Si è tenuta a Milano la Presentazione dei risultati del primo Osservatorio LISTUP, Life Science StartUp Observatory, il cui report è stato stilato da Indicon Società Benefit in collaborazione con Growth Capital, Italian Tech Alliance e InnovUp. Numerosi i partecipanti all’evento, organizzato in partnership con Milano & Partners, Angels4Women, Assolombarda, Club degli Investitori, Cluster lombardo scienze della vita e Italian Angels for Biotech. I saluti istituzionali sono stati portati dall’On. Simona Loizzo (XII Commissione, Camera dei Deputati e Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla sanità digitale e le terapie digitali) e da Alessia Cappello (Assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del lavoro con delega all’Innovazione) del Comune di Milano.
Hanno accompagnato l’analisi dei risultati del Report gli interventi di Fabio Mondini de Focatiis (Growth Capital), Francesco Cerruti (Italian Tech Alliance), Giorgio Ciron (InnovUp), Fiorenza Lipparini (Milano&Partners), Valeria Glorioso (Confindustria Dispositivi Medici), Jacopo Murzi (Farmindustria), Marica Nobile (Federchimica Assobiotec), Luca Ravagnan (Cluster lombardo scienze della vita), Lucia Faccio (Sofinnova Partners) e Ettore Rizzo (EnGenome).
Il nord, terra fertile per le startup. Per ora
Sono 753 le startup operative nel Life science finora intercettate dall’Osservatorio LISTUP, stilato da Indicon Società Benefit in collaborazione con Growth Capital, Italian Tech Alliance e InnovUp. Distribuite su tutto il territorio nazionale, sono concentrate maggiormente al nord, grazie ad un ecosistema particolarmente favorevole. In particolare, 208 sono in Lombardia, di cui 152 a Milano. Il Lazio ne conta 98, 91 delle quali a Roma, seguito dalla Campania, con 89 realtà, di cui 48 a Napoli. In Emilia-Romagna ve ne sono 61 con una distribuzione uniforme. Infine il Piemonte, con 55 startup, di cui 39 a Torino.
Il Life science, ambito sempre più gettonato per le startup
Fra tutte le startup rilevate, il settore Life science rappresenta il 9,5% del totale delle startup innovative, registrando tuttavia, nel biennio 2021-2023, una diminuzione del tasso di crescita del 26,5% rispetto a quello generale (-22,3%). Fra queste, soprattutto quelle attive nel Digital Health hanno subìto un calo, dal 2021 al 2023, del 36%. Seguono le startup del Biotech/Pharma, con un -21%, precedute da quelle del settore Healthcare products/services, con un calo del 32% dal 2021 al 2023. Da rilevare le realtà presenti nel Medtech, con un calo solo del 9% nell’intervallo 2021-2023, registrando una crescita del 17% se si considera il delta tra il 2022 e il 2023.
Neurologia e oncologia le maggiori aree terapeutiche
Delle 753 startup prese in esame, 332 sono attive in un’area definita. In particolare, il 12% opera nell’ambito della neurologia; l’11% nell’oncologia; il 10% nella cardiologia; il 9% nell’ortopedia; l’8% nella psicologia/psicoterapia; il 7% nella dentistica; il 4% nelle disturbi metabolici, oftalmologia e pneumologia.
Intelligenza artificiale, telemedicina e brevetti
Il 20% del totale delle startup Life science si avvale dell’intelligenza artificiale: 150 su 753. Ciò è valido soprattutto nel settore Digital Health, dove l’AI è presente in una startup su 3 (32%) , per una presenza complessiva che tocca il 67% e il Medtech (21%).
Il trend rileva però un progressivo uso dell’AI, passando da una presenza del 17% nel 2021 al 24% nel 2023.
Il 14% del totale delle startup in Life science – 105 su 753- contempla la telemedicina. Da sottolineare che il 91% delle startup con telemedicina sono attive nell’ambito Digital Health.
Secondo lo studio, il biennio 2021-2023 registra un calo nella registrazione di brevetti/software. Infatti, se la presenza di brevetti nelle startup Life science è del 19% (140 su 753) contro il 15% complessivo (1.200 su 7.908), il numero di realtà con brevetti è diminuito del 48% tra il 2021 e il 2023.
Più donne ma meno under 35
Nel complesso, la presenza femminile nelle startup Life science è abbastanza alta. Quelle con una maggioranza di donne al loro interno toccano il 20% contro il 15% del resto delle startup.
Le realtà con una prevalenza di under 35 sono invece meno rispetto alle startup totali. In termini globali, infatti, la prevalenza giovanile è al 22%, mentre per le startup Life science si ferma al 19%.
Investimenti in crescita, nonostante tutto: le startup linfa vitale per R&S
Il report sulla crescita del capitale investito sulle PMI e le startup mostra un aumento del 36% nelle Life science negli ultimi 3 anni, sebbene il numero dei round rimanga stabile. Circa un terzo dei round si è verificato nel settore Biotech/Pharma, registrando una sostanziale crescita dei finanziamenti. L’investimento in Biotech/Pharma è infatti quintuplicato dal 2021 al 2023, rappresentando più della metà degli investimenti in Life science (55%), seguito da Medtech con il 31%, mentre Digital Health copre solo il 10% degli investimenti.
“Le startup sono per il mondo farmaceutico la linfa vitale per trattamenti importanti. Le grosse corporate si attrezzano per monitorare e capire l’importanza di queste realtà. Gli investimenti singoli nelle startup sono aumentati in termini assoluti, nonostante il numero di acquisizioni e deal avvenuto recentemente sia diminuito. Ciò è dovuto alla situazione e alla maggior accortezza degli investitori. C’è voglia di investire in progetti a maggior valore aggiunto. Quando le condizioni del mercato torneranno a essere migliori, ripartiranno gli investimenti perché le opportunità sono molte”, spiega Jacopo Murzi di Farmindustria.
“Il Life science ha bisogno di investitori specializzati nel settore. Lo sviluppo di una biotech dagli stadi iniziali in poi richiede grossi capitali e competenze specifiche, in grado di dare team di management adatti, definendo il percorso più breve ed efficace per dimostrare se l’idea è scalabile. Il grosso contributo dato dagli investitori è definire il percorso migliore per validare l’idea scientifica che sta alla base della startup”, precisa Lucia Faccio, Partner di Sofinnova Partners.
Il progetto: l’Osservatorio alla sua prima fase
“Il progetto – spiega Elena Paola Lanati, Founder e CEO di Indicon SB – prevede una prima fase in cui si analizzano startup innovative, per poi allargare alle PMI innovative e successivamente ai programmi di ricerca, che nascono nelle università e negli incubatori, che non sono ancora diventate aziende. Tutto ciò per permettere agli attori del sistema di avere una fotografia chiara non solo delle corporate, ma anche di quelle che potenzialmente possono diventarle”.
Il Report è scaricabile cliccando qui.