Sono 753 le startup operative nell’ambito delle scienze della vita intercettate dall’Osservatorio ListUp, stilato da Indicon Società Benefit in collaborazione con Growth Capital, Italian Tech Alliance e InnovUp. Anche se distribuite su tutto il territorio nazionale, la Lombardia e Milano in particolare si caratterizzano per essere un terreno particolarmente fertile per coltivare l’innovazione in questo settore. In attesa della presentazione del secondo Rapporto ListUp, a Milano il 23 settembre, abbiamo chiesto ad Alessandro Fermi, assessore all’Università, ricerca e innovazione di Regione Lombardia, di fare il punto sulle iniziative messe in atto per dare un impulso all’attività di trasferimento tecnologico e favorire la crescita delle startup innovative.
Università, ricerca e innovazione. Cosa aspettarci dalla misura che volete mettere in campo inerente l’innovazione e la ricerca in ambito universitario?
«Quella che abbiamo studiato è una misura completamente nuova, che potrà dare un notevole impulso all’attività di trasferimento tecnologico delle università lombarde verso le imprese. Il decreto si inserisce nel solco di una precedente iniziativa di sostegno alle infrastrutture di ricerca delle università, finanziata con risorse del Piano Lombardia, che ha avuto risultati molto positivi: abbiamo quindi approvato la manifestazione di interesse che avvia il percorso per la definizione della misura di sostegno del trasferimento tecnologico potenziando le infrastrutture di ricerca delle università lombarde, al fine di stimolare l’offerta di servizi di ricerca e di trasferimento tecnologico verso il tessuto imprenditoriale regionale».
Come si articolerà il percorso?
«Ci saranno due fasi di lavoro. La prima, partita con la firma del decreto, è finalizzata alla ricognizione dei fabbisogni tramite una procedura di manifestazione di interesse aperta a tutte le università lombarde. È stato dunque predisposto un apposito avviso pubblico contenente le modalità e i termini per il ricevimento delle manifestazioni di interesse, che potranno essere inviate fino al 19 settembre 2024 tramite la piattaforma regionale Bandi e Servizi. Conclusa la fase di raccolta delle manifestazioni di interesse, Regione Lombardia costruirà il successivo strumento di finanziamento che nascerà con un’ottica inclusiva e di ascolto delle vere esigenze che arrivano dal territorio. Sono molto orgoglioso di questa misura introdotta dal mio assessorato per almeno due motivi. Innanzitutto, riusciamo a mettere a disposizione fondi (con risorse Fesr 2021-2027) che aiuteranno il mondo dell’università e il mondo della ricerca, anche a lavorare in sinergia: parliamo di diverse decine di milioni di euro. E poi non nascondo di essere particolarmente soddisfatto nel poter dare una mano agli atenei, che da sempre collaborano attivamente con Regione Lombardia».
Intanto la Crui ha denunciato una riduzione di oltre 500 milioni di euro nel Ffo previsto dalla bozza del decreto ministeriale. Riduzione che rischia di “arrestare l’evoluzione del sistema universitario nazionale” e mettere “a rischio la sopravvivenza stessa dell’università statale italiana”.
