Chi dice Torino dice aerospazio, telecomunicazioni, automazione. Eppure ad aver attratto i maggiori investimenti di Venture Capital nel 2023 nel capoluogo piemontese sono state le startup del Life science: circa 20 milioni di euro su un totale di 65 milioni raccolti. Lo dice il report “Turin 2024 Startup Ecosystem”, curato dal Club degli Investitori in collaborazione con ToTeM, Torino Tech Map, il portale che offre una mappa dell’ecosistema dell’innovazione torinese. «Rispetto alle startup digitali, quelle del biotech necessitano di investimenti più elevati, anche agli inizi, per finanziare laboratori evoluti e certificazioni» spiega Enrico Cattaneo, esperto di innovazione, Editor in Chief di MIT Technology Review Italia e Responsabile del progetto ToTeM.

Due i round importanti. Il primo, di 10,9 milioni di euro (guidato da Sunstone Life Science Ventures), è andato a Resalis Therapeutics, startup fondata nel 2021 da Riccardo Panella, focalizzata sullo sviluppo di terapie oligonucleotidiche antisenso per il trattamento di disturbi metabolici. Il secondo, di 6,9 milioni (capofila Claris Ventures), ad Alkemist Bio, biotech nata nel 2023 dalle ricerche condotte da Roberto Chiarle, Professore Ordinario di Anatomia Patologica presso l’Università di Torino, che sta sviluppando la prima terapia cellulare con recettori di cellule T (TCR-T) per la lotta contro i tumori ALK-positivi (ne abbiamo parlato qui: www.innlifes.com/startup/alkemist-bio-terapie-innovative).
A Torino le idee nascono, si trasformano ma vanno altrove per diventare grandi
Ma qual è il ritratto di Torino dal punto di vista dell’innovazione? «Torino è una città laboratorio» spiega Cattaneo. «Qui le idee nascono, si trasformano e poi trovano altri mercati in cui diventare grandi. È stato così in passato per aziende come Telecom (nata a Torino nel 1925 come SIP, ndr) e Fiat: la stessa cosa accade oggi per le startup. È una città in grado di sperimentare, grazie alle sue università (il Politecnico, l’Università degli Studi, la ESCP Business School), i suoi centri di ricerca (Telecom Italia Lab, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Links, CIM, CRF Fiat e, nel campo medicale, la Città della Salute e della Scienza), i suoi tantissimi studenti (100mila a Torino e 140mila nella regione). Qui è nato il primo incubatore universitario d’Italia, I3P del Politecnico di Torino. Qui la Casa delle Tecnologie Emergenti sta sperimentando il 5G, e non è raro vedere in città una strada chiusa dove si testano le auto a guida autonoma. E ha sede il Club degli Investitori, che conta oggi più di 350 business angel. Due fondazioni molto importanti, la Fondazione Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT, investono nel mondo dell’innovazione. È stata proprio quest’ultima a finanziare la nascita nel 2019 di OGR, Officine Grandi Riparazioni, il bellissimo spazio di 35mila metri quadri che ospita ben 14 programmi di accelerazione. Quello che manca, però, sono i servizi a supporto delle startup. E, in generale, l’attitudine imprenditoriale. È una città “di passaggio”».
469 startup “realmente innovative”, 65 milioni di euro investiti in venture capital nel 2023
Peccato, perché Torino nel 2023 è salita al secondo posto in Italia per numero di startup e investimenti. «Se guardiamo al Registro delle imprese innovative, contiamo 675 tra startup e PMI innovative con sede a Torino (+ 0,6% vs 2022, in controtendenza con il calo nazionale del -3,5%)» continua Cattaneo. «Abbiamo voluto scremare questo numero, togliendo le startup che non sono operative e quelle che non hanno un’effettiva componente innovativa, per contare solo le startup “veramente innovative”, che sono 469. Circa il 63% opera nel settore dell’alta tecnologia: deeptech, tecnologia industriale e aerospaziale, energia e tecnologia pulita, scienze della vita, software e sicurezza informatica, mobilità e settore automobilistico. Gli investimenti di Venture Capital in startup torinesi sono ammontati a 65 milioni di euro. In un 2023 in cui gli investimenti in Italia sono scesi del 37%, a Torino sono calati di meno, del 35% (da questo calcolo si esclude il round eccezionale del 2022 di Newcleo, di 300 milioni di euro).
Due ipotesi per il futuro: ripartire dalla sua vocazione di città laboratorio o verticalizzarsi
«Il futuro di questa città? Sta proprio nella sua vocazione» riprende Cattaneo. «Invece di investire in grandi aziende per farle rimanere sul territorio, Torino deve investire in infrastrutture che le permettano di essere un vero laboratorio di innovazione: diventare il centro dove si realizzano i prototipi, di qualsiasi settore, che poi saranno prodotti fuori. Un ecosistema piccolo come questo deve contare sulle connessioni che si possono stabilire a livello locale. L’alternativa per la città è scegliere un verticale, come l’aerospazio, e trovare in esso la sua identità».