle categorie del BPCOntest, secondo te la tecnologia come potrà migliorare i percorsi di cura dei pazienti e cosa valuterai, in tal senso, nei progetti candidati?

La valutazione è sempre triplice: questo è più di altro un people business, quindi valuterò valore umano e competenze, poi l’impatto potenziale di ciò che si propone e la possibilità di andare a creare alleanze internazionali, quindi se c’è team ben posizionato con atenei all’estero. La tecnologia è fondamentale ma deve essere per tutti.

Cosa significa fare innovazione secondo te (un messaggio a chi vuole partecipare al BPCOntest)?

L’innovazione è portare il futuro nel presente per trasformare quest’ultimo in passato.

Keypoints

  • Francesco Cerruti è direttore Generale Italian Tech Alliance e uno dei membri della commissione di valutazione del BPCOntest
  • In questa intervista spiega quali saranno i suoi criteri di valutazione delle startup candidate, tra i quali ci sono il valore umano, l’impatto delle soluzioni proposte sulla qualità della vita e l’internazionalizzazione
  • Per il Dg uno degli aspetti che frena l’attività delle startup Life science è la mancanza di formazione dei founder, solitamente scienziati o ricercatori, circa il fare impresa
  • Fondamentale dunque puntare sul meccanismo di trasferimento tecnologico per creare di ridurre la distanza tra impresa, ricerca e investitori

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