«Quello del diritto allo studio è un tema sempre delicato. La Lombardia, per l’attrattività del suo sistema universitario, deve fronteggiare un fabbisogno sempre crescente. Insieme ai nostri atenei, che non smetterò mai di ringraziare per quanto fanno ogni anno anche in questo campo, continueremo a sollecitare la definizione dei lep nazionali e la conseguente revisione dei criteri nazionali di riparto dei fondi. È necessario, infatti, che si tenga maggiormente conto del fatto che il Sistema universitario lombardo è fortemente attrattivo e accoglie oltre 320mila studenti, di cui quasi il 30% arriva da fuori regione e il 10% dall’estero, con un numero di idonei alla Borsa di studio fuori sede pari a circa il 46%. Regione Lombardia anche quest’anno ha fatto il possibile, ampliando la platea dei beneficiari, aumentando i limiti reddituali per l’accesso ai benefici, e incrementando l’importo delle Borse di studio. Per l’anno accademico 2024/2025, l’importo medio della Borsa di studio sarà infatti pari a 7.017 euro per gli studenti fuori sede, 4.102 euro per gli studenti pendolari e 2.927 euro per gli studenti in sede. Cresce, dunque, del 5,4% l’importo delle Borse di studio (+360 euro per gli studenti fuori sede, +211 euro per gli studenti pendolari e +150 euro per quelli in sede). Ulteriori incrementi dell’importo delle Borse di studio sono previsti per gli studenti con maggiori difficoltà economiche (+15%), per gli studenti con disabilità (+40%), per gli studenti iscritti a più corsi di laurea e per le studentesse iscritte alle lauree Stem scientifiche (+20%). La delibera, inoltre, amplia la platea di beneficiari della Borsa di studio incrementando rispetto al 2023/2024 i livelli reddituali entro cui le famiglie devono collocarsi per poter accedere alle borse: Isee max euro 26.306,25 (+1.971,14 euro) – Ispe max euro 57.187,53 (+4.285,10 euro)».
Tornando al trasferimento tecnologico, un paradosso italiano, un nodo da risolvere ha a che fare con la difficoltà di trasferire al mercato l’eccellenza della ricerca scientifica. In altre parole, siamo forti in ricerca, meno nel trasferire i risultati della ricerca in aziende che possano portare sul mercato prodotti e servizi ad alto tasso di innovazione e competere a livello internazionale. C’è da lavorare su questo. Come?
«Purtroppo è verissimo. E ci siamo mossi anche per cercare di colmare questo gap. Lo abbiamo fatto con un’altra misura completamente innovativa, questa rivolta agli Irccs, pubblici e privati. È stata infatti pubblicata la manifestazione di interesse per la ricognizione dei fabbisogni per la realizzazione di attività di ricerca da parte degli Irccs finalizzate al trasferimento tecnologico verso le imprese lombarde. In concreto, con questa misura vogliamo favorire futuri investimenti nelle soluzioni innovative, prototipi e nuovi prodotti o servizi sviluppati nell’ambito delle scienze della vita, a beneficio dei pazienti e della società. La Lombardia diventa in questo modo la prima Regione italiana che prova a introdurre risorse per favorire il processo che porta le ricerche dei nostri Irccs a incontrare il mercato e quindi a diventare progetti concreti. Grazie anche alla disponibilità di fondi a valere sul Fesr, dunque, potremo mettere in campo le risorse che serviranno per fare un ulteriore salto in avanti ai nostri istituti».
A che punto siamo?
«È partita la Fase 1, ossia quella di consultazione degli stakeholders tramite una procedura aperta di manifestazione di interesse, che verrà chiusa il 23 settembre. Ci sarà poi spazio per la Fase 2, ossia la definizione della misura di sostegno alle attività di ricerca negli Irccs lombardi per il trasferimento tecnologico. Tutto questo è studiato per aumentare l’attrattività e l’internazionalizzazione del sistema sociosanitario lombardo. Investire in innovazione e ricerca in questo campo significa infatti migliorare le cure e proporne sempre di più appropriate».
Per innovare è importante fare sistema. Oggi una leva dell’innovazione è senza dubbio l’intelligenza artificiale: siamo nel mezzo della quarta rivoluzione industriale e il settore medico sarà uno di quelli che risentirà maggiormente dell’impatto dell’IA. Quali gli obiettivi e le misure messe in campo da Lombardia?
«Anche per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale la Regione Lombardia ha deciso di non rimanere alla finestra a guardare cosa stia accadendo, ma di provare a ‘governare’ questa rivoluzione. A inizio luglio, dunque, abbiamo convocato gli Stati generali ed è entrata nel vivo Lombard-IA, l’iniziativa di governance e sviluppo in materia di Intelligenza Artificiale avviata per fare del territorio lombardo e del suo ecosistema di ricerca e innovazione un punto di riferimento nazionale ed europeo nello sviluppo e nell’adozione di tecnologie di Intelligenza Artificiale».
Se questo è l’obiettivo, come pensate di attuarlo?
«L’obiettivo è creare le condizioni per cogliere appieno le opportunità di crescita collegate ai trend tecnologici in atto e affrontare efficacemente le profonde trasformazioni che ne derivano. Lo facciamo mettendo a disposizione un primo stanziamento da 100 milioni di euro. A far parte del percorso appena avviato sono chiamate istituzioni pubbliche, associazioni di categoria, università e centri di ricerca, mondo imprenditoriale, fondi di investimento, fondazioni specializzate, singoli esperti e ricercatori. Dal mese di settembre lo studio verrà suddiviso in cinque diversi tavoli di lavoro, pensati su target specifici. Uno di questo sarà proprio rivolto al mondo della ricerca e quindi composto da professori universitari, ricercatori e studenti di istituzioni accademiche che si occupano di ricerca e innovazione tecnologica».
La filiera Life Science lombarda è un terreno particolarmente fertile per lo sviluppo di innovazione nel mondo delle scienze della vita. Dalla mappatura dell’Osservatorio ListUp realizzato da Indicon Società Benefit si evince che in Lombardia si concentra il più alto numero di startup attive nel settore in Italia. Un ecosistema che per prosperare sta però chiedendo un cambiamento del quadro normativo (per esempio lo Startup Act 2.0). Quali misure per cercare di supportare in tal senso le richieste degli attori dell’ecosistema?
«Le scienze della vita sono una vocazione scientifica e industriale della Lombardia, quello del numero di start up (il 28% del totale nazionale) è uno dei dati che lo confermano e che origina proprio da un contesto fortemente favorevole al loro sviluppo, un contesto fatto prima di tutto di grandi competenze e di ricerca di qualità, da cui derivano gli spin off e le imprese del settore. Penso all’eccellenza dei nostri Irccs, al numero di sperimentazioni cliniche e di pubblicazioni, alla presenza dello Human Technopole, alla crescita dell’ecosistema Mind. Dobbiamo prima di tutto mantenere questa qualità della ricerca e fare un salto in avanti in termini di valorizzazione economica, sia tramite la protezione brevettuale sia tramite l’attrazione di investimenti e la collaborazione tra grandi imprese e start up. In Lombardia stiamo agendo su diversi fronti, soprattutto per quanto concerne il trasferimento tecnologico e di conoscenza. In autunno uscirà il bando Collabora&Innova, 100 milioni a fondo perduto per progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale realizzati in collaborazione tra Pmi, grandi imprese e organismi di ricerca. Credo sia uno strumento fondamentale per la filiera life science, in cui questa alleanza tra mondo della ricerca e sistema produttivo fa la differenza. Un aspetto su cui il nostro Paese ha certamente bisogno di crescere, e su cui è forte la domanda da parte delle start up, è quello dell’attrazione degli investimenti. Tra i dati del report emerge con forza la crescente importanza dell’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nelle start up life science e anche la vivacità del biotech. Due temi su cui Regione investirà con forza».
Come?
«Abbiamo in programma di dedicare 80 milioni alle tecnologie deeptech e biotech: metà dei fondi daranno vita a una misura con contributi a fondo perduto per investimenti produttivi di grandi imprese e pmi in queste tecnologie, l’altra metà confluirà in uno strumento finanziario di Venture Capital a favore di start up, scale up e imprese con focus su deeptech, biotech e cleantech, in linea con l’esigenza emersa anche a livello europeo di garantire la sovranità e la competitività a lungo termine in queste tecnologie strategiche».
Registrati qui per partecipare all’evento di:
Presentazione del secondo osservatorio LISTUP – Indicon (indicon-innovation.tech